Mário de Andrade nella settimana del 1922

Niki de Saint Phalle, la DANZA
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da ROBERTO JORGE REGENSTEINER*

Oggi e come nel 1922, le contraddizioni sociali raggiungono vette storiche

In questo saggio cerco di evidenziare le questioni cruciali di quel momento, intrecciandolo con il nostro presente, e propongo due suggerimenti. Rendere il 25 febbraio, data della morte di Mario de Andrade, il Macunaíma Day, con attività culturali che parlano dell'opera e della vita di uno dei grandi del Modernismo e ispirate all'esito del libro Pauliceia Desvairada (“Enfibraturas do Ipiranga”) organizzano una grande manifestazione il 7 settembre.

 

1922 – Il contesto

Il 1922 fu un anno intenso in Brasile e altrove. Le contraddizioni della società brasiliana hanno scosso il paese. Dal 13 al 18 febbraio si è svolta la Settimana dell'Arte Moderna presso il Teatro Municipale di San Paolo. Modernismo inaugurato. Il 25 marzo ha visto la fondazione del Partito Comunista a Niterói. Il 5 luglio i diciotto del Forte di Copacabana insorsero, innescando il tenentismo.

Per quanto si sa, a parte la sincronicità, questi eventi non erano direttamente correlati tra loro. Erano espressioni di quando la storia si stava scaldando e i grani della società stavano spuntando. O, per meglio dire, l'acuirsi delle contraddizioni sociali e l'aumento della lotta di classe.

Le occorrenze in Terra Brasilis interconnesso con eventi in altre parti del pianeta, soprattutto in Europa, sede di imperi colonizzatori. La relazione causale tra l'espansione del capitalismo imperialista europeo all'inizio del XX secolo e le disgrazie delle guerre mondiali è ben nota.

Spinte da forze sistemiche, cavalcando macchine a vapore, tenendo le redini dei telegrafi, saccheggiando i popoli di tutti i continenti, accecate dal denaro, le classi dominanti condussero le nazioni europee al disastro e all'aumento dello sfruttamento delle colonie. Hanno fatto male in questi episodi. In Unione Sovietica hanno visto i loro poteri estirpati. Lunghe dinastie furono difese in Austria, Germania, Italia, altrove. E, dove non sono stati defenestrati, hanno visto ridursi i loro poteri di parassitismo, di rendita fondiaria e di casse pubbliche. Se la cavarono male, ma non rinunciarono alla guerra.

Tali erano i venti che soffiarono nel 1922 quando i focolai dell'influenza spagnola si placarono. Gli sconvolgimenti storici delle lotte di classe si riflettono nel campo delle arti e viceversa. Quel 1922 in Brasile fu speciale.

 

Mário de Andrade 20 anni dopo: il grilletto, l'esplosione...

Nel febbraio 1942, Mário de Andrade ricorderà il periodo precedente alla Settimana 1922: “la verità è che la precoscienza prima, e poi la convinzione di una nuova arte, di un nuovo spirito, da almeno sei anni si andava definendo nella … sensazione di un piccolo gruppo di intellettuali, qui. Fin dall'inizio è stato un fenomeno strettamente sentimentale, un'intuizione divinatoria, uno… stato di poesia. Infatti: educati all'arte “storica”, conoscendo al massimo l'esistenza dei primi impressionisti, ignorando Cézanne, cosa ci ha portato ad aderire incondizionatamente alla mostra di Anita Malfatti, in piena guerra europea, che espone quadri espressionisti e cubisti? Sembra assurdo, ma quei quadri sono stati una rivelazione per me. E siamo rimasti entusiasti dell'uomo giallo, dello studente russo, della donna dai capelli verdi. E all'Uomo Giallo ho dedicato un sonetto parnassiano… Eravamo così”.

Anita Malfatti. L'uomo giallo (1a versione), 1915[I]

Alla fine del 1917 ebbe luogo la “Mostra di Anita Malfatti”. Le sue opere evocavano pittori europei rivoluzionari e moderni, uno stile che destò stupore. Monteiro Lobato, allora quasi quarantenne, montanaro della Valle del Paraíba, forte intellettuale con accesso ai media, criticava le forme dipinte, pur riconoscendo il talento dell'artista.[Ii]

L'unica risposta pubblica sembra essere stata quella di Oswald de Andrade, che nelle sue memorie afferma: “L'esibizione di Anita Malfatti ha provocato un calcio monumentale da parte di Monteiro Lobato, del tutto ignorante e malizioso. Sono l'unico a difendere timidamente Anita per il Journal do Comércio".[Iii] Il calcio di Lobato ha contribuito a formare lo spirito del gruppo che ha portato avanti la Settimana[Iv] e influenzato le opere di quel periodo.

