da DANIELE COSTA*
Considerazioni sul libro curato da Caetano Pereira de Araujo
Ultimamente non è stato difficile trovare sui canali YouTube e sui social network cosiddetti influencer di sinistra che difendono acriticamente Stalin e il suo governo. Il discorso basato su una presunta purezza rivoluzionaria finisce per influenzare in modo significativo una parte della gioventù che, alla ricerca di una “via d'uscita radicale” per trasformare la società, rinuncia alla difesa dei valori democratici, dando voce, ad esempio, all'anacronistica distinzione tra democrazia borghese e democrazia, società proletaria, dimenticando che se la democrazia è solo per una parte della società, non è, appunto, democrazia.
In questo contesto, Fundação Astrojildo Pereira porta al pubblico il libro Krusciov denuncia Stalin. rivoluzione e democrazia. Curata dal sociologo Caetano Pereira de Araujo, la pubblicazione si propone di presentare questo “documento storico e l'analisi delle sue conseguenze, sia nel movimento comunista internazionale che tra i comunisti brasiliani”.
Il libro è diviso in tre parti: “Impatto”, “Denuncia” e “Legacy”; oltre a riportare la pubblicazione integrale del Rapporto Segreto letto da Nikita Khrushchev nel 1956, in una nuova traduzione dello storico Rodrigo Ianhez, viene presentato per la prima volta anche il Decreto del Comitato Centrale del PCUS sul superamento del culto Brasile in traduzione diretta dal russo alla personalità e alle sue conseguenze, dal giugno 1956. Attraverso l'opera, il lettore ha ancora accesso a immagini inedite, selezionate direttamente dall'Archivio di Stato russo di storia politico-sociale e testi che cercano di discutere gli impatti di il reportage sul mondo e la sinistra brasiliana.
Gianluca Fiocco e José Antonio Segatto aprono il libro discutendo l'impatto sulla militanza comunista dopo la conferma dei crimini perpetrati dal regime stalinista. Secondo Gianluca Fiocco, “il Rapporto è stato un vero pugno nello stomaco per ogni militante comunista, perché ne ha scosso certezze e sentimenti.[I] Secondo il ricercatore italiano, il potenziale impatto del Rapporto “è stato, quindi, esplosivo, ed è stato sottovalutato da un Krusciov immerso nella battaglia per consolidare il proprio potere in URSS”, in tutto il testo Gianluca Fiocco mostra come quell'evento che in il primo momento in cui incise negativamente la militanza comunista finì per contribuire al consolidamento in Italia del progetto togliattiano di costruzione di un partito comunista fresco e democratico, concedendo il passaggio alla costruzione democratica della via italiana al socialismo. Basti ricordare che all'“VIII Congresso del PCI, pur riaffermando la piena solidarietà alla condotta sovietica, segnò l'abbandono del partito guida, sostituito dal riconoscimento di principio delle diverse vie di sviluppo verso il socialismo”.[Ii]
Discutendo del processo di rinnovamento teorico e politico del PCB, José Antonio Segatto mostra come, nel periodo tra il 1954 e il 1958, la cultura politica pecebista sarà segnata da “un insieme unico di mutazioni politiche e programmatiche, teoriche e organizzative”, influenzato sia dalla congiuntura nazionale, che riflette il dibattito sugli errori interni commessi nel periodo precedente e soprattutto per gli impatti del XX Congresso del PCUS. Come avvenne in Italia, tali eventi servirono a dare aria alla sinistra nazionale, contribuendo alla costruzione di una nuova cultura politica.
José Antonio Segatto chiarisce che «tali tesi non furono subito assorbite all'interno del partito, venendo messe in pratica in modo parziale e ristretto», anche evidenziando che molte delle proposizioni ivi presentate non erano originali, poiché erano già state elaborate nel movimento comunista internazionale. Tuttavia, non va trascurato che alcuni settori classificarono queste tesi all'epoca come una dimostrazione di riformismo, l'ascesa di una politica conciliatoria e molti altri epiteti usati ancora oggi da parti della sinistra.
