da GENERE TARSUS*
Ken Loach ci fa parlare per tutto il tempo con la telecamera del suo regista, per dirci che l'uscita è difficile, ma non impossibile.
Zygmunt Baumann dice: quando l'Università di Praga gli ha conferito il titolo di Dottor Honoris Causa, l'autorità accademica ungherese gli ha chiesto quale inno avrebbe voluto che fosse suonato alla cerimonia di premiazione: quello inglese, il paese che gli aveva concesso la nazionalità come insegnante, dopo essersi rifugiato in terra britannica, o l'inno della Polonia, la patria che lo aveva epurato dalla vostra terra per motivi politici?
Zygmunt Baumann ha preferito l’inno europeo, che era allo stesso tempo “inclusivo” di entrambi i paesi, in un altro spazio politico, ed “esclusivo”, di altri spazi originari, ancora particolarizzati. L'opzione lo ha portato lontano dai dilemmi morali (e politici), guidato dalla scelta tra la patria natale e la nazione ospitante. Zygmunt Baumann ha affermato che “le persone in cerca di identità si trovano invariabilmente di fronte al compito intimidatorio di raggiungere l’impossibile”, poiché “è un compito impossibile da realizzare in “tempo reale”.
La liberazione dell’essere umano dalle imposizioni della natura – vivere in comunità – è ciò che comincia a far sorgere, negli individui, giudizi morali (e politici) che, guidati da una cultura dominante nella comunità, si riversano su tutte le classi. Ma non sono, necessariamente, giudizi volti a scegliere tra cosa è un “bene” e cosa è un “male”: possono essere solo scelte con un certo “scopo”, prive di una concezione morale (o politica) che miri proprio risolvere una situazione avversa.
Essere impiegati in una miniera di carbone di solito deriva da un bisogno di sopravvivenza, ma essere un ecologista militante è – quasi sempre – una scelta che deriva da un giudizio politico (morale) su ciò che è meglio (o peggio) per il futuro dell’umanità. Margaret Thatcher e la maggior parte dei capitalisti della nostra tarda modernità non hanno capito o non vogliono capire queste questioni universali della Storia, che oggi soffocano la sopravvivenza planetaria.
Negli anni '1980, lo sciopero dei minatori inglesi che resistettero alla chiusura di 20 miniere di carbone da parte di Margaret Thatcher, fu duramente sconfitto (1984), un fatto storico rimasto impresso nella memoria dei minatori di carbone della vecchia Inghilterra, che poi festeggiarono la loro partenza per nell'aldilà, lo stesso giorno della sua scomparsa. Il Primo Ministro aveva vinto la lotta contro gli operai che furono i padri delle ferrovie britanniche, ma che poi divennero i loro figli spuri, abbandonati nella maturità della Seconda Rivoluzione Industriale.
A Consiglio nazionale del carbone hanno chiuso 75 miniere, nonostante la resistenza che ha mobilitato uno sciopero di 120 lavoratori. Un gran numero di agenti di polizia feroci e campagne in solidarietà con la Thatcher, nei media tradizionali, garantirono la sconfitta dei lavoratori nel marzo 1975: la diserzione, un futuro incerto e un basso livello di creazione di posti di lavoro nell'industria tradizionale, riciclarono l'economia inglese a un nuovo livello , adatto al nuovo sistema di capitale. Era il delirante “rentismo”, accumulazione con scarsa offerta di lavoro vivo, sottoccupazione e concentrazione del reddito: l’Inghilterra del “referendum proposto il Regno Unito adesione all'Unione europea".
L'ultimo pub (La Vecchia Quercia) è il terzo e miglior film di Ken Loach, dopo Io Daniele Blake (2016) e Non eri qui (2019). Il film del regista inglese racconta la vita di una comunità dell'interno dell'Inghilterra, impoverita dagli effetti della chiusura di decine di miniere di carbone nell'“era Thatcher”, i cui lavoratori – senza politiche di difesa comune dei loro diritti fondamentali diritti, subì in prima persona gli squilibri familiari e le conseguenze della speculazione immobiliare nella cittadina devastata.
L’arrivo delle famiglie di rifugiati siriani, decenni dopo, provoca una serie di reazioni a catena: sessiste, razziste e xenofobe, con forme di reazione che mettono in antagonismo la povera gente che arriva, con i minatori che si trovano lì. È una lotta tra chi è traumatizzato dall’abbandono sociale e chi è epurato da una dittatura, che cerca l’Europa per sopravvivere a una guerra civile. I miserabili sono divisi e così – tra loro – possono fiorire sia la carità che la solidarietà, in opposizione alla repulsione.
Sulla sua scia arrivano il fascismo e la violenza, mentre la lotta di interessi – governata dalla democrazia politica – si trasforma in un conflitto tra espropriatori ed espropriati: tra persone espropriate di diverse nazionalità, che difendono uno stile di vita precedentemente orientato e stabile, e coloro che arrivano , si sono fatti nemici “da fuori”. Chi vincerà? È ciò che preoccupa TJ Ballantyne, il solitario e decadente proprietario di un Pub, sull'orlo della bancarotta, che giunge alla conclusione – organizzando un pasto popolare rivolto soprattutto ai bambini – che il momento è della solidarietà, non della beneficenza.
Yara, la rifugiata siriana, che scende dall'autobus con una macchina fotografica in mano, presto rapita da un violento disoccupato locale, registra in immagini quella che non riesce a spiegare come la tragedia di tutti i popoli oppressi del mondo. Ken Loach, invece, fa parlare la macchina da presa del suo regista per dirci che la via d'uscita è difficile, ma non impossibile, elevando la solidarietà proletaria dagli scioperi sconfitti a un nuovo livello di umanesimo.
Quella che è l’ultimo limite dell’esistenza: attraverso la solidarietà che magari non cambia subito il mondo, ma cambia il nostro atteggiamento nei suoi confronti, che può sempre dare frutti nel futuro. Ciò che è fatto non è dato.
Tarso genero è stato governatore dello stato del Rio Grande do Sul, sindaco di Porto Alegre, Ministro della Giustizia, Ministro dell'Istruzione e Ministro delle Relazioni Istituzionali in Brasile. Autore, tra gli altri libri, di possibile utopia (arti e mestieri). [https://amzn.to/3ReRb6I]
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