da MARCELO GUIMARÉS LIMA*
Commento alla nuova edizione del libro di Graciliano Ramos
Esiste un'arte di mentire, scriveva Mark Twain, poiché la menzogna, più che un fatto, è una necessità della vita nella società. Tutti mentiamo, afferma il celebre scrittore nordamericano in un testo intitolato “Sul declino dell'arte di mentire” (1). Il punto, secondo l'autore, è che bisogna mentire con giudizio, con garbo e, soprattutto, con distacco, cioè non per interesse personale, per motivi meschini o addirittura criminali, ma sempre per il bene degli altri. ...!
Il contadino Alexandre, nato da padre benestante, dal quale ha ereditato una fortuna ma che oggi vive in povertà, ricorda, con l'aiuto della moglie Cesária e dell'amico Das Dores, il suo passato di uomo benestante, proprietario di bestiame e di terre, ricorda le sue esperienze, i suoi casi, non per chiacchiere o per vantarsi, ma per intrattenere gli amici: il cieco Seu Firmino, il poeta e cantante Seu Libório e il compagno erudito, un grande uomo disponibile, sereno, saggio e anche guaritore, Seu Gaudêncio.
Il racconto delle gesta passate è occasione di scambi affettivi tra amici, formando un pubblico catturato, divertito e ammirato dalle storie in cui Alexandre racconta alcune imprese, esperienze di situazioni a volte straordinarie, insolite, ma sempre “concepibili” considerando il contesto , cioè, della terra e delle creature dell'entroterra. Il sertão con i suoi pericoli, sfide ed eventuali ricompense per uomini di compostezza e coraggio, di intelligenza e risorse morali, il sertão quotidiano è anche una terra di possibilità, di eventi e di incantesimi dove il quotidiano si affianca allo straordinario, dove l'ordinario dei luoghi, personaggi e situazioni possono emergere, in ogni momento, inaspettati, sorprendenti, meravigliosi.
In questo contesto, la narrazione di Alexandre è sempre schietta, diretta, senza fronzoli e senza divagazioni: il connazionale racconta i casi così come si sono svolti in fatto e in diritto, con l'aiuto della memoria di Cesária e delle digressioni di Das Dores. Le interruzioni e le domande, alquanto incisive ma sempre misurate e rispettose, del cieco Firmino, dovute alla sua condizione di uomo attento alle parole e quindi esigendo un minimo di coerenza nei racconti e tra di essi, anche se producono momentanea irritazione nel narratore, servono anche a sviluppare la storia, a svelare le “storie” e le loro conseguenze: è esattamente così che è avvenuto secondo l’eroe narrante.
In questo caso particolare, il personaggio di Graciliano Ramos precede un altro personaggio sertanejo e favolista della letteratura nordorientale, bugiardo per necessità e gusto: João Grilo, insieme al suo compagno Chicó, anche lui narratore di storie passate e presenti, personaggi notevoli di Auto da Compadecida di Ariano Suassuna (2). D'altra parte, come un eroe di gesta e atti di astuzia, forza e coraggio, e nella naturalezza e scioltezza della testimonianza di ciò che ha fatto e di cui è stato testimone, per quanto insolito possa sembrare agli ascoltatori e al lettore, Alexandre si presenta come il nostro barone di Munchausen, molto brasiliano e nordorientale.
In “Il narratore – considerazioni sull'opera di Nikolai Lcskov”, Walter Benjamin (3) contrappone la narrazione e il romanzo: il primo è frutto dell'esperienza, è una condivisione di esperienze, quella del narratore o narratore e quella di i suoi ascoltatori, il che implica una comunità presente, e anche qualcosa come una paternità comune, uno scambio tra il narratore e i suoi ascoltatori, nel campo comune dell'esperienza condivisa, uno scambio che orienta la narrazione, sempre la stessa (la storia è raccontata per essere raccontato, osserva anche Benjamin) allo stesso tempo preservato, rilanciato e anche rinnovato.
Questa sopravvivenza del racconto implica un rapporto con il tempo, tempo vissuto e tempo ricordato, che contrasta con l'esperienza del tempo nella modernità: da un lato, nelle storie raccontate, tempo di ricorsi, e anche di comunicazioni tra dimensioni temporali diverse . D'altra parte, un tempo omogeneo di progressione lineare. Il declino del racconto, del narratore e della sua arte, è per Walter Benjamin il segno del tempo che si manifesta da un lato con lo sviluppo del romanzo in epoca borghese, dall'altro con l'informazione, lo sviluppo del stampa e giornalismo.