Tuttavia, l'impatto di tali idee è stato così significativo che hanno echeggiato per un lungo periodo, generando all'interno del partito “dissidenze, come quella del PC do B, dell'ANL, del MR-8 e del PCR, il prestismo, oltre a altri minori”.” e anche quello che provocherà l'ultimo grande scisma nel Partito, quando nei primi anni '1990 una piccola parte della militanza decise di rompere con il partito che aveva avviato un nuovo radicale processo di trasformazione, preferendo attenersi a principi dogmatici. Secondo Segatto, le proposizioni portate dalla Dichiarazione “sarebbero recepite, sia pure selettivamente, da gruppi o partiti di sinistra e non, rielaborate e sistematizzate, acquistando anche legittimità accademica, con grande successo in Brasile e all'estero”. Come ricorda lo storico Ivan Alves Filho, “se ci fosse stato più tempo per esporre le divergenze, cosa naturale in un partito politico, forse si sarebbero potute evitare alcune divisioni. Questo almeno è quanto insegna la storia delle crepe all'interno del PCB”.
Su iniziativa dell'organizzatore, il lettore avrà inoltre accesso a due importanti testimonianze, la prima in forma di articolo, porta i ricordi di Antonio Paim, militante del PCB che si trovava a Mosca quando il Rapporto è stato pubblicato. Secondo il medico, il Rapporto è stato il “precursore della fine del regime sovietico” e della sua crisi. L'attivista veterano Moacir Longo rivela in un'intervista rilasciata a Ivan Alves Filho che “molte delle questioni approvate al XNUMX° Congresso sono finite per essere solo retoriche e non hanno avuto alcun effetto pratico. Da lì è iniziata tutta la crisi che ha portato alla sconfitta del sistema sovietico”.
Rodrigo Cosenza e Ivan Alves Filho mostrano chiaramente gli impatti causati all'interno del partito e il contesto in cui fu formulata la Dichiarazione del marzo 1958[Iii] sottolineando la sua importanza nella costruzione di una cultura democratica all'interno della sinistra. Secondo gli autori, “la Dichiarazione del marzo 1958 è un documento politico importante, che nello stesso tempo risolve questioni immediate, modificando una linea programmatica affinché i comunisti abbiano una più effettiva capacità di agire nella vita nazionale”, segnalando così, per gli costruzione e consolidamento di una propria cultura politica che si sarebbe riverberata a sinistra, almeno fino al crollo definitivo del regime sovietico.
Partendo da una prospettiva presentata da autori come José Antonio Segatto, Marco Aurélio Nogueira, Raimundo Santos e Gildo Marçal Brandão,[Iv] Alves Filho e Cosenza vedono nella produzione della Dichiarazione, “come un esempio di matura realizzazione politica dei comunisti brasiliani, che studiano la realtà così come si presenta”, forgiando una linea di azione politica che non solo indichi modi per affrontare la dittatura militare, militare, ma anche per ripensare il processo di “trasformazione sociale, che incorporò la democrazia come condizione per la sua realizzazione”.
Sempre secondo gli autori dopo le discussioni sul Rapporto Segreto e l'impatto generato dalle denunce presentate durante il XX Congresso del PCUS, “nel PCB si sono formate diverse sensibilità”, con enfasi sulle posizioni di figure come Agildo Barata e Osvaldo Peralva, che guidarono la lotta interna contro l'allora nucleo dominante, visto dal gruppo riformista come impegnato nella prassi stalinista. D'altra parte, personaggi come João Amazonas e Maurício Grabois, portatori di una visione dogmatica, si sono rifiutati di riconoscere i crimini commessi da Stalin. In questa contesa “capi come Prestes e, soprattutto, Giocondo Dias, cercarono di evitare l'implosione del partito”.
In mezzo a questo dibattito appare la Dichiarazione del marzo 1958, secondo Alves Filho e Cosenza, il documento scritto “sostanzialmente da Armênio Guedes,[V] leader molto vicino ad Agildo Barata e Astrojildo Pereira, aveva l'obiettivo di offrire un orizzonte al PCB, ponendo al centro la questione democratica”. In questa costruzione, Armênio “svolse un ruolo unificante, poiché era stato segretario politico di Luís Carlos Prestes, si era diplomato al PCB di Bahia come Giocondo e, per di più, aveva una solida amicizia con Arruda Câmara, con cui aveva combattuto durante l'Estado Novo. ”.
