da GIORGIO BRANCO*
I crimini di Ford e Manaus
Atterrito, dopo le informazioni sull'ecatombe di fronte alla pandemia a Manaus, mi sono venute in mente le pratiche del colonialismo europeo. Pratiche crudeli, metodiche e disumane, applicate per secoli a persone che dovevano considerare inferiori per giustificare la loro politica.
Il colonialismo consiste in un processo di invasione territoriale, occupazione militare, oggettivazione e mercificazione della popolazione originaria, sfruttamento predatorio delle risorse economiche e, in definitiva, ostacolo materiale e sfida di ogni capacità di sviluppo sovrano e autonomo delle popolazioni e delle nazioni sotto il dominio.
Il fascismo italiano iniziò la sua folle illusione di restaurare un impero globale in una guerra di genocidio in Libia, a partire dagli anni '1920, espellendo la popolazione dalle sue terre secolari e attuando un programma di colonizzazione forzata con gli italiani vittime della fame e della povertà. e la politica non poteva risolvere. Il risultato fu che migliaia di libici di tutte le etnie morirono di fame e furono torturati nei campi di concentramento di lavoro forzato, che sarebbero diventati un modello per il nazismo un decennio dopo.
Il colonialismo della monarchia parlamentare belga, nell'attuale territorio della Repubblica Democratica del Congo, è una delle più grandi barbarie dei tempi moderni. Tra il 1885 e il 1924 si stima che almeno dieci milioni di congolesi siano stati uccisi in nome dell'espropriazione delle risorse naturali. Mutilazione, fame, infanticidio di massa, stupro: non ci sono dubbi sul carattere genocida dell'occupazione coloniale belga.
L'occupazione britannica dell'India ha portato a estese carestie che hanno portato alla morte di oltre 18 milioni di persone. Dall'inizio dell'occupazione, indù e musulmani in India sono stati trattati dai colonizzatori come esseri inferiori che non meritavano lo sforzo umanitario.
Il colonialismo classico, compreso il colonialismo portoghese, spagnolo, tedesco, francese, sia in Africa che in Asia, era determinato dalla potenza straniera che occupava il territorio di questi popoli ed espropriava il loro patrimonio. Nel Brasile di oggi, invece, stiamo vivendo un colonialismo arretrato, un vero autocolonialismo. L'agente colonialista, esecutore delle politiche di controllo e dominio, non è la forza di occupazione e di invasione straniera ma lo stesso governo nazionale. È un processo la cui dinamica e logica non è impedire la nascita di un processo di sviluppo, ma ostacolare lo sviluppo che già esiste. Far risalire al XIX secolo l'attuale processo di sviluppo e autonomia e rendere il Paese incapace di raggiungere la sovranità tecnologica, economica e sociale, mantenendo una dipendenza assoluta dai nuovi imperi capitalisti.
L'"operazione autolavaggio", la politica di austerità, il degrado della scienza e della tecnologia nazionale ha - sta avendo - come conseguenza, 'spezzando' ogni autonomia e le strategie di sviluppo, non senza contrattempi e contraddizioni, sviluppate a partire dalla rivoluzione borghese del 1930. Un fenomeno che, in omaggio, è stato sistematizzato come “teoria della dipendenza” da André Gunder Frank, Ruy Mauro Marini, Theotônio dos Santos e Vânia Bambirra.
L'annuncio da parte di Ford e di altre case automobilistiche, come Mercedes-Benz, di chiudere le loro fabbriche in Brasile per più di 100 anni e 70 miliardi di reais in esenzioni fiscali dopo il loro arrivo ai tropici fa parte di questo scenario.
Ma per assomigliare al colonialismo mancava qualcosa, qualcosa di “hard power”, che prendesse le distanze dalla raffinatezza della dipendenza morbida dalla globalizzazione del neoliberismo progressista degli anni 1990. Mancava delle atrocità antiumanitarie. Ebbene, mancavano, non mancavano più.
Quello che sta accadendo oggi in Brasile, concentrato a Manaus, deve essere caratterizzato come lo sterminio intenzionale, pianificato e organizzato della popolazione brasiliana. Sono mesi di negazionismo, sottrazione di risorse pubbliche e sistematica disorganizzazione del Sistema Sanitario Unificato, rifiuto della vaccinazione universale, decostruzione degli strumenti sociali e di tutela del lavoro, diversismo e asservimento ai ricchissimi.
La cosa drammatica degli eventi di Manaus è che rivelano, condensati in un'unica capitale e in una settimana, il genocidio in corso compiuto dagli applicatori della strategia per distruggere il Paese, i reazionari e i neofascisti guidati da Bolsonaro. Non c'era bisogno di invadere il territorio, occupare le strade con truppe straniere, rovesciare il governo. Una mezza dozzina di agenti dell'FBI sono bastati a dare indicazioni a giudici, pubblici ministeri, giornalisti e aziende interessate alle briciole, quattro anni fa, per mettere in piedi il golpe di impeachment e, oggi, una milizia golpista e un presidente reazionario e depravato progetto nazionale con abbastanza odio per attuare una politica di annientamento.
Una volta costruita una versione convincente della depredazione della democrazia, della sinistra e dei diritti fondamentali, è bastato che il governo reazionario e subalterno di Bolsonaro smettesse di fare, lasciasse crollare, smettesse di progettare, smettesse di investire, smettesse di incoraggiare , insomma, lasciarlo morire e lasciarsi uccidere. È bastato mettere un non governo al posto dove dovrebbe esserci un governo.
Le lezioni apprese sulla transizione incompiuta dalla dittatura alla democrazia devono essere messe in pratica ora. Bolsonaro e i suoi ministri devono essere giudicati, politicamente e legalmente, su questo crimine continuo e progressivo contro la società e contro la vita. Ogni genocidio è una tragedia e Bolsonaro è un governo genocida. La lotta per la rimozione costituzionale del genocida Bolsonaro è, quindi, una vera lotta per la liberazione e la salvezza umanitaria.
*Jorge Branco è uno studente di dottorato in Scienze Politiche presso l'UFRGS.