Storia di un libro: La democrazia in Francia

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da CARLOS GUILHERME MOTA*

Commento al libro recentemente pubblicato di Marisa Midori Deaecto

“Uno spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si allearono nella santa persecuzione di questo spettro, il Papa, lo Zar, Metternich, Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi”. (Karl Marx e Friedrich Engels. Manifesto comunista, 1848).

È molto raro, nella storiografia brasiliana, imbattersi in autori disposti ad avventurarsi in profonde acque internazionali, forse perché in certe culture i criteri di eccellenza sono molto alti. E, meno le eccezioni, preso sul serio.

In precedenza, la storica Marisa Midori Deaecto ci aveva già proposto libri diventati dei classici, in particolare O impero del libro. Istituzioni e pratiche di lettura nella San Paolo del XIX secolo (São Paulo: EDUSP, 2019), con il quale ha ricevuto il Premio Jabuti (2012) e il Premio Sérgio Buarque de Holanda, dalla National Library Foundation (2011). Adesso Marisa si presenta con uno studio molto impegnativo, erudito, importante. Riguarda Storia di un libro: La democrazia in Francia, di François Guizot (1848-1849), opera/saggio di questo famoso politico, storico e pubblicista francese liberale attivo nella vita politica francese ed europea nella prima metà del XIX secolo. Militante orleanista, storico, divenne un punto di riferimento nel campo del diritto costituzionale, secondo i principi vittoriosi della Rivoluzione di luglio (1830).

François Pierre Guillaume Guizot nacque a Nîmes nel 1787. I suoi nonni erano pastori. Nel 1794 il padre, giurista, fu ghigliottinato dopo aver aderito al movimento federalista, nel pieno delle lotte tra montagnards e Girondins. La famiglia si è poi trasferita a Ginevra, dove Guizot ha completato i suoi studi. Nel 1805 entrò alla Facoltà di Giurisprudenza della Sorbona, chiave dei salotti parigini, in particolare della cerchia di Suard, direttore del giornale Hai fatto pubblicità. Nel 1814 divenne cattedra di storia moderna. Iniziò la sua carriera politica sotto il regime della Restaurazione, nell'ufficio di Talleyrand, tuttavia, dopo l'assassinio del duca di Berry, che segnò l'ascesa del ultra al potere, divenne un virulento oppositore del re borbonico.

Gli scritti più forti sul governo rappresentativo risalgono a quel periodo, da qui l'interesse per il modello inglese, che divenne ispirazione per la difesa della solo ambiente Francese. A quel tempo, ha pubblicato Storia della rivoluzione in Inghilterra (2 voll., 1826-1827) e corso di storia moderna (6 voll., 1829-1832), che comprendeva i volumi sulla Storia della civiltà europea e francese, con diverse riedizioni rivedute e ampliate dall'autore.

Nella sua carriera politica, Guizot fu Ministro della Pubblica Istruzione, avendo creato, nel 1834, la Cattedra di Diritto Costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza di Parigi. Nominò a succedergli il costituzionalista italiano Pellegrino Rossi, che pubblicò in più volumi il corso di diritto costituzionale (Parigi, 1866).

Guizot fu anche, per un breve periodo, primo ministro di Francia, dal 19 settembre 1847 al 23 febbraio 1848. Morì a Val-Richer, in Normandia, lontano dalle agitazioni parigine, nel 1874.

se, in L'impero dei libri, l'approccio è comprensivo e diacronico, ora, dal punto di vista metodologico, la storiografia si arricchisce dell'approccio concentrato nel tempo e in un unico oggetto: l'edizione di Della democrazia in Francia, concepito alla fine del 1848 e pubblicato nel gennaio 1849.

In effetti, l'autore rivela, come storico e critico della cultura, nuove prospettive per il lavoro storico e storiografico. E lo fa su due piani, in gran parte congiunti. In ambito monografico strettamente accademico-scientifico, focalizzando come oggetto, e con il massimo rigore, un unico libro nelle sue molteplici dimensioni: tecnica, bibliografica, storiografico-ideologica, storico-sociale, commerciale, contestuale, politica. E, sul piano metodologico, per aver applicato un approccio ispirato, rigoroso e innovativo nella percezione degli impatti di quest'opera sulla critica e sulla vita politico-culturale europea e americana, considerando i suoi contesti storici nazionali e internazionali.

Il lettore di questa tesi universitaria, presentata per ottenere il titolo di professore all'USP, al termine del percorso analitico dell'autore, dalle motivazioni della scelta del libro da esaminare, passando per il minuzioso esame tecnico della sua fattura, e la dettagliata studio che ha coinvolto la vita, le idee e la produzione dell'autore-personaggio, l'ideologo Guizot, i suoi editori, distributori, commercianti, critici e infine i lettori, avrà la dimensione corretta, completa e complessa di ciò che l'oggetto-libro significa, in particolare un libro di queste piccole dimensioni, scritto secondo le maree, le correnti e le controcorrenti del pensiero del tempo. In altre parole, un oggetto indubbiamente differenziato, inteso dall'autore come sintesi di molteplici determinazioni.