Secondo gli autori, la Dichiarazione consoliderebbe nel partito la necessità di costruire un'alternativa democratica e il suo consolidamento nella società, “tanto che il PCB, in maggioranza, optò per la lotta politica durante la dittatura militare, evitando così la tentazione della lotta armata, anche se in quel periodo alcuni militanti e dirigenti prestigiosi ruppero con il partito”. Di fronte allo scenario prestabilito, è comunque degno di nota, i leader con effettiva esperienza militare, Prestes, Giocondo, Dinarco Reis, David Capistrano, Agilberto Azevedo, Gregório Bezerra e Salomão Malina, rimasero nel partito e nel Comitato Centrale. Del resto, “le acque di marzo erano state benefiche per il PCB”. Va notato che la Dichiarazione stessa è pubblicata nella sua interezza in modo che il lettore possa leggerla, interpretando questo storico documento a sua discrezione.
Con la pubblicazione di Krusciov denuncia Stalin. rivoluzione e democrazia, la Fondazione Astrojildo Pereira rafforza sia l'eredità del suo mecenate sia la propria vocazione a portare al pubblico che va oltre le mura delle università e dei partiti politici una discussione sui valori che contribuiscono a forgiare una sinistra veramente democratica. Come afferma in apertura del lavoro il professore e storico Daniel Aarão Reis: “La passata avventura socialista ci aiuta a valutare criticamente le scorciatoie. Il socialismo sarà un'avventura per generazioni, una scelta che dovrà essere presa consapevolmente, o non sarà altro che una caricatura di se stesso”.
*Daniele Costa È laureato in storia all'UNIFESP.
Riferimento
Caetano Pereira de Araujo (org.). Krusciov denuncia Stalin. rivoluzione e democrazia. Traduzione: Rodrigo Ianhez. Brasilia, Fondazione Astrojildo Pereira, 2022, 236 pagine.
note:
[I] Fiocco fa notare al lettore che “il Pci è stato il primo partito comunista fuori dal blocco sovietico a recarsi in Urss per un dibattito sulle prospettive aperte dal Rapporto Segreto. Da qualche settimana la sua distribuzione era diventata totale e i suoi contenuti innegabili: il 4 giugno il Il New York Times aveva pubblicato il suo testo integrale, senza una smentita proveniente da Mosca. A Botteghe Oscure c'era chi registrava con amarezza che, per avere notizie esatte, i comunisti dipendevano dall'ambasciata americana”.
[Ii] Nonostante lo sforzo compiuto dai partiti comunisti occidentali nella ricerca di un'alternativa democratica al socialismo, “con l'eccezione del PCI, del Partito Comunista Francese (PCF) e del Partito Comunista di Finlandia (SKP), rimarrebbero piccoli e settari , senza la capacità di influenzare la politica dei loro paesi”.
[Iii] Secondo Alves Filho e Cosenza: “Non fa mai male ricordare che la politica implica una visione del mondo, ma anche pragmatismo e capacità di azione. E che alcuni partiti politici tendono a formare una cultura incentrata sulla lettura della realtà per agire meglio su di essa. Da questo punto di vista si può chiaramente identificare l'esistenza di una cultura pecebista che non è certo stagnante nel tempo, ma che conserva caratteristiche che hanno fatto sopravvivere il Partito Comunista Brasiliano (PCB) agli anni della persecuzione politica, agendo per gran parte del tempo in condizioni di clandestinità o illegalità”.
[Iv] Per maggiori informazioni vedi: SANTOS, Raimundo. La prima ristrutturazione pecebista; NOGUEIRA, Marco Aurelio. PCB: vent'anni di politica (1958-1979); BRANDÌO, Gildo Marçal. La sinistra positiva, le due anime del Pci SEGATTO, José Antonio. Riforma e rivoluzione. Le vicissitudini politiche del PCB (1954-1964).
[V] Nonostante il ruolo dell'armeno Guedes nella stesura della Dichiarazione, gli stessi autori sottolineano che, visti gli echi della discussione generata dopo il XNUMX° Congresso del PCUS, “il Comitato Centrale distacca un gruppo per redigere una dichiarazione politica volta a raccogliere le forze attorno una nuova linea capace di ridefinire l'azione di partito. Il segretario organizzativo, Giocondo Dias, secondo uomo del PCB, diede la direzione e affidò l'incarico di redigere il documento ad Armênio Guedes, Alberto Passos Guimarães, Dinarco Reis, Jacob Gorender, Mário Alves e Orestes Timbaúba. Quello che è degno di nota è che a questo compito è chiamata la crema degli intellettuali organici e dei dirigenti di partito”.
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