Gabriel Cohn – “Critica e rassegnazione”

José Resende. Scultura José Resende /“O Passante”/ Rio de Janeiro/ foto: Christiana Carvalho
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da WOLFGANG LEO MAAR*

Commenti al libro, considerato un classico della sociologia brasiliana

Critica e rassegnazione - Fondamenti di sociologia di Max Weber (WMF Martins Fontes), di Gabriel Cohn, è un libro irrinunciabile, quello che di solito si definisce un “classico”: è lecito dissentire, in parte o anche del tutto; ma è impossibile ignorare la maestria nel comporre la catena argomentativa nel suo contesto, dando vita propria all'opera una volta scritta.

Vale, in primo luogo, per l'erudizione dei suoi contenuti, quando (ri)costruisce la sociologia weberiana invece di riferire la sociologia weberiana. Questa prospettiva, di una storia e non di una storiografia della sociologia, rimane, nonostante tutta la bibliografia successiva, che non riesco a seguire.

Inoltre, la sua importanza sta nel modo di accostare autori e temi secondo una traiettoria formativa originale, sostenuta da un sofisticato posizionamento di contrappunti e tensioni di concetti e significati, che si dissolvono per essere nuovamente disponibili in seguito, verso il pensiero di Weber e Marx . Gabriel segue il pensiero nel corso di ogni autore, senza modulazione di prospettive presupposte. Prendi in questo senso l'ultimo capitolo, il cui titolo – “Le insidie ​​della coerenza” – prefigura il difficile posto nel mondo di un pensiero rivolto contemporaneamente alla conoscenza e all'azione.

Lì si sviluppa quella che può essere definita l'"architettura filosofica" del pensiero sociale. Il modo in cui rivela come l'abbandono di criteri di validità universale non conduca al relativismo è esemplare, in quanto Weber mette in luce la responsabilità degli agenti per le conseguenze delle loro azioni, che, a sua volta, si evolve nel contesto della contrapposizione tra autonomia e determinazione, che porta finalmente a decifrare “due diversi significati di determinazione”: quello di Weber e quello di Marx.

Vale la pena chiedersi: non ci sarebbero anche qui due significati distinti di “società” per differenziare i due autori? Quello di Weber cerca di cogliere la società come stabilita, in un rapporto esterno con il suo momento determinante, che non condivide il progetto della società. Quella di Marx si basa sulla società come processo nella sua interezza, comprese le sue determinanti interne: una società dinamicamente colta nel processo della propria produzione.

Infine, forse il più memorabile è un linguaggio che, oltre ad essere strumento o mezzo, costituisce una prosa sociologica da esprimere in formulazioni precise, raffinate e potenti, coniate con delicate sottigliezze, attraverso le quali le categorie con i loro significati. Procedere secondo a spirito di finezza che costituisce – o dovrebbe essere – parte fondamentale della stessa pratica sociologica, sempre attenta alle difficoltà terminologiche del pensiero sociale e all'elaborazione concettuale per sospenderle. Impone una lettura che non può essere “letteralmente”, come avverte l'autore, in quanto deve rendere conto delle dinamiche di costruzione categorica condizionate da un'epoca, con le sue idee e riflessioni, formata dalla società capitalista e dal suo pensiero liberale-borghese.

La rassegnazione acquista chiarezza in opposizione alla critica e viceversa; così Adorno è presente come interlocutore. Ma c'è di più: in un'intervista molto illuminante con Ricardo Musse e Stefan Klein, pubblicata sulla rivista Tempo sociale, viene confermato un vecchio sospetto: Critica e rassegnazione è un libro Adorniano su Weber.

Meglio seguire le stesse parole di Gabriel. “Nella mia personale prospettiva, il principale contributo di Adorno in ciò che riguarda società come la nostra consiste nel valorizzare il pensiero raffinato, capace di sorprendere le tendenze là dove sono più nascoste, a volte in angoli inattesi della vita sociale, ma non meno efficace (...) è il miglior stimolo per portare avanti nella riflessione e nella ricerca un motto che per me sta diventando imperativo. Vale a dire che quanto più brutale è la società che ci interessa conoscere, tanto più fine deve essere l'analisi. Questo, a patto che il nostro scopo sia quello di aggiungere nuove ed eventualmente impreviste conoscenze, piuttosto che la mera riproduzione dell'oggetto con segno invertito nel discorso”.

Il suddetto converte l'autore, per Critica e rassegnazione e altre opere, nella più sofisticata espressione intellettuale vivente dell'elaborazione teorica in sociologia in Brasile.