Mário de Andrade segue narrando gli inizi: “Poco dopo [la mostra di Anita], [il poeta] Menotti del Picchia e Osvaldo de Andrade scoprirono [lo scultore Vitor] Brecheret nel suo esilio dal Palácio das Indústrias. E abbiamo reso realefantasticherie” di fronte alle esasperate stilizzazioni simboliche e decorative del “genio”. Perché Brecheret era per noi almeno un genio. Questo era il minimo di cui potessimo accontentarci, tali erano gli entusiasmi a cui ci suscitava. E Brecheret sarebbe stato presto il grilletto che avrebbe fatto esplodere Paulicéia Desvairada”.[V]

Dopo l'innesco, lo scoppio del libro prodotto da un artista in erba. Mário dice che, intorno al dicembre 1920, fu molto criticato in famiglia per aver pagato una bella somma per una Testa di Cristo con le trecce, realizzata da Brecheret e fusa in bronzo, di cui rimase incantato e che il personale della famiglia detestava.

“Ero allucinato, parola d'onore. Volevo uccidere. Ho cenato all'interno, in uno stato inimmaginabilmente sconvolto. Poi sono salito in camera mia, era sera, con l'intenzione di prepararmi, uscire, rilassarmi un po', sganciare una bomba al centro del mondo, non lo so nemmeno. So che ho raggiunto il balcone, guardando senza vedere il mio Largo do Paissandu. Rumori, luci, discorsi aperti che si levano da autisti a noleggio. Apparentemente era calmo. Non so cosa mi sia preso... Sono arrivata in ufficio, ho aperto un quaderno, ho scritto il titolo a cui non avevo mai pensato, Paulicéia Desvairada. L'esplosione era finalmente arrivata, dopo quasi un anno di angoscia interrogativa”.

Alcune poesie furono presentate ad amici e da loro commentate prima della pubblicazione di quello che sarebbe stato il suo primo libro firmato con il proprio nome.[Vi]

Anni dopo, registrando le avventure della produzione e pubblicazione di Pauliceia Desvairada, scriverà di un incontro con Monteiro Lobato, al quale aveva consegnato gli originali per la pubblicazione: pensieri sul libro, o meglio, il suo non pensare, poiché confessava di non aver capito niente di tutto ciò. E lui mi ha detto: “Non potresti scrivere una prefazione, una spiegazione dei tuoi versi e della tua poetica?” L'idea era splendida, ed è stato su richiesta di Mr. Lobato che ho scritto la “Prefazione Interessante”, la parte migliore del libro, secondo chi ha perso tempo e verità, piacendomi molto”.[Vii]

Il libro sarebbe stato pubblicato solo nel giugno 1922 finanziato dall'autore stesso.

Copertina della 1a edizione[Viii]

“La copertina è vestita con il costume dell'Arlecchino della commedia dell'arte italiana, losanghe irregolari, in bianco, giallo, rosso, verde, blu e nero, combinate a caso. Sovrapponendosi al colorato contorno geometrico, centrato, avanzando leggermente verso l'alto, il rettangolo, spessa cornice scura, angoli arrotondati, circonda lo sfondo chiaro, in cui spiccano il nome dell'autore e il titolo del libro: “Mário de Andrade/ PAULICEA/ DISTRATTO". La quarta di copertina, bianca, riprende, in scala minore, il gioco di macchie multicolori, su cui si staglia la vignetta editoriale latina “In onore del lavoro”. Sul dorso, in nero, sono impressi il nome dell'autore, il titolo e l'anno “1922”. Aprendo il depliant, sul frontespizio, si scopre anche la denominazione dell'editore di San Paolo, Casa Mayença, e le date “Dicembre 1920/a/Dicembre 1921”.

