Frammenti - XX

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da AIRTON PASCHOA*

cinque brevi pezzi

[becco di corvo]

Faccio sapere, a chi può interessare, che ho passato la vita ad ascoltarlo dire che era nel becco del corvo... Non che non fosse sano o si aspettasse una morte imminente; era semplicemente il tormentone che lo liberava dagli impegni, dal quotidiano alla domenica, come andare a trovare il fratello che abitava vicino; semplicemente il modo di declinare ogni invito; dire che non potevo; chissà un altro giorno. Forse sentiva che il corvo poteva beccarlo in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, ea quei tempi era meglio essere a casa, Dio lo sa, non lo so. So solo che alla curva negativa, deliziosa nella sua crudezza locale, e certamente coltivata dal vecchio albero rustico da tempo immemorabile, per meglio dire coloniale, alla negativa curvilinea, preziosa, e che ci ho messo una vita a capire , corrispondeva il sorrisetto sornione della prole... e della condiscendenza, che importava? perché il fatto è che se ne fregava, basta che non gli davano fastidio, lo lasciavano solo, cioè a casa. E lì rimase, aspettando il corvo, mentre la donna se ne andò con il becco, prima con i figli, poi da sola, quando cominciarono a crescere e ad unirsi al padre. Questo non mi assolve dalla colpa di averlo visto poco, quando in realtà cavalcava il becco del corvo, ma credo che capisse come nessun altro il primogenito, anche lui nato aggredito ai piedi dell'oscuro maniero e che ha solo rimuginato ciò che ha rimuginato, lui tra un bacetto e l'altro, lui che non conosceva né uomini né dèi e teneva solo per sé il fuoco che forse lo animava.

 

il vitello d'oro

Pensando alla morte del vitello...? lasciava cadere di sfuggita la domanda reticente, ogni volta che ci vedeva rimuginare in un angolo. Solo molto più tardi, da adulto e colto, ho potuto valutare quale impatto potesse rappresentare il disastroso avvento nella vita di un povero contadino, come era stato il Padre e il Padre del Padre e del Padre – aveva rimasto, alla fine, solo con la valigia e l'anatema sul lombo. Di assediante in assediato, non fece centro nella grande città, così come saltò la facile rima, e non poté lasciarci nulla, con suo dispiacere, se non lo stanco scisma e l'espressione poetica, perenne quasi come il Poeta bronzo. Ebbene, a pensarci bene, nella mia vita non ho fatto altro che pensare alla morte della morte della giovenca.

 

gemellata

Gemette sommessamente... a intermittenza... per ore e ore. Cos'era? non va bene? fa male qualcosa? E il vecchio rispose a mezza comprensione, rompendosi il polso in aria vicino all'orecchio, come per allontanare le zanzare. E perché gemi? - Perché è buono.

Desidero, dal profondo del mio cuore, ripetere forte e chiaro: ogni vita condensa una verità, verità implicita o esplicita, manifesta o inconfessata. Quanto a giustificarlo, mi sono salvato il bel luogo comune che ha portato alla luce questa terra. Ma non sono abbastanza grande per essere negato. Il gemito era pazzo.

In ogni caso, vizio o vizio, dovevo ammettere, opera di un clima malizioso, che non c'è conforto come gemere sommessamente. Il canto del dolore indolore, in basso continuo, non evoca poesia? È stata la cosa più vicina a suo figlio, che ora è un uomo anziano e un maniaco.

 

contro il buon senso

A Taisa

Enormi, spessi, croccanti, capaci di coprire (e lasciare) il volto stregato del bambino. Seppi poi che era la mano di portinari, senza alcun valore però, molto reale, irreale. Era l'unico contatto che aveva con l'arte. Crescendo il ragazzo, la mano ha rinunciato a ossessionare. Un'opera del tempo, potrei obiettare, il cui mantello tende a memorizzare, ma io guardo il mio, piccolo come le lettere, e non posso che piangerci sopra, incapace com'è di coprirmi il volto.

 

[Jazimigo]

Faccio sapere, a quanti possono interessare, che cambio me stesso come non tutti gli altri. mi cambio ma continuo a scrivere e so che non andrò molto lontano, miseramente, rimango lì aggredito nella prigione-e-bocca del vecchio baule di tortura, consapevole che un tale gesto è del mio signore, che quest'altro appartiene all'illustre signora che mi ha partorito, che quell'altro distingue tali dai più degni cari, sconosciuti poco detti, X e Y cromo siamo della stessa dittatura genetica.

Faccio sapere, a chiunque sia interessato a Praga, che ogni tomba, che ci piaccia o no, è familiare.

*Airton Paschoa è uno scrittore, autore, tra gli altri libri, di vedi navi (e-galaxia, 2021, 2a edizione, rivista).

 

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