Insistere sulla "pace"

Immagine: Giulia Antipina
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da FLAVIO AGUIAR

Il Brasile cerca di ripristinare la credibilità e il prestigio di cui la sua diplomazia ha quasi sempre goduto dalla seconda metà del XIX secolo

Immaginiamo un'equazione matematica così disposta: (Ucraina + USA, NATO e alleati) contro Russia/Cina e Brasile. L'esito sarebbe ancora una questione aperta. Il fatto è che nessuno sa come finirà questa guerra, né quando. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha condannato: la pace è lontana, perché entrambe le parti in conflitto sono ancora “convinte che vinceranno”.

Di fronte a questa attesa, l'insistenza con cui il governo brasiliano si ostina a parlare di pace può sembrare una vuota retorica, seppur accompagnata dalla Cina. Ma non del tutto. In termini di geopolitica e diplomazia, le cose sono più complesse.

La posizione brasiliana di non inviare armi a Kiev potrebbe suscitare critiche da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei. Ma queste critiche, curiosamente, sono più veementi tra i governati che tra i governanti. Il fatto è che ovunque vadano il presidente Lula e il suo consigliere speciale Celso Amorim, vengono accolti a braccia aperte, con o senza critiche, da Washington a Mosca, da Buenos Aires a Pechino.

Esempi recenti, oltre alla visita di Celso Amorim a Mosca ea Kiev: il Presidente Lula è stato ufficialmente invitato dal Primo Ministro giapponese al prossimo G7 di Hiroshima, dal 19 al 21 maggio; il primo ministro olandese ha detto di voler spiegare al presidente Lula la posizione dei Paesi europei che sostengono Kiev, ma, allo stesso tempo, ha dichiarato di volergli parlare di “tanti altri argomenti”.

pragmatismo politico

Dopo il lungo letargo causato dalla politica estera confusa e ottusa del precedente governo, ora tutti vogliono parlare con l'attuale governo brasiliano. Per porre la questione in termini molto pragmatici, di gusto della finanza internazionale: un mercato di quasi 220 milioni di abitanti non può rimanere sotto i riflettori.

Alcuni commentatori dei media tendono a cadere nella trappola di considerare isolatamente la posizione brasiliana sulla guerra, senza tener conto della sua politica estera nel suo complesso. Il termine che meglio la definisce è apparso in un recente articolo della rivista nordamericana Affari Esteri: “restauro” (edizione 23/03/2023, firmata da Husseis Kalut, dell'Università di Harvard, e da Feliciano Guimarães, dell'Università di San Paolo).

Il governo brasiliano cerca di ripristinare la posizione di leadership che aveva un tempo nei confronti dei paesi del cosiddetto “Sud” del mondo, e quindi mantiene una politica di equidistanza rispetto alle attuali potenze geopolitiche e ai loro più stretti alleati. Cerca di ripristinare la credibilità e il prestigio di cui la sua diplomazia ha quasi sempre goduto fin dalla seconda metà dell'Ottocento, quando gli allineamenti automatici erano l'eccezione, mai la regola. Il Brasile non è un paese globalmente rilevante dal punto di vista militare.

La politica estera brasiliana è sempre stata guidata dal cosiddetto “potenza morbida” e multilateralismo, e nel XNUMX° secolo per la leadership sulla questione ambientale, rotta dal governo precedente. Il governo brasiliano vuole dimostrare di poter dialogare sempre con tutti.

In Europa il governo brasiliano dialoga con Emmanuel Macron a Parigi e con Carlo III e Rishi Sunak a Londra; con Olaf Scholz a Berlino, con Pedro Sánchez a Madrid, António Costa a Lisbona, e con Joe Biden, Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky, Xi Jinping e altri.

Quanto all'insistenza sulla parola “pace”, ebbene, allo stato attuale dell'arte della geopolitica ci si può aspettare tutto, tranne risultati immediati. Decisamente, il mondo – compresa l'Europa – sta attraversando un momento di riarmo generale, intensificato dalla guerra in Ucraina. In tali circostanze, è meglio credere al proverbio brasiliano: "l'acqua dolce sulla pietra dura colpisce fino a rompersi".

*Flavio Aguiar, giornalista e scrittore, è professore in pensione di letteratura brasiliana all'USP. Autore, tra gli altri libri, di Cronache del mondo sottosopra (Boitempo).


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