Linee fondamentali della filosofia del diritto

Immagine: BEN NICHOLSON
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da JEAN-FRANÇOIS KERVÉGAN*

Presentazione dell'edizione brasiliana recentemente lanciata del libro di GWF Hegel

Pubblicato nel 1820, questi Linee fondamentali della filosofia del diritto (Grundlinien der Philosophie des Rechts) costituiscono una delle più grandi opere della moderna filosofia giuridica e politica, e uno degli scritti centrali di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831). Questo volume mette a disposizione dei lettori brasiliani un'originale e meticolosa traduzione in portoghese, curata da Marcos Lutz Müller, eminente specialista del pensiero hegeliano, che fu anche autore delle preziose note esplicative e interpretative che accompagnano questa traduzione.

Qui, appropriandosi dell'eredità delle teorie del diritto naturale moderno (Thomas Hobbes, John Locke, Jean-Jacques Rousseau, Immanuel Kant), GWF Hegel rompe con i presupposti individualisti e il legalismo di questa corrente a favore di un approccio dialettico e istituzionale a ciò che egli chiama lo “spirito oggettivo”, con lo scopo di pensare all'articolazione sistematica dei diversi domini (diritto, morale, politica) della filosofia pratica.

Ma tiene conto anche dell'eredità dei suoi predecessori, come suggerisce il sottotitolo dell'opera: “Diritto naturale e scienza dello Stato nel suo schema fondamentale”. A tal fine Hegel mette in atto, come egli stesso indica in vari punti del libro, le esigenze speculative enunciate nel scienza della logica (1812-1816) e nel Enciclopedia delle scienze filosofiche (prima edizione del 1817). Questo gli permette di pensare in modo unitario, come momenti successivi di un processo storico di realizzazione della libertà, il “diritto astratto” (diritto privato), la morale soggettiva e, infine, quella che chiama etica – Sittlichkeit –, vasto spazio di interazioni familiari, sociali e politiche, come queste si sono costituite e trasformate nelle società moderne.

Particolarmente innovativo è lo studio della società civile (Bürgerliche Gesellschaft), attraverso la quale Hegel cerca di dar conto degli effetti positivi e negativi dello sviluppo di una società di mercato che già in parte sfugge alla tutela delle istanze statali. In questo senso vi si intravede uno studio premonitore delle forme e delle conseguenze della globalizzazione capitalista, che egli considera insieme ineluttabile e inquietante, soprattutto perché dà luogo all'emergere di uno strato desocializzato, chiamato da Hegel il mob (“plebe”), che è il prodotto e il sintomo delle contraddizioni della società civile borghese.

Uno dei compiti che Hegel affida, dunque, alle istituzioni dello Stato “razionale” (post-rivoluzionario, costituzionale) è quello di gestire il più possibile queste contraddizioni sottoponendole alle esigenze di una “convivenza” politica cioè sempre da ricreare. Lo Stato, come lo concepisce Hegel, non è una macchina oppressiva, ma molto più “l'unione in quanto tale” di liberi cittadini, che accettano di sottomettersi a norme che costituiscono, per ciascuno di essi, non un ostacolo, ma una condizione della loro esistenza .libertà.

Questo approccio innovativo al diritto e alla politica ha aperto la strada a contestazioni rivoluzionarie dell'ordine sociale borghese e delle nuove egemonie che ha generato (Karl Marx, come Mikhail Bakunin, è un discepolo eretico di Hegel); ma servì anche, a volte, come garanzia per varie imprese riparatrici o addirittura reazionarie. La leggenda del “doppio volto” della filosofia hegeliana affonda le sue radici nell'eterogeneità di questo patrimonio.

Oggi, per chi la esamini con serenità, non c'è dubbio che quest'opera, che porta i segni delle profonde trasformazioni che le società europee hanno subito dalla Rivoluzione francese, è una riflessione sulle condizioni e le forme della libertà moderna.

*Jean-Francois Kervegan è professore di filosofia all'Université Panthéon-Sorbonne (Francia). Autore, tra gli altri libri, di Hegel et l'hégélianisme (Presse Universitaires Francia).

 

Riferimento


Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Linee fondamentali della filosofia del diritto. Traduzione e note: Marcos Lutz Müller. San Paolo, Editora 34, San Paolo, 2022, 736 pagine.

 

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