Letteratura in quarantena: quaranta giorni

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Di Daniel Brasile*

Commento al romanzo di Maria Valéria Rezende

Maria Valéria Rezende è una delle più prestigiose scrittrici brasiliane contemporanee. Oltre a una vasta opera per bambini e ragazzi, scrisse racconti, cronache e romanzi che conquistarono una legione di ammiratori.

quaranta giorni, pubblicato nel 2014, è forse il suo lavoro più viscerale. L'autrice rivela di aver vissuto per diversi giorni per le strade di Porto Alegre per creare la storia di Alice, un'insegnante in pensione costretta dalla figlia a lasciare il suo appartamento a João Pessoa per prendersi cura di un futuro nipote, nella capitale del Rio Grande do Sul.

La narrazione, scritta in forma di diario, rivela in modo quasi brutale il turbamento emotivo di Alice, appena arrivata in città e abbandonata dalla figlia, che andrà a studiare all'estero con il marito. Un vecchio taccuino, con una Barbie in copertina, diventa il ricettacolo delle frustrazioni e delle rivolte del protagonista. Insoddisfatta, scende in strada alla ricerca del figlio scomparso di un amico di Paraíba.

Alcuni riferimenti sono evidenti. I quaranta giorni del titolo riecheggiano l'episodio biblico di Gesù che cammina nel deserto, digiunando. Il nome del protagonista ci ricorda il personaggio di Lewis Carroll, nelle sue erratiche avventure in altre realtà.

L'Alice di Maria Valéria Rezende soffre la fame e il freddo mentre vaga per la periferia di Porto Alegre, entrando nei bassifondi e nei cantieri, dormendo sulle panchine della stazione degli autobus, cercando di assimilare il colpo di essere stata ingannata dalla propria figlia. La sua ricerca di un incerto Cicerone ha qualcosa di autoflagellante, ma anche di sublimatico, come se il ricongiungimento del figlio di qualcun altro riempisse il vuoto che si era creato nella sua vita.

Più che la trama, ci coinvolge il dominio narrativo dello scrittore, che alterna brani del diario a un resoconto successivo, lasciando volutamente alcune pagine incomplete, frasi senza punto. Questi dialoghi con la Barbie che adorna la copertina del quaderno riflettono lo stato angoscioso e confuso del personaggio, che troverà sollievo in alcune figure che incrociano il suo cammino, esseri che si aggirano anche per la città, ma che conservano alcuni valori come solidarietà e gratitudine. 

In questi tempi bui di quarantena, incontrare il quaranta giorni di Maria Valéria Rezende è più di una semplice coincidenza numerica. È un incontro con la letteratura brasiliana del XXI secolo, attraverso uno dei suoi massimi rappresentanti.

Lettura inquietante, che porta il lettore in un mondo invisibile, una Porto Alegre nera, nordorientale, povera e diseguale, lontana dai media e dalla cartolina. Ma è in questo paese delle meraviglie che Alice, senza coniglio a guidarla, trova la via d'uscita dal suo incubo.

*Daniel Brasile è uno scrittore, autore del romanzo seme di re (Penalux), sceneggiatore e regista televisivo, critico musicale e letterario.

Riferimento

Maria Valeria Rizende, quaranta giorni. Rio de Janeiro, Alfaguara, 2018 (https://amzn.to/45AS518).

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