Lasso di tempo: una tempesta di indecenza

Immagine: Ron Lach
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da VINÍCIO CARRILHO MARTINEZ*

Il diritto originario alla terra consacrata dalla cultura che ci ha costituiti tutti riconosce solo il Nomos della Terra. Non esiste alcun diritto al di fuori di ciò, né un’intelligenza artificiale permissiva verso chiunque cerchi di negare l’ovvio.

Questo testo dovrebbe chiamarsi proprio Time frame – lo stesso su cui è in corso un PL (Progetto di legge) e che sarà ripreso oggi, 30 agosto, nella plenaria della Corte Suprema Federale (STF).

Ebbene, è nella speranza che la casa del diritto delle leggi adempia alla sua missione più sacra, quella di salvaguardare la Costituzione federale del 1988 (CF88), che scriviamo questa nota; Tuttavia, già prevedendo che la lotta non sarà facile, occorre rimanere “attenti e forti”.

Quindi, d’ora in poi e sempre, aspettiamo e lottiamo affinché il Quadro Temporale venga preso di mira dal buon senso e non ci tormenti più con un’altra minaccia di regressione morale/sociale, civilizzatrice e negazionista.

Nella “lotta delle uova”, il Quadro Temporale attaccherà i diritti fondamentali dei popoli indigeni e la territorialità che hanno già acquisito in lunghe e immense lotte, allontanandoli dalle loro case. Cerca di decostruire tutte le demarcazioni indigene e quilombola che sono state consentite/raggiunte dopo il 1988 – anno di entrata in vigore della Costituzione Federale del 1988.[I]

Il che, di per sé, è già un’aberrazione (aberrazione in legis), in quanto si tratta di un affronto assurdamente immorale alla logica costituzionale, tanto più che la Costituzione cittadina non può essere una guida al male, essendo invocata come “temporale” demoralizzante di presupposti, principi, diritti e garanzie costituzionali.

Gli autori di Marco Temporal invocano la necessità di “regolamentazione” (denaturalizzazione, invalidazione) dell'articolo 231 della Carta Politica del 1988. Leggiamo il testo costituzionale:

Art. 231. Agli Indiani sono riconosciuti la loro organizzazione sociale, i loro costumi, le lingue, le credenze e le tradizioni, nonché i diritti originari sulle terre che tradizionalmente occupano, di cui l'Unione è responsabile della delimitazione, della protezione e del rispetto di tutti i loro beni.

§ 1 Le terre tradizionalmente occupate dagli indiani sono quelle che abitano stabilmente, quelle utilizzate per le loro attività produttive, quelle essenziali per la conservazione delle risorse ambientali necessarie al loro benessere e quelle necessarie alla loro riproduzione fisica e culturale, secondo i loro usi, costumi e tradizioni.

§ 2 Le terre tradizionalmente occupate dagli indiani sono destinate al loro possesso permanente, con l'uso esclusivo delle ricchezze del suolo, dei fiumi e dei laghi ivi esistenti.

§ 3 L'utilizzo delle risorse idriche, compreso il potenziale energetico, la ricerca e l'estrazione di ricchezze minerarie nelle terre indigene possono essere realizzati solo con l'autorizzazione del Congresso Nazionale, dopo aver ascoltato le comunità interessate, assicurando loro la partecipazione ai risultati della minerario, sotto forma di legge.

§ 4 Le terre di cui al presente articolo sono inalienabili e indisponibili, ed i diritti su di esse sono imprescrittibili.

§ 5 È vietato l'allontanamento dei gruppi indigeni dalle loro terre, salvo ad referendum del Congresso Nazionale, in caso di catastrofe o epidemia che metta a rischio la loro popolazione, o nell'interesse della sovranità del Paese, previa deliberazione del Congresso nazionale, garantito, in ogni caso, il rientro immediato non appena il rischio cesserà.

§ 6 Gli atti che hanno per oggetto l'occupazione, il dominio e il possesso delle terre di cui al presente articolo, ovvero lo sfruttamento delle ricchezze naturali del suolo, dei fiumi e dei laghi ivi esistenti, sono nulli e non producono effetti giuridici esistenti. , fermo restando il rilevante interesse pubblico dell'Unione, secondo quanto previsto dalla legge complementare, non generando nullità ed estinzione del diritto al risarcimento o alle azioni contro l'Unione, salvo, nella forma di legge, per quanto concerne i miglioramenti derivati dall'occupazione in buona fede.[Ii]

Sottolineiamo che il concetto di Popoli Indigeni significa garantire ai popoli indigeni il diritto alla terra come diritto originario, anteriore alla formazione dello Stato, della legge e della stessa società nazionale mista. In questo senso si tratterebbe – più che di un diritto fondamentale – di un vero e proprio diritto originario, permeato dall’humus della storia secolare e del diritto come fonte e origine del tonus della vita.

