Marco Aurélio Garcia – due istantanee

Maria Bonomi, Plenilúnio, xilografia a colori, 89 x 157,8 cm, 1987.
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da WALNICE NOGUEIRA GALVÃO*

Testimonianza sullo storico e attivista politico

Due istantanee danno l'idea della grandezza della persona, che più di ogni altra ha aperto orizzonti. Estremamente intelligente e coltissimo, con modi da gran signore, la sua impeccabile cortesia convergeva con l'agilità del suo pensiero.

La prima riguarda l'editore della Fondazione Perseu Abramo.

Marco Aurélio ha creato per lei la collezione História do Povo Brasileiro e ha presentato un primo elenco di una ventina di temi. L'idea era quella di celebrare, con studi seri basati su ricerche originali, le conquiste del popolo brasiliano. Mi ha consegnato la lista e ha chiesto la mia collaborazione.

Subito gli ho detto che non era “del popolo brasiliano”: dov'erano le tue tre più grandi creazioni, che sono il calcio, la samba e il carnevale? Marco Aurélio non si scosse, aggiunse lì per lì i tre nuovi temi e ne approfittò anche per chiedere la partecipazione, che sarebbe poi sfociata nella pubblicazione di un mio libro, intitolato A suon di samba – Una lettura del carnevale carioca. La collezione comprendeva anche gli altri temi mancanti: basta consultare il catalogo.

Ha anche adattato un altro tema, che ha unito Canudos e Contestado, separandoli, così che, pochi anni dopo, ho potuto consegnare L'impero di Belo Monte - Vita, passione e morte di Canudos. Entrambi facevano parte della collezione História do Povo Brasileiro, creata da Marco Aurélio per la casa editrice della Fondazione Perseu Abramo.

Il secondo ha a che fare con il suo incarico presso il Segretariato della Cultura di San Paolo, quando Marta Suplicy era sindaco.

Dopo aver fondato il Colégio de São Paulo sulla falsariga di Collège de France, che conosceva bene dai suoi anni di esilio, mi chiamò per propormi di occuparmi di un corso da lui intitolato “Formazione della letteratura brasiliana”, da tenersi presso la Biblioteca Mário de Andrade, spiegandomi di cosa si trattava. Pensavo che esistessero dozzine, se non centinaia, di corsi di letteratura brasiliana in tutto il Brasile, da Oiapoque a Chuí, dato che erano obbligatori nei diplomi di Lettere delle innumerevoli Facoltà di Filosofia. Gli feci una controproposta: un corso di letteratura universale, che, appunto, nel paese non esisteva. Lui, come sempre, era puntuale. E lì preparai un corso semestrale, che finì per essere suddiviso in altri, così che in totale furono circa due anni di letteratura universale.

Con il vostro supporto, ho potuto chiamare alle conferenze solo specialisti. C'era una lezione su Omero, un'altra su Esiodo, un'altra su Dante, infine su tutti i più grandi nomi della tradizione occidentale fino ai giorni nostri. Ma anche intraprendendo altre tradizioni: lezioni su Mahabharata, su i mille e uno notti, o sulla tragedia attica o sul teatro Noh. Marco Aurélio annuiva a tutti ea tutto, e non costava poco, perché, oltre al compenso dei docenti, in molti casi bisognava anche pagare il biglietto aereo e l'albergo.

Grazie a lui, il programma del corso, fino ad allora inesistente nel Paese, così come la sua concezione – una classe per ogni apice della letteratura indipendentemente da lingua, periodo o nazionalità, tenuto da uno specialista -, ha potuto vincere un premio posto al sole e passato ad essere copiato da istituzioni pubbliche e private.

Per me, naturalmente, ho riservato la conferenza su Proust. Ho anche pensato di tenere la lezione inaugurale di presentazione del progetto, che sarebbe panoramica e coprirebbe l'intera storia della letteratura dai babilonesi con Gilgamesh - che ha lasciato segni odissea e Bibbia -, fino ad oggi. Marco Aurélio, come sempre molto impegnato, ha frequentato solo la prima lezione, che era già un grande onore.

Gli specialisti di San Paolo erano più a portata di mano e sono venuti non appena sono stati invitati. In alcuni casi, provenivano da più lontano. Benedito Nunes è venuto dal Pará per parlare di Rilke, così come Ivan Junqueira, traduttore e organizzatore dell'edizione bilingue di TS Eliot, è venuto da Rio per parlare del suo poeta.

Entrambi gli episodi mostrano la natura democratica e flessibile di Marco Aurelio, che, invece di respingere l'impertinente concorrente, incarnava il suo contributo. Non è normale che tanta tolleranza non si adatti né al mondo intellettuale né a quello politico...

Nel 1998 la Fondazione Perseu Abramo decise di indire un congresso per celebrare il trentesimo anniversario del 1968. Quando Marco Aurélio si unì al progetto, il direttore Zilah Abramo ci avvertì subito: ora la sua grandezza sarebbe stata diversa, non più timida come prima, ma molto più grande di quanto previsto, ben all'interno dei suoi orizzonti. Il risultato è stato un congresso mostruoso, tenutosi a San Paolo e duplicato all'Unicamp di Campinas, a cui hanno partecipato specialisti europei e latinoamericani, in risposta alla convocazione di Marco Aurélio.

E si è preso cura di organizzare un libro, pubblicando gli atti del congresso con l'ottimo titolo di Ribelli e manifestanti – 1968: Brasile, Francia e Germania, anche di portata internazionale, poiché fu lui, con il suo immenso prestigio, che riuscì a ottenere opere scritte su suo ordine da autori. Mettendo in chiaro, ancora una volta, che non ha fatto nulla a metà.

*Walnice Nogueira Galvao è professore emerito presso FFLCH presso USP. Autore, tra gli altri libri, di leggere e rileggere (Senac/Oro su blu).

 

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