da RACHEL ROLNIK*
Commento al libro “Scritture urbane”
Scritti urbani è la rara opportunità per il lettore interessato alla questione urbana di seguire le trame di un lungo percorso intellettuale, teso a dipanare le complesse relazioni tra le dimensioni economica, territoriale e politica dello sviluppo urbano brasiliano.
Nel libro l'autore ricostruisce un percorso inaugurato negli anni '70, quando, per la prima volta, la sociologia brasiliana riconosce la pertinenza e la specificità dell'urbano come oggetto di ricerca e quadro teorico. Quel momento, influenzato dal pensiero marxista strutturalista francese, fu segnato da una lettura del modello di urbanizzazione frutto del “miracolo brasiliano” basato sul ruolo dell'accumulazione capitalistica, dello Stato e dei mezzi di consumo collettivo.
In questa prospettiva, Lúcio Kowarick lancia la nozione di spoliazione urbana, nominando un processo eminentemente urbano di sfruttamento della forza lavoro, che opera attraverso l'inserimento precario dei lavoratori nella città.
Il concetto di spoliazione urbana ha influenzato un'intera generazione di studi, ma ha anche ispirato la visione strategica di dirigenti e tecnici direttamente impegnati nelle lotte urbane che si sono intensificate nel Paese a partire dall'inizio degli anni 1980. Questo è forse uno dei tratti più sorprendenti e peculiari del percorso intellettuale dell'autore: il suo pensiero ha la vitalità di chi pensa da e per una società in movimento. Si lascia così contaminare positivamente dalle nuove domande che popolano l'universo delle lotte per una città (e, quindi, una società) più giusta.
Per questo la nozione di esperienza, di soggettività sociale, trasforma l'iniziale determinismo macrostrutturale nel fondale di una scena con protagonisti attori, agenti reali. Il libro che segna questo passaggio è Lotte sociali e città, ispirato agli scioperi di São Bernardo e São Paulo, dal 1978 al 1980.
Allo stesso modo, nel movimento successivo, l'autore si sottrae a letture che demonizzano lo Stato e divinizzano i movimenti sociali, passando ad un approfondimento del tema della democrazia e sollevando il tema della cittadinanza.
Ancora una volta, i ritagli ei temi hanno a che fare con congiunture politiche: la fine degli anni '1980 e l'inizio degli anni '1990 portano alla luce le esperienze in Brasile di amministrazioni locali che vogliono essere democratiche e popolari. E così, personaggi di chiara opposizione allo Stato cominciarono ad assumere incarichi di governo, soprattutto nei poteri Legislativo ed Esecutivo municipali. I saggi prodotti dall'autore in questo periodo – l'ultimo dei libri – risuonano, seppur indirettamente, con le nuove sfide teorico-politiche scaturite da questa nuova configurazione. Cittadinanza e spazio pubblico diventano allora il fulcro della ricerca dell'autore. Secondo lui, è necessario “riflettere su un sistema politico che segue regole democratiche, ma non riesce a ridurre le vaste esclusioni sociali ed economiche: come possono esserci libertà politica ed estrema disuguaglianza sociale ed economica?”.
Per Kowarick, la chiave per comprendere la logica politica di questa situazione paradossale sono le nozioni di cittadino privato e sub-cittadino pubblico – lo spazio pubblico è governato non da regole esplicite e universali, ma da criteri di inclusione ed esclusione di diritti e doveri marcati favoritismo, forza di volontà e violenza. Si stabilisce così il primato del privato cittadino, “colui che con la sua fatica e la sua perseveranza, ha vinto nella vita, perché ha costruito la propria casa per tanti e dolorosi anni”.
In questo modo la logica dell'autoproduzione dell'abitazione, luogo per i lavoratori in città, si intreccia perversamente con la logica della concentrazione del potere e della sua perpetuazione, anche sotto regimi formalmente democratici.
Infine, nell'ultima prova di Scritti urbani (“Urban Investigation and Society”), l'autore svela i motivi che lo hanno spinto a pubblicare un libro presentando (e ridiscutendo!) uno per uno i concetti che si andavano costruendo lungo il suo percorso intellettuale. Trascrivo le sue parole, che definiscono la posizione da cui Kowarick colloca il suo intervento: “Il ricercatore urbano non è un agente di trasformazione sociale e politica.
Il suo ruolo fondamentale risiede nella produzione critica della conoscenza nel senso più forte e rigoroso del termine. Il suo ruolo è sovversivo, cioè di rivoltare, turbare, disordinare lo stato delle cose e delle idee, sconvolgendo l'interpretazione consacrata, l'azione ritenuta corretta ed efficace, la gerarchia dei valori e la razionalità dominante. Sovvertire significa mettere in discussione e verificare teorie, metodi e categorie analitiche; significa anche mettere in discussione e svelare le pratiche sociali dei più svariati gruppi presenti nelle gerarchie della società, con particolare attenzione ai molteplici valori, simboli, tradizioni ed esperienze delle innumerevoli componenti degli strati popolari”.
In tempi di neoliberismo accecante, è davvero un piacere vedere che esistono ancora pensatori sovversivi!
Nel tempo: un'altra traccia della sensibilità dell'autore: il libro è punteggiato dalle fotografie forti e precise di Tomás Rezende. Non si tratta di illustrazioni, ma di un dialogo che il testo instaura con un altro discorso – quello dell'immagine –, che svela gradualmente anche i segni dell'esclusione nella potente città di San Paolo.
*Raquel Rolnik è docente presso la Facoltà di Architettura e Urbanistica dell'USP. Autore, tra gli altri libri, di guerra di luoghi (Boitempo).
Originariamente pubblicato su Giornale delle recensioni, n. 65, dell'12/08/2000.
Riferimento
Lucio Kowarick. Scritti urbani. San Paolo, Editora 34, 144 pagine.