Il diritto originario alla terra consacrata dalla cultura che ci ha costituiti tutti riconosce solo il Nomos della Terra. Non esiste alcun diritto al di fuori di ciò, né un’intelligenza artificiale permissiva per chiunque cerchi di negare l’ovvio. Il diritto dei popoli indigeni corrisponde al loro “spazio vitale” – e al nostro.

Non sembra esserci alcuna confusione per quanto riguarda i portoghesi su quanto abbiamo registrato sopra e nella citazione dell'articolo 231 della Costituzione federale del 1988: non dovrebbero esserci malintesi sulla sua interpretazione; non si poteva pretendere l'interpretazione solenne dei diritti ivi garantiti, come clausola ferrea del Nomos da Terra.

Si legga ancora, per favore: “Le terre di cui tratta questo articolo sono inalienabili e indisponibili, e i diritti su di esse, imprescrittibili” (articolo 231, paragrafo 4, della Costituzione federale del 1988). Dopotutto, i golpisti della Costituzione sono anche detrattori della lingua madre.

Proprio a causa della distorsione costituzionale, la proposta di registrare l’interpretazione costituzionale incorporata nel Quadro Temporale è intrisa di una forte distorsione costituzionale, una vera trasmutazione costituzionale – in particolare perché utilizza un tipo di interpretazione di buon auspicio allo scopo di distorcere la Costituzione.

Trattano la legge delle leggi del 1988 come se fosse Frankenstein, un mostro non morto in cui le braccia mutilano le gambe e le gambe prendono a calci la testa, come se il preambolo fosse il primo bersaglio di un cervello assente.

O caput, lo spirito della Costituzione, della nostra carta politica del 1988, non può essere attaccato da interessi meschini, distruttivi dell’ambiente, della cultura nazionale, dei popoli e delle etnie che sono i veri creatori di questo Paese.

Gli antenati dei “visi pallidi” che propongono la Cornice Temporale hanno già trovato i popoli originari quando sono arrivati ​​qui. Molti di questi volti pallidi sono già venuti con l’intenzione di saccheggiare, di saccheggiare, desiderosi di arricchirsi velocemente, con il grilletto puntato sulla morte – e questo non potrebbe mai essere legittimato, così come non può essere legalizzato.

Quando Ulysses Guimarães ha dichiarato che “un traditore della Costituzione è un traditore della Patria”, non ha fatto altro che attirare la nostra attenzione sulla cosa più importante: la difesa della Costituzione federale del 1988, i nostri diritti e le nostre garanzie fondamentali.

Che nel giorno del giudizio finale di Marco Temporal, i traditori della Costituzione e del popolo brasiliano verranno spazzati via da qui da un'immensa tempesta civilizzatrice.[Iii] Che abbiano la decenza di comprendere e rispettare minimamente ciò che è iscritto nella Costituzione federale del 1998.

Inoltre, ai giureconsulti negazionisti viene detto: ricordatevi del principio di unità costituzionale e del principio di amorale/regressione sociale – se cioè la loro scarsa formazione permette loro di ricordare i nobili principi del diritto generale.

In conclusione: il titolo del testo evoca il sopraggiungere di una grande tempesta, e che cadranno su di noi piogge di logica, di moralità pubblica e di decenza nei confronti dei popoli originari.

Il tuono porti il ​​totem originario, conduca questo immenso appello alla “vita originaria”, e ci arrendiamo al diritto di coscienza – quello stesso diritto che ci garantisce di interpretare con validità ciò che leggiamo (vediamo o sentiamo), affinché che non ci permettiamo mai di sottometterci alle false dichiarazioni di coloro che sono sempre motivati ​​e interessati a colpi di stato e sabotaggi.

*Vinicio Carrilho Martínez È professore presso il Dipartimento di Educazione dell'UFSCar.

note:


[I] “La tesi opposta al quadro temporale è quella degli “indigeni”. Il Consiglio Indigeno Missionario (CIMI) spiega che l'indigenato è una tradizione legislativa che comprende che i popoli indigeni hanno il diritto alla terra come diritto originario, anteriore alla formazione dello Stato stesso». https://www.fundobrasil.org.br/blog/entenda-o-marco-temporal-e-como-ele-afeta-os-direitos-dos-povos-indigenas/?gclid=Cj0KCQjw6KunBhDxARIsAKFUGs8luYE3DUE25YmFCJm1OvL95j5gitz2spLVIkh62w3FpE2iuUdVUmsaAp8wEALw_wcB.

[Ii] § 7 Le disposizioni dell'art. 174, § 3 e § 4.

[Iii] Articolo 215 del CF88: “§ 1 Lo Stato proteggerà le manifestazioni delle culture popolari, indigene e afrobrasiliane, nonché quelle degli altri gruppi che partecipano al processo di civilizzazione nazionale”.


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