Il romanzo, che nasce con la diffusione della scrittura attraverso la carta stampata, secondo Benjamin dispensa dall'esperienza in quanto questa è, indissolubilmente, espressione e condivisione. L'origine del romanzo è l'individuo isolato e, quindi, ciò che il romanzo esprime non è qualcosa esemplare come nella narrativa (in questo senso, il narratore ha sempre qualcosa da offrire che è nella natura di saggezza) ma è sempre, anche nella ricchezza e nella profondità della rappresentazione della vita nel romanzo, qualcosa di “incommensurabile”.
Anche la narrazione contrasta con l’informazione. Ciò porta con sé la sua intelligibilità “immediata”, senza lacune e, in questo senso, senza passato e senza futuro. Nella notizia, osserva Benjamin, il fatto viene accompagnato dalla sua spiegazione e poi finisce. La narrazione, nell'esempio dei racconti di Nikolai Leskov esaminati da Benjamin, evita le spiegazioni e può quindi, essendo “esatta” nei resoconti, abbracciare vividamente l'insolito, cedendo il posto, con la stessa disposizione, al meraviglioso. Nei racconti di Leskov, secondo Benjamin, nulla viene imposto al lettore come significato o spiegazione, la libertà narrativa dell'autore si rispecchia nella libertà ricettiva del lettore.
Nella micro-società di campagna incentrata sulla figura di Alexandre, tra le preoccupazioni del cieco Firmino, le riflessioni del saggio Gaudêncio, la fervida fantasia di storie del cantante Libório, l'ammirazione e l'incoraggiamento di Das Dores, e la complicità narrativa di Cesária, vero coautore delle storie di Alexandre, tutti partecipano a ciò che possiamo designare, nella costruzione narrativa di Graciliano Ramos, come, allo stesso tempo, delirio e/o verità poetica del narratore.
Così è successo, così è successo, questi sono i fatti che presenta il narratore Alexandre. Alla luce dei fatti, le spiegazioni sono superflue, inutili, non aggiungono nulla all'arte del narratore e all'interesse dei suoi ascoltatori. In Auto da Compadecida, ricordiamo, rispondendo ai dubbi, alle digressioni, alle richieste di spiegazioni di João Grilo, Chicó, il narratore di casi intricati, affermava: “So soltanto che fu così”. È stato così e basta.
In risposta alle preoccupazioni del cieco Seu Firmino sulle possibili incongruenze nelle trame narrate e ripetute, Cesária afferma pedagogicamente: “Quando raccontiamo un caso, raccontiamo l’essenziale”. L’essenziale, cioè la verità indubitabile propria del racconto. Nella trama dei racconti, le domande di Seu Firmino, come una sorta di alter ego del lettore tra inconsapevole e attento, servono a Cesária per riaffermare dall'interno del racconto la dimensione specifica della verità narrativa. D'altro canto, servono a dimensionare i piani della narrazione e ad indicare in modo ingegnoso la costruzione letteraria della trama e dei personaggi.
La scrittura di Graciliano Ramos nei racconti di Alexandre contrappone alla verosimiglianza sfumata, al “realismo” dei tipi, dei contesti dei personaggi, della lingua, del paesaggio naturale e umano del sertão l'insolito, l'improbabile, l'impossibile, il meraviglioso irrompere in cortocircuito nelle storie, sovvertendo l'immagine comune, la rappresentazione familiare dei personaggi rurali e delle loro azioni.
Le trame e i finali favolosi delle storie narrate con assertività dall'eroe Alexandre generano effetti comici di improvvisa perplessità: il lettore per un momento vede se stesso come un membro in più della cerchia degli ascoltatori, tra l'astuzia del narratore e la natura manifestamente improbabile del narrato. atti.
Nella scena campestre di Alexandre si mescolano l'immaginazione, il delirio, l'ironia, la credulità, l'affabile scetticismo, la complicità, la fantasia e, soprattutto, la passione narrativa del narratore e dei suoi ascoltatori.
*Marcello Guimarães Lima è un artista, ricercatore, scrittore e insegnante.
Riferimento

Graciliano Ramos. Storie di Alessandro. Edizione commemorativa dell'80° anniversario dell'edizione originale. San Paolo, Casa editrice letteraria Praxis e Redattrice Anita Garibaldi 2024.
Bibliografia
Twain, Marco (1882). "Sul decadimento dell'arte di mentire" - L'elefante bianco rubato ecc. Boston: James R. Osgood and Company.
Suassuna, Ariano, (2017, 36a edizione) O Auto da Compadecida, Rio de Janeiro: Nova Fronteira.
Benjamin, Walter (1987). “Il narratore – Considerazioni sull’opera di Nikolai Leskov” in Walter Benjamin – Opere scelte, volume 1: Magia e tecnica, arte e politica, San Paolo: Editora Brasilense.
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