L'autore e la sua opera

Ho conosciuto l'opera molto prima dell'autore, quando studiavo gli scritti “giovanili” di Georg Lukács, nel lavoro che sarebbe sfociato nella mia tesi “La formazione della teoria in Storia e coscienza di classe”, a cui ha partecipato Gabriel. Poiché la formazione dell'ungherese è passata attraverso Weber, ho cercato opere di supporto per guidare questa ricerca. Fin dall'inizio, ho simpatizzato con il suo rifiuto di vedere indicazioni che rendessero possibile qualcosa come un "marxismo weberiano". Sembrava una forzatura, che fin da allora attribuivo a una certa lettura successiva di Lukács – che cercherebbe di coinvolgere Habermas, per esempio – piuttosto che a una parentela intellettuale. Ma il libro mi ha fatto capire che, sebbene non correlata, c'era comunque una “affinità elettiva” tra le categorie e la loro posizione nella realtà sociale, anche se con un carattere nettamente diverso. Ciò avveniva tra razionalizzazione e reificazione, due accezioni in senso stretto di “razionalizzazione” come categoria sociale e storica. Uno con la fine del soggetto della conoscenza in Weber e un altro con l'obiettivo operativo del soggetto storico per Lukács, il cui obiettivo era appunto una teoria che unificasse entrambi.

Da allora, sono stato con Gabriel Cohn a vari eventi accademici. Uno in particolare mi ha aiutato a spostare il mio interesse principale da Lukács alla Teoria critica. In un seminario presso Unicamp dedicato al 75° anniversario della pubblicazione di Storia e coscienza di classe– pubblicato con il titolo Lukács: un Galileo nel XVI secolo. XX (Boitempo) – Nella discussione a un tavolo in cui ha esposto riserve a Teoria critica e Adorno per quello che considerava un abbandono della questione del servizio sociale, ha avvertito della necessità di approfondire il tema.

Era in questione il passaggio dal servizio sociale alla formazione dei soggetti storici, un contesto che richiedeva di differenziare le diverse tendenze del filone critico del marxismo rispetto a quella che si potrebbe chiamare ragione oggettiva e ragione soggettiva. Mi ci è voluto un po' per seguire questo problema in tutte le sue dimensioni. Il mio prossimo testo, “La centralità del servizio sociale e le sue suggestioni” nel seminario “Orizzonti della sociologia nel XX secolo. XXI”, edito sempre da Editora Boitempo, è una resa dei conti che, da allora, ha guidato le mie preoccupazioni e le mie elaborazioni intellettuali.

Un pensatore sociale e sociale della statura di Gabriel Cohn si presenta in tutta la sua attualità nel porre le domande che organizzano la riflessione e l'indagine. Nell'apertura scritta per il Introduzione alla sociologia di Adorno, edito da Editora UNESP, c'è una chicca che riassume questa prospettiva. Come qualificare il pensiero? Ciò che dovrebbe essere all'ordine del giorno non è solo mantenere l'arte del pensiero, ma caratterizzarlo come "pensare oltre", avanti. Questo motto deve essere inteso in due modi: allo stesso tempo come anticipazione delle tendenze e delle loro declinazioni attraverso il percorso intellettuale, ovviamente; però, con molta enfasi sull'elaborazione categoriale, sul necessario dinamismo che richiede il ritiro dal contesto concettuale di una funzione esplicativa già consolidata e fissata, spesso un po' esaurita e bisognosa di aggiustamenti. La critica inizia a svolgere un ruolo nella negazione di ciò che è in vigore solo quando non ci rassegniamo alla sua forma già stabilita. Questo è il vero senso in cui si identificano Gabriel Cohn e Adorno.

Ancora fondamentale, però, è il punto di vista che, in fondo, è il compito ultimo di distinguere rassegnazione e critica. Forse questo è, a suo avviso, il massimo elogio meritevole. Il punto di vista che il nostro autore chiama sociologia plebea, impegnata nella prospettiva popolare, come quella di Florestan Fernandes, Octavio Ianni, Chico de Oliveira. E Gabriele Cohn...

*Wolfgang Leo Maar è professore ordinario in pensione presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università Federale di São Carlos (UFSCar).

Originariamente pubblicato sul blog di Biblioteca virtuale del pensiero sociale.

Riferimento


Gabriele Cohn. Critica e rassegnazione – Fondamenti della sociologia di Max Weber. San Paolo, WMF Martins Fontes.

 

 

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