A pagina 41 salta all'occhio il disegno dai colori brunastri di Antonio Moya, come il portico pittorico delle poesie. L'indice, posto nell'ultima pagina, dispone l'ordine della “Dedica”, della “Prefazione interessante”, del titolo delle 21 poesie raccolte e di “As Enfibraturas do Ipiranga”. A pagina 144, l'ultima, il colophon indica la fine della tiratura del volume il “21 luglio 1922/ 100° dell'Indipendenza del Brasile”.[Ix]

 

La teoria e la pratica

Dopo la copertina c'è un'intrigante dedica a se stesso seguita dalla “Prefazione più interessante”. In esso Mário de Andrade presenta posizioni artistiche, poetiche, politiche e dati biografici. Ironico. Provocatorio. Testo che necessita di lettura lenta e di attenta apprensione. A volte enigmatico. Ma alcuni punti sono abbastanza chiari. Riferisce che all'età di dieci anni già misurava e rimava i versi. Mostra una poesia di quel tempo, chiamata Artista. In esso (oltre a padroneggiare rima e sillabe) rivela il suo desiderio di essere un pittore, che conclude con questo verso in solidarietà con i tristi e gli sfortunati:

“…vivrò dove abitano le Disgrazie;
e vivrò colorando sorrisi
sulle labbra di chi impreca o piange!»

Nel 1922, a ventinove anni, l'artista era già cresciuto, avendo abbandonato la pittura (sebbene la sua serie di disegni sulle città storiche del Minas Gerais mostri una buona padronanza della tecnica[X]) rivela di non vedere più “alcun divertimento in quello di persone che sottopongono commozioni a un letto di Procuste in modo da ottenere, in un ritmo convenzionale, un numero convenzionale di sillabe…. Adesso mi libero anche da quel pregiudizio”.

E, come non essere d'accordo con la sua sintesi in cui, dopo aver negato la dittatura dei metri e delle rime, dice di non disdegnare: le “oscillazioni danzanti di giri e decasillabi… Il trambusto vi si adatta. Perciò a volte entrano nel cabaret ritmico dei miei versi”.

Bella quella del "cabaret ritmico". Commozione e suoi sinonimi, esagerazioni, sono innumerevoli gli stati d'animo richiamati ed espressi nei versi di Pauliceia Desvairada, spesso associato ai paesaggi. “Inspiração” è il titolo della prima strofa che inizia e finisce con: “Sao Paulo! commozione della mia vita…”.

Scrive parole, frasi, paragrafi come frammenti che formano mosaici in cui riflette paesaggi urbani (“La mia Londra di nebbie fini”), cacofonie di commessi e accenti di immigrati, offrendo indizi sul paesaggio interiore dell'anima arlecchino dell'artista che si considera "... un Tupi che suona il liuto" e usa São Paulo come metafora di se stesso.

l'autore di Pauliceia Desvairada è colui che è già cosciente dell'inconscio, in sé stesso precursore. Citazioni Freud. Cita un numero sorprendente di autori e opere.[Xi] Risponde alle critiche. Afferma in contrappunto: “Quando è stata pubblicata una delle poesie di questo libro, molte persone mi hanno detto: “Non capisco”. C'è stata gente, però, che ha confessato: “Ho capito, ma non l'ho sentito”. I miei amici… mi sono reso conto più di una volta che si sentivano, ma non capivano. Evidentemente il mio libro è buono.

Lo scrittore di nomi ha detto di me e dei miei amici che eravamo dei geni o delle bestie. Penso tu abbia ragione. Sentiamo, sia io che i miei amici, la nostalgia del faro. Se fossimo pecorelle tali da avere una scuola collettiva, questo sarebbe certamente “faro”. Il nostro desiderio: illuminare. L'estrema sinistra in cui ci troviamo non ammette compromessi. Se geni: indicheremo la via da seguire; bestie: naufragi da evitare”.

 

sfida allo stabilimento

Ho sottolineato "i miei amici e me" per evidenziare il gruppo che influenza Mário de Andrade e si identifica con il suo lavoro[Xii]. Oswald de Andrade, in un articolo pubblicato, ha definito Mário un futurista, lodando la sua poesia. Mário gli risponde nella Prefazione Interessante[Xiii].

