Marielle Franco e Arthur do Val

Immagine: Gioia del colera
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da RONALDO TADEU DE SOUZA*

Due fatti densi di reminiscenze che si articolano in modo da portarci alla situazione che stiamo vivendo oggi in Brasile

“gran parte di ciò che ha fatto la grandezza di questo lavoro [Alla ricerca del tempo perduto] rimarrà nascosto o inesplorato fino a quando questa classe [la borghesia aristocratizzata] nella lotta finale non rivelerà i suoi tratti fisionomici più forti”. (Walter Benjamin, L'immagine di Proust).

“Giustizia per Assata” (Legge 19/03 Goiânia informazioni: instagram: ayah_akili andpensar.africanamente).

Molto è già stato detto sulla memoria nella formazione della nostra vita. Sono innumerevoli i teorici sociali, i filosofi, i critici culturali e gli psicoanalisti che affermano che la memoria di una vita di quel tempo è l'aspetto fondamentale non solo degli individui, ma della società in cui sono inseriti. Sia nell'elevazione dell'identità di ciascuno, sia nelle modalità di organizzazione delle relazioni sociali, sia nei modi in cui affrontiamo eventi politici significativi, il passato è parte costitutiva dell'essere in senso lato.

Non senza ragione Marx disse all'inizio di Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte che lo spirito del passato e le tradizioni di altri tempi influenzano le azioni del presente – anche se dal punto di vista del linguaggio. E quel Beniamino Tesi sul concetto di storia, per aver affermato che siamo andati al passato come il salto di una tigre proprio in quello. Sia Marx che Benjamin scrivevano i loro rispettivi testi per coloro che si trovavano in condizione di essere sfruttati, oppressi dalle classi dominanti, umiliati nella vita di tutti i giorni dalle circostanze imposte dal capitale e dalle sue figure rappresentative e crudelmente sacrificati dalla violenza di Stato.

Entrambi intendevano richiamare l'attenzione sull'importanza per i subordinati di ogni ordine e grado del potere del ricordo; non della memoria che si fa forca e toglie lo slancio alla trasformazione imprigionando, talvolta astutamente, nel passato le passioni politiche, ma di quella che prevede la fusione con il contingente (questo il messaggio di Frantz Fanon alla fine del Pelli Nere Maschere Bianche) e si trasfigura in una soggettività indomabile, radicale, rivoluzionaria, per così dire, e rende presente il futuro. Fa dell'orizzonte delle attese un principio dialettico-oggettivo. Anche così, a volte dimentica quello che è successo nel corso dell'esperienza.

Per questo dobbiamo tenere presenti due fatti accaduti in questi giorni, ma densi di memoria, e articolati, per portarci alla situazione che stiamo vivendo oggi in Brasile. Questa settimana segna quattro anni dall'assassinio ordinato da Marielle Franco, e giorni fa abbiamo assistito a uno degli eventi più terribili della vita pubblica brasiliana: il viaggio di Arthur do Val in Ucraina e gli audio trapelati con le sue dichiarazioni sulle donne ucraine in mezzo all'umano sofferenza della guerra. (Questa guerra è promossa da coloro di cui, in generale, personaggi come questo cittadino si fanno portavoce, le classi dirigenti delle potenze mondiali - le borghesie e le élite imperialiste, Vladimir Putin e Russia compresi, cosa che ho già detto a chi ha orecchie per ascoltare, ascoltare e prestare attenzione al fatto che la regione ucraina è stata un'errata invenzione di Lenin e dei bolscevichi dopo il 1917.)

È necessario ricordare che Marielle Franco, una donna di colore, lesbica, di sinistra, militante socialista del PSOL (partito a cui era affiliata e che agiva in difesa dei poveri, uomini e donne di colore che subiscono ogni tipo di violenza poliziesca nella loro quotidianità vive), fu vigliaccamente sterminato dalle forze politico-poliziesche che, in un modo o nell'altro, governano oggi il Paese, con un programma economico-politico che mira alla letterale devastazione di coloro che attualmente sono considerati usa e getta dall'ordine del capitale (e Arthur do Val è inconfutabilmente uno dei più importanti politici e rappresentanti di quel blocco al potere). Marielle sarebbe senza dubbio una delle voci che gridano per lei e per lei. Ma questo non era possibile per lei.

Nel 2018 il Brasile era già completamente e moralmente conquistato (mancava solo il consolidamento materiale del potere statale, perché non dimentichiamolo, la presidenza di Michel Temer è iniziata nel 2016 con il golpe istituzionale, e che 9 su 10 che non sono di sinistra si qualificano come dizione della legittimità politica dell'impeachment) dalla destra di ogni colore. Oggi nessuno vuole associarsi al bolsonarismo, ad Arthur do Val e con una certa cinica timidezza crede nel MBL (i nostri liberali, o anche liberali). Nell'arco della controrivoluzione brasiliana dal 2014 al 2021, la ns 18 Brumaio per ricordare il saggio di Bruno Cava, ricordiamolo liberale-conservatore, conservatori, liberali, tradizionalisti, neoliberisti e social-liberali, ovviamente senza prendere posizione contro quanto stava accadendo, si inserisce la morte pianificata di Marielle.

