Portato dalle maree

Fotogramma da "Trasportato dalle maree", un film diretto da Jia Zhangke/Pubblicità
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da JOSÉ GERALDO COUTO*

Commento al film diretto da Jia Zhangke, attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche

Il cinese Jia Zhangke è uno dei grandi autori del cinema del XXI secolo, e Portato dalle maree, è il suo film più ambizioso e sperimentale. Per conoscere questo artista unico e il suo rapporto con la storia e la cultura del suo Paese, non c'è niente di meglio del documentario. Jia Zhangke, un uomo di Fenyang (2014), di Walter Salles, anch'esso in arrivo nelle sale brasiliane. Si tratta di due opere essenziali e complementari.

Portato dalle maree (2024) segue una struttura sui generis ripercorrere la storia cinese dell'ultimo quarto di secolo e, allo stesso tempo, raccontare una storia d'amore, o di crepacuore, tra un uomo e una donna.

L'epico e il lirico

Articolare piccoli estratti dai propri film, come Piaceri sconosciuti (2002), alla ricerca della vita (2006) e Amore fino alle ceneri (2018), tra gli altri, e scene per metà documentaristiche e per metà di fantasia girate senza uno scopo definito nel corso dei decenni, il regista è riuscito nell'impresa di costruire una narrazione logica che unisce l'epico, il drammatico e il lirico.

La donna che attraversa questo pannello eterogeneo è Qiaoqiao (Tao Zhao, moglie del regista dal 2012), una ragazza della classe operaia che si guadagna da vivere come cantante, ballerina, modella per un negozio di abbigliamento, cassiera al supermercato, ecc. L'uomo che ama e che cerca di seguire è lo scaltro Guo Bin (Zhubin Li), coinvolto alternativamente in locali notturni, edilizia, prestiti e ogni sorta di attività al limite della frode e del crimine.

Attorno a questi due personaggi, che a volte si toccano e a volte seguono strade diverse, vediamo dispiegarsi la vertiginosa storia della Cina degli ultimi decenni: l'apertura violenta all'economia di mercato e alla cultura occidentale, il declino dell'industria tradizionale, la costruzione della gigantesca diga idroelettrica delle Tre Gole, lo sfollamento forzato di milioni di persone, il crescente tasso di criminalità tra i giovani, i prodigiosi progressi tecnologici, il trauma della pandemia di Covid, la mania di TikTok.

Come spesso accade nei film del regista, l'ambiente aggiunge sfumature e profondità alle azioni dei personaggi. Per tutta la prima metà del film, il film è dominato da scene di rovine: fabbriche abbandonate, detriti di demolizione, magazzini vuoti e quartieri desolati. Da lì, ci spostiamo al maestoso paesaggio delle montagne sulle rive del fiume Yangtze, dove la costruzione della diga idroelettrica delle Tre Gole sommergerà intere città. Seguiamo lo smantellamento di una di queste, Fengjie, e l'esodo di gran parte della sua popolazione.

Infine, negli ultimi anni, la vita in una città moderna è diventata altamente tecnologica e informatizzata – la stessa Datong che, all'inizio del film, sembrava un luogo devastato. Una delle scene più sorprendenti di questa parte è quando Qiaoqiao viene affrontata in un centro commerciale da un robot che cerca comicamente di interagire con lei. Sembra quasi di non essere nella stessa città in cui, all'inizio del film, le lavoratrici si riunivano in una cucina per cantare estratti di opere popolari e inni patriottici.

La solitudine nella società di massa

Apparentemente, Portato dalle maree All'epoca, il film non era concepito con uno scopo preciso. Fu a partire da frammenti girati nel tempo con obiettivi diversi, e spesso senza uno scopo consapevole, che Jia Zhangke ricavò la sua narrazione, dimostrando, per l'ennesima volta, che il montaggio è il procedimento cinematografico per eccellenza.

Questa poetica delle macerie incarna in un certo senso formalmente ciò che la Cina ha vissuto negli ultimi decenni: implosione e ricostruzione. Allo stesso tempo, incorporando il caso e gli eventi imprevisti nel suo stesso materiale, dà respiro, vitalità e freschezza al dramma dei protagonisti. Sfondo e figura si rispecchiano a vicenda.

Pochi artisti sono capaci come Jia Zhangke di ritrarre l'irriducibile solitudine dell'individuo nel mezzo della società di massa del nostro tempo. Il culmine di tutto questo, a mio avviso, è la sublime sequenza finale, che inizia con un silenzioso e fortuito ricongiungimento e si conclude con una corsa notturna collettiva per le strade innevate di Datong.

Un dettaglio che, ipnotizzati dall'arte di Jia Zhangke, molti spettatori potrebbero non notare: il protagonista Qiaoqiao non pronuncia una sola parola per tutta la durata del film.

Un uomo di Fenyang

Il documentario di Walter Salles su Jia Zhangke rivela magnificamente quanto il cinema del regista cinese sia radicato nella sua esperienza di vita e nel suo rapporto complesso e doloroso con il suo Paese.

Durante una visita al quartiere dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza, a Fenyang, Jia commenta i cambiamenti che il luogo ha subito e, allo stesso tempo, ricorda la sua biografia familiare, come il fatto che suo padre, un insegnante, ha sempre vissuto sotto sorveglianza politica, poiché durante la Rivoluzione Culturale di Mao Zedong ogni attività intellettuale era sospetta e la cultura occidentale era vista come decadente e perniciosa.

L'autoritarismo statale fu responsabile anche della messa al bando dei primi film del regista, come artigiano borseggiatore (1997) e Piattaforma (2000), prima di raggiungere la fama internazionale. Nel documentario, vediamo estratti di questi primi film, che raccontano le vite emarginate di un pugno di giovani – molti dei quali amici di quartiere del regista – intervallati dalle passeggiate di Jia per la città, dalle lezioni agli studenti e dalle testimonianze dei collaboratori (direttore della fotografia, montatore, attore).

Guidati da Walter Salles insieme al critico francese Jean-Michel Frodon, anche lui co-sceneggiatore, questi molteplici dialoghi costituiscono una guida preziosa per comprendere il cinema di Jia Zhangke e il suo rapporto con questo gigante enigmatico e sconcertante che è la Cina contemporanea.

* José Geraldo Couto è un critico cinematografico. Autore, tra gli altri libri, di André Breton (brasiliano).

Originariamente pubblicato su Il blog di cinema dell'Istituto Moreira Salles.

Riferimento


Portato dalle maree (Feng liu yi dai).
Cina, 2024, 111 minuti.
Regia: Jia Zhangke.
Cast: Zhao Tao, Zhubin Li, Pan Jianlin.


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