La concatenazione tra elaborazione di Pauliceia Desvairada e la realizzazione della Modern Art Week può essere paragonata al fumo di un vulcano in eruzione. Sotto le apparenze, nel profondo delle contraddizioni sociali, erano all'opera forze profonde.

Il modernismo era espressione di quella società in cui gli schiavi e gli abbandonati, i migranti appena arrivati ​​e i popoli indigeni attaccati nei loro territori si avvicinavano al proscenio storico. La Settimana del 1922 fu uno dei rimbombi attraverso i quali si sarebbero rappresentati negli anni successivi nuovi contingenti di popolo, diffondendosi nelle varie forme artistiche della pittura, della musica, della scultura, del teatro, influenzando ciò che venne dopo. Da quel momento in poi, sarà riconosciuto come riferimento imprescindibile nel campo delle arti, della cultura nazionale e della storia, “percorsi illuminanti”.

Quelle “bestie naufraghe” soffrono di campanilismo grottesco che rivendicano la gloria della Settimana per San Paolo o, al contrario, lottano per ridurne il protagonismo. I terremoti hanno epicentri. Le polemiche di parte sono facilmente vanificate dal fatto che sia nella Settimana stessa, sia prima e dopo, i protagonisti in boccascena, tra gli altri non paulisti, sono il pittore bahiano Di Cavalcanti[Xiv], il maestro Villa Lobos, di Rio de Janeiro (un gigante il cui lavoro di sintesi della nazionalità in musica fraternizza con quello di Mário de Andrade in letteratura).

Peggio che grottesco è chi contrappone Mário de Andrade e Oswald de Andrade come se fosse necessario schierarsi tra il Sole e la Luna, o tra due grandi stelle della galassia culturale di quegli anni. Promuovono uno sterile provincialismo. Potrebbero riconoscere che i modernisti nel loro insieme, e ciascuno nel suo modo specifico, hanno espresso ed elaborato un'opera sul Brasile che, lungi dall'essere monolitica e uniforme, stabilirà un movimento con riverberi e dispiegamenti.

Invece di mappare le realtà che hanno portato in primo piano i popoli brasiliani, i critici flafluzisti[Xv] come chiamarli Odorico Paraguassu[Xvi] esaltare il “chi brilla di più?”, disputa delle vanità. fanno pettegolezzi[Xvii] nel rapporto tra gli Andrade, come, perché e quando se ne andarono; Certo, è un argomento rilevante per comprendere il rapporto personale, le influenze reciproche e con i terzi, di un gruppo sociale che ha svolto un ruolo di primo piano nella cultura in una rivoluzione necessaria e innovativa.

La "Prefazione interessante" è seguita da ventuno versi e Pauliceia Desvairada si chiude con “Oratório Profano: Enfibraturas do Ipiranga”, satira critica della società a cento anni dall'“indipendenza” ea trent'anni dall'“abolizione” della “schiavitù” e dalla fondazione della “repubblica”.

 

premonizione, presentimento, premeditazione, pianificazione

C'è premeditazione da parte di Mário de Andrade e dei suoi amici. È importante capire l'organicità ei movimenti. “Chi ha avuto l'idea per la Settimana? Non so chi sia stato, posso solo garantire che non sono stato io. La cosa più importante era decidere ed essere in grado di realizzare l'idea. E il vero autore della Modern Art Week è stato Paulo Prado. E solo una figura come lui e una città come San Paolo potevano fare il movimento modernista e oggettivarlo nella Settimana”.[Xviii]

Durante il 1921, con le contraddizioni pulsanti della società che sarebbero sfociate nell'anno successivo, furono incubate la Settimana di febbraio 1922 e i versi di Pauliceia Desvairada, a cui Mário de Andrade stava dando luce, ispirato dalla città, in un linguaggio rivoluzionario nella forma e ricco di contenuti.

I personaggi di “As enfibraturas do Ipiranga (Oratório Profano)” hanno nomi ironici che rappresentano il popolo, i borghesi, gli accademici, i modernisti (“Auriverde gioventù”), le classi e i gruppi sociali e lo stesso Mario attraverso il personaggio chiamato “Minha Follia " [Xix], ha un'orchestra e il numero evidentemente assurdo di cinquecentocinquantamila cantanti. È stato ispirato dalle celebrazioni del "Centenario" dell'indipendenza e può essere letto come un'opera bufala o un susseguirsi di sketch divertenti o spunti per il futuro.

