Di Jean-Pierre Chauvin*
Nei giorni scorsi i giornali hanno riportato l'ufficializzazione dell'Anagrafe Base Cittadina da parte del leader di questa neocolonia il 9 ottobre. Secondo informazioni pubblicate dalla stampa, il governo intende per attributi biometrici “caratteristiche biologiche e comportamentali come il palmo della mano, le impronte digitali delle dita, la retina o l'iride degli occhi, la forma del viso, la voce e il modo di camminare".
A giudicare dagli ultimi avvenimenti del nostro fumetto nazionale, gli internauti non devono stupirsi se incontrano colleghi di lavoro, familiari, amici, app driver, direttori di banca o parrucchieri, che reagiscono con la consueta rassegnazione. In questo gruppo di conformisti regnerà il discorso del sacrificio individuale a favore della sicurezza pubblica e la lotta contro varie forme di vagabondaggio.
La cosa più preoccupante, però, sarà il probabile comportamento assunto dall'orda di ex e neoconservatori che, in nome della presunta bontà e rettitudine dei costumi, debitamente guidati dalla luce metafisica comunicata da persone pseudo-religiose, convertiranno tali registrazione dei cittadini in un rimedio spirituale per le anime. Secondo la tua comprensione, che già sappiamo essere superficiale, falso e unidimensionale, sarà una panacea capace di risolvere tutti i mali e di estinguere i malfattori del tempo, siano essi identificati genericamente come “banditi”, o più specificamente, come comunisti, democratici, umanisti, intellettuali, insegnanti, giornalisti o comici, quasi tutti orbitanti tra i poli della Terra che quelli fingono di essere piatti.
Una lettura ingenua potrebbe vedere qualcosa di positivo nell'esistenza di un elenco di concittadini pre-registrato dal governo federale, poiché, in teoria, semplificherebbe l'accesso ai dati personali di soggetti potenzialmente cattivi, deviati e pericolosi. Ma cosa aspettarsi da questo, in una repubblica dove il rappresentante è pregiudicato, la toga è selettiva e la bacchetta tanto violenta quanto precisa?
Notizie di questo genere meritano di essere lette ed esaminate con la dovuta cautela. Agli occhi del capitano e della maggior parte dei suoi sostenitori, quasi tutti avrebbero motivo di occupare posizioni di rilievo nella sua lista di nemici immaginari. In dieci mesi di mandato quanti indiani, neri, donne, omosessuali sono stati uccisi? Quante volte sono stati abbattuti centri di religioni di matrice africana? Quanti insegnanti sono stati attaccati dagli studenti e sottovalutati dai governi, su scala municipale, statale o federale? Quanti pesci grossi della “nuova” politica sono stati giudicati per gli spropositi che hanno pronunciato, per le gaffe internazionali e per gli atti ripugnanti che incoraggiano, quando non li commettono, a sorridere come maniaci che odiano il popolo?
Forse potremmo ricorrere ad esempi tratti dalla letteratura per illustrare la situazione attuale ei suoi contorni. Ad esempio, la distopia orwelliana figurava nel romanzo 1984, in cui Winston Smith e la sua gente sono monitorati, giorno e notte, da teleschermi, sotto costante minaccia di arresto, per motivi discutibili come possedere libri o scrivere. Lettori più giovani, considerate lo scenario descritto da Veronica Roth in Divergente: mondo devastato in cui gli adolescenti confondono il significato di “scelta” personale con quello di classificazione obbligatoria, in nome della pace artificiosamente mantenuta dallo Stato.
Certamente ci saranno “ottimisti” che difendono l'esistenza di un catalogo di persone che riunisce i soggetti che classificano come “uomini buoni” o “malfattori”. Aderenti a frasi fatte e ben lontane dal buon senso ("chi non dovrebbe non abbia paura" o "la mia vita è un libro aperto"), il fatto è che si ostinano a dare credito alle atrocità dette e praticate da rappresentanti, i cui uffici e ministeri eccellono nel contraddire le funzioni alle quali, teoricamente, sarebbero destinati.
Uno di questi giorni, ognuno di noi – sorvegliato con l'ausilio di droni, veicoli lenti o vicini denunciati – verrà portato in una cantina, forse in carcere, senza sapere quali pensieri ha avuto, quali parole ha detto, quali gesti ha fatto , al punto di espiare il crimine mantenimento del bene, legge e ordine, in nome di Dio, profitto e milizie.
Così fingono di capire gli ideologi e i finanzieri dell'attuale malgoverno, quando parlano di qualcosa che non è mai accaduto in questo piccolo grande cortile degli Stati Uniti, terra dei liberi, casa dei coraggiosi.
*Jean-Pierre Chauvin Docente presso la Scuola di Comunicazione e Arti dell'USP