Squisita l'analisi delle tappe degli eventi e delle ripercussioni del libro di Guizot, che lo accompagna sia in Europa che negli Stati Uniti e riverberi in Brasile.

L'autore ha viaggiato e ricercato nei paesi coperti dall'opera di Guizot, e nei quali si sono opposti pensatori e militanti del livello di Proudhon, certamente la figura più eminente del socialismo francese. E lo storico lancia una nota discreta e per nulla sottile alla fine del capitolo, in cui ricorda che, «mesi prima della Rivoluzione di febbraio, il ministro Guizot ordinò la persecuzione e l'espulsione di diversi socialisti stranieri da Parigi, tra cui Karl Marx e la sua famiglia”.

Uno dei punti salienti della sua analisi è la sofisticata gestione degli autori, in particolare specialisti nella storia del libro (Frédéric Barbier, Robert Darnton) e il mio defunto maestro Jacques Godechot, tra molti altri. Ma anche sul piano concettuale il rigore di Marisa è esemplare: si prenda ad esempio il concetto chiave di società civile, pietra di paragone del pensiero liberale, o l'avvicinamento di Guizot ad Alexis de Tocqueville: “Denunciando l''idolatria democratica', Guizot fa eco al credo liberale , nel cui manuale la rappresentanza democratica, nella forma del suffragio universale e dell'ampliamento dei mezzi di formazione dell'opinione pubblica, costituisce l'elemento principale della destabilizzazione della politica, della società e dell'economia di una nazione. In altre parole, di ordine borghese”.

E lo storico completa: “Il popolo – scrive Guizot, di evidente ispirazione tocqueviliana – ha diritto solo all'impero; e nessun rivale, vecchio o nuovo, nobile o borghese, può essere ammesso a condividere con lui il potere”. (In una nota annota: “È interessante notare che Guizot offre solo una critica aperta e nominale di Poudhon… Per quanto riguarda la critica della proprietà, forse lo studio più importante è stato quello di Proudhon, l'ostilità del nostro autore, Guizot, è notevole. ”…).

Oltre allo studio degli autori-personaggi, la cura dell'autore con concetti chiave, come quello di società civile. Discutendo dell'ispirazione tocquevilliana nell'elaborazione di Democrazia in Francia, mostra lo storico che "è nella politica francese, in cui l'autore è passato da protagonista a spettatore, che fa il suo tuffo più radicale":

“Non è, quindi, un ragionamento storico sui destini del governo e della democrazia nel corso del secolo. Riaffermando la sua posizione di dottrinario, Guizot si appropria di “concetti e categorie analitiche che sono all'ordine del giorno, come classe, società, Stato, rappresentanza, potere”, in vista della costruzione di una piattaforma politica per il suo partito. Democrazia in Francia, come dirà poi un giornalista, rappresenta il suo ritorno sulla scena politica e quello dei suoi sostenitori”.

***

Infine, lo studio di Marisa Midori Deaecto ci permette di comprendere non solo i dilemmi, ma l'ambiguità essenziale del liberalismo: “Abbiamo visto che François Guizot riconosce la vittoria del Terzo Stato e della borghesia come un'eredità irrevocabile della Rivoluzione. Ma teme la gente. Il nemico comune, contro il quale esorta le classi possidenti ei settori liberali, è il socialismo. In Francia, la repubblica, il suffragio, la supremazia della classe operaia, il sentimento antireligioso, l'allentamento dei valori familiari in una parola, è il socialismo. In lui è la radice di ogni male. In esso è il furto della proprietà, la conquista sacra dell'uomo.

E, fornendo la chiave di lettura del libro e del suo autore, l'autrice ha avvertito, già in apertura della sua analisi: “Per portare avanti la sua lotta, Guizot non risparmierà energie. La costruzione del libro nell'arena editoriale e politica francese, ma anche internazionale, è la prova più eloquente di tutto il suo sforzo per raggiungere i suoi lettori ai margini” (p. 73).

Insomma, ristabilendo il legame tra uomini e libri, sulla base della traiettoria politica di François Guizot, in un momento particolarmente critico, nel pieno delle Rivoluzioni che sconvolsero l'Europa nel 1848, l'autore mette in luce il ritratto di una grande figura del XIX secolo. In poche parole: un liberale conservatore, costituzionalista e presbiteriano.

*Carlos Guilherme Mota, storico, è Professore Emerito presso FFLCH-USP e professore ordinario di Storia Culturale presso Universidade Presbiteriana Mackenzie. Autore, tra gli altri libri di Idea di Rivoluzione in Brasile (1789-1801) (Cortez Editore).

Riferimento


Marisa Midori Deaecto. Storia di un libro: La democrazia in Francia di François Guizot. San Paolo, Ateliê Editorial, 2021, 368 pagine.

 

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