Non farò spoiler qui, ma non sarebbe divertente partecipare il 7 settembre 2022 - cento anni dopo, alle “Enfibraturas do Ipiranga”, rievocate? Potrebbe assomigliare a questo:

Lo spettacolo si apre con la scena “All'alba del nuovo giorno”.

Aggiungiamo la nostra voce ai 550.000 cantanti di Anhangabaú, cantiamo gli inni dei sostenitori organizzati, camminiamo e cantiamo le vecchie e nuove canzoni rivoluzionarie, e infine, all'unisono, marciando "ehi Bolsonaro se la prenderà nel culo". Poi siamo partiti per Planalto, organizzati in blocchi di scuole di samba, plotoni e bande.

 

Viva Mário de Andrade: altri razzi commemorativi

Impossibile leggere la “Interessante Prefazione” senza sospettare l'esistenza di una persona estremamente organizzata, che registra e cataloga. Tali sospetti sono confermati da raccolte di testi da cui si estraggono dettagli su quando e come ha realizzato le carte e come le avrebbe usate, quando avrebbe iniziato[Xx] eccetera. e per l'ingente presenza dei fascicoli nel lascito ora conservato all'USP Brasiliana e alla Casa-Museo.[Xxi] Oltre all'andradiano pubblicato, conservano lettere e altri oggetti che sono di per sé una raccolta rappresentativa di una cultura in cui passato e futuro si sono fusi, e lui, Mário de Andrade, era sia muratore che muratore per questo lavoro.

Fin da piccolo ha risposto a una chiamata interiore che lo ha portato a scrivere e ad interessarsi alle manifestazioni artistiche. È un intellettuale organico nella stessa misura in cui la permanenza del suo lavoro parla della validità delle ricerche che ha svolto, sia come artista che ha scritto capolavori, sia come ricercatore, che si è distinto nella costituzione di raccolte rilevanti, giocando in prima squadra, insieme a Câmara Cascudo e ad altri. La sua prassi comprendeva, oltre alla scrittura, l'azione negli organi dello Stato che, nel 1935, istituirono l'Assessorato (divenuto poi Segretariato) della Cultura della Città, seminando biblioteche e asili e, successivamente, nella Confederazione, nella Servizio Nazionale del Patrimonio Storico. Inoltre, un essere umano con molti amici; figlio e nipote affettuosi, corrispondente assiduo e prolifico, attento alle sue pratiche.

Il lettore che sente il bisogno di copiarlo informa in apertura di Prefazione Interessante: “Lettore: Il desvairismo è fondato” e dieci pagine dopo termina con: “E la scuola poetica è finita. “Devairismo”. Il prossimo libro ne troverò un altro. E non voglio discepoli. In arte: scuola = l'imbecillità di molti alla vanità di uno. Avrei potuto citare Gorch Fock. Ho evitato la prefazione molto interessante. "Ogni canto di libertà viene dal carcere".

Così finisce il Desvairismo di Mário de Andrade, che assume, in prima persona singolare, i rischi del ridicolo e afferma posizioni che saranno adottate dall'avanguardia politica ed estetica del suo tempo. Persona coraggiosa. Gli anni successivi mostreranno una traiettoria di contributo instancabile e qualificato alla causa della cultura e delle arti.

Tanto grande è il suo lavoro e tanti studiosi vi si dedicano che sono costretto a rivelarmi come un dilettante principiante. Tuttavia, chiedo agli intenditori il permesso di consigliare l'annata 1927-28 in cui, tra le altre pubblicazioni, Amare: verbo intransitivo,[Xxii] l'apprendista turista,[Xxiii] e il (mai celebrato, letto e conosciuto abbastanza, quanto è divertente e sfaccettato) Macunaima.[Xxiv]

Morì nel 1945, il 25 febbraio, nel bel mezzo dell'elaborazione di Meditazioni su Tietê. Bene, potremmo organizzare questo prossimo 25° Macunaíma Day...

* Robert Regensteiner è professore, scrittore e consulente in Management & Information Technology.