Le descrizioni dell'omicidio razionalmente pianificato sono a disposizione di chiunque voglia verificarle, non le farò qui (l'ho già fatto nei tre anni dalla morte di Marielle sul sito la terra è rotonda); basti pensare che Ronnie Lessa ed Élcio Queiroz l'hanno perseguitata per più di tre mesi prima del giorno del delitto. Ed è questo arco, ormai in fase di stabilizzazione, visto che siamo alla vigilia delle elezioni – elezioni che a volte, non sempre e non riescono proprio, hanno la funzione di (ri)stabilire l'equilibrio instabile con la competizione per il voto ( Schumpeter) –, che rende impossibili le indagini e la rivelazione di chi abbia effettivamente chiesto lo sterminio della consigliera nera di Rio de Janeiro. Ora, in possesso del potere statale e senza nessuna delle pretese democratiche (Marx) ben pensate della sinistra legalista, era ed è naturale che il gruppo di destra che lo detiene abbia fatto, fa e farà di tutto per nascondere i responsabili : dei 9 colpi sparati da sicari contro Marielle Franco.

Arthur do Val – che si dice sia stato alleato di Sérgio Moro fino a poco tempo fa – è stato una delle figure più rappresentative di quella che alcuni chiamano la nuova destra brasiliana. In un certo senso, capendo bene le cose qui, è uno dei “responsabili”, responsabili indiretti e con un notevole grado di distanza da questo indiretto, per quanto accaduto il 14 marzo 2014 a Rio de Janeiro. Va ricordato che in quel contesto la città di Rio era occupata da forze militari al comando di Braga Neto; Il prestigio di Lava Jato è rimasto assolutamente intatto visti i suoi legami con i media aziendali; le idee di mercato organizzano il dibattito sul futuro del Paese; la sinistra è stata implacabilmente descritta come corrotta (quanto è bella la vendetta della storia); e i personaggi di destra erano accolti in tutti i salotti sociali e di potere come i signori del paese: era infatti il katechon una volta. Arthur do Val era uno di loro.

Oggi la borghesia, sia essa conservatrice, liberale, intellettuale, progressista, ha comportamenti di avversione alla figura di Val – ma nell'arco in questione si congratulava e gioiva quando andava a manifestazioni di movimenti e gruppi della sinistra più varia, che il più delle volte era fatta di gente che lottava per una vita un po' più dignitosa, e faceva domande ai presenti, domande e domande per cercare di umiliare chi è già umiliato, per cercare di disprezzare chi è già disprezzato, ai più assurdi, come: “sapete cos'è il plusvalore?”, “cosa ne pensate di Che-Guevara?”, “sapete cos'è un disavanzo fiscale?” eccetera. (Sì, caro Arthur do Val! Tutti sanno cos'è il “valore aggiunto”, sanno chi era il “Che” e “capiscono” le implicazioni del deficit non fiscale.).

Ma ecco che il (ex) alleato di Moro, e che è doveroso e doveroso rivelare, parlava e parla ancora per le forze di destra, per gli agenti di mercato, per il capitale e/o per la borghesia in buona teoria socialista classica, ( era un convinto sostenitore delle riforme previdenziali contro i dipendenti pubblici di San Paolo), e per i conservatori del momento, parte per un viaggio in Ucraina, insieme a Renan dos Santos (e la sua faccia da ragazzo dai bei locali notturni di San Paolo ). Lì, nel paese con la sua popolazione, la maggioranza dei lavoratori e dei ceti medi subisce la realtà di una guerra non pianificata da loro, anzi, “rivela” che tipo di gruppo e settore politico e sociale ci troviamo di fronte. La misoginia non basterà a qualificare le parole di Arthur do Val (va detto che alcuni settori fanno finta che non sia con loro che si tratta, è vergognoso come i media e altri settori dello spettro politico abbiano trattato il caso, se fosse uno di sinistra che in Brasile si può commettere il minimo errore, anche se la sincera valutazione e presa di posizione sarebbero tutt'altra cosa).

Il capo dell'MBL (Movimento Brasil Livre), che ha complottato insieme al suo - vale a dire lo stesso Sérgio Moro, Aécio Neves, Vem pra Rua, Kim Kataguiri, Brasil Paralelo, Instituto Mises, Instituto Millenium, Eduardo Cunha, Pondé e altri liberi pensatori e editorialisti democratici (ce ne sono tanti), economisti dei tanti XP sparsi per Farias Limas (André Esteves di BTG in testa), Olavo de Carvalho, PSDB, DEM, Jair Bolsonaro e lo spirito Ulstra – la deposizione di Dilma Rousseff , un colpo di palazzo levigato come se tagliasse con cura una pietra diamantata per Vivara (e che ora, ovviamente, esercita la diversità razziale), con l'identica anima santa che lo ha fatto mentire e creare falso Notizie su Marielle Franco, ma all'epoca in cui la santa alleanza si strinse nelle spalle, andò in Ucraina per dimostrare davvero cosa voleva come politico brasiliano.

Vuole, non dimentichiamolo, lo schiacciamento pratico e simbolico di tutti i subordinati: donne, neri, lavoratori, LGBTQI+ e indigeni. Ricordare che 1500 giorni fa Marielle ci ha lasciato nelle mani e nelle menti di personaggi-tipo come Arthur do Val e soci, ricomprendere le cose in modo ponderato, cioè coltivare la memoria come irruzione del passato nel presente-futuro, può portare noi non solo per riscattare la consigliera nera di sinistra, come quella di tutte e tutte che sono cadute e cadono nell'ardua lotta classe-razza, nella quotidianità e nell'emancipazione radicale.

*Ronaldo Tadeu de Souza è ricercatore post dottorato presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'USP.

 

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