 

note:


[I] Carboncino e pastello su carta, cid; 45,50 cm x 61,00 cm;

Collezione di Arti Visive dell'Istituto di Studi Brasiliani – USP https://enciclopedia.itaucultural.org.br/obra1372/o-homem-amarelo-1-versao

[Ii] https://pt.wikipedia.org/wiki/Paranoia_ou_Mistifica%C3%A7%C3%A3o%3F

[Iii] Paiva, Theotonio, Nota introduttiva In: https://outraspalavras.net/sem-categoria/a-exposicao-anita-malfatti/#sdendnote2sym.

[Iv] “L'articolo “contro” di Monteiro Lobato, sebbene fosse solo una battuta rabbiosa, ha scosso una popolazione, ha cambiato una vita”, https://outraspalavras.net/sem-categoria/a-exposicao-anita-malfatti

[V] https://outraspalavras.net/poeticas/o-movimento-modernista-20-anos-depois/.

[Vi] Sottolineo per sottolineare il sottostante psicologico tra uno pseudonimo e il nome stesso. Nel 1917 aveva pubblicato C'è una goccia di sangue in ogni poesia con lo pseudonimo di Mario Sobral.

[Vii] “Il breve messaggio dattiloscritto [da Monteiro Lobato] su carta intestata, datato 17 settembre 1921, esagera nel giustificare il rifiuto. Lo loda in modo fazioso, strategico, eliminando l'impegno espresso: “Non ho avuto il coraggio di modificarlo. Questo è qualcosa di così rivoluzionario che è capace di far arrabbiare la mia clientela borghese e fargli lanciare un terribile anatema su tutte le produzioni della casa, facendoci fallire. Non sono una delle persone meno coraggiose, ma confesso che in questo caso il coraggio mi viene a mancare completamente... Penso che sia meglio che tu modifichi tu stesso il grido di battaglia rosso” (p.180). In: Moraes, Marcos Antonio de. Pauliceia persa nelle maglie della memoria. In L'asse e la ruota, Belo Horizonte, pp 178-179. v. 24, n.2, pag. 173-193, 201

[Viii] https://livreopiniaoportal.files.wordpress.com/2015/06/baud_pauliceia.jpg.

[Ix] Moraes, Marco Antonio de. Lo stesso, lo stesso

[X] V. http://casamariodeandrade.org.br/morada-coracao-perdido/# sito imperdibile con ottima organizzazione del materiale su Mario, compresi disegni e foto dell'artista e con lui.

[Xi] Magalhaes, Hilda Gomes Dutra. Tradizione e modernismo in Prefazione Interessante di Mário de Andrade (UFMT) in: https://core.ac.uk/download/pdf/229911964.pdf

“Come si può vedere, l'estetica di Mário de Andrade si genera attraverso un processo altamente dialogico, in cui artisti e teorici della Letteratura, della Musica e della Pittura vengono salvati con l'obiettivo di servire a legittimare l'opera d'avanguardia del poeta. Attraverso allusioni o citazioni, le pagine della “Prefazione molto interessante” popolano le pagine di Delacroix, Whistler, Raphael, Ingres, Grecco, Rodin, Debussy, Palestrina, João Sebastião Bach, Mohammed, Alá, São João Evangelista, Walt Whitman, Mallarmé, Verhaeren, Leonardo, Laurindo de Brito, Martins Fontes, Paulo Setúbal, Vicente de Carvalho, Francisca Júlia, Marinetti, Oswald de Andrade, Watteau, João Epstein, Edislas Milner, Shakespeare, Taine, Luis Carlos (Prestes), Anita Malfatti, Emílio Bayard, Rafael, Beethoven, Machado de Assis, Fichte, Musset, Pedro Álvares Cabral, Virgílio, Homero, Adão, Victor Hugo, Rigoletto, Galli, Pitágoras, G. Migot, Bilac, Gorch Fock, Heine, Gonçalves Dias, Rostand, Amadeu Amaral, Ribot, Renan, Wagner, Freud, Nun'Alvares, Gourmont, Rui Barbosa, João Cocteau. Si ricordano inoltre le opere Memórias Póstumas de Brás Cubas, I-Juca-Pirama, Promenades Littèraires, La noce massacrèe, Tarde e Só quem ama. (Olavo Bilac).

Oltre ai riferimenti di cui sopra, vale la pena ricordare che nella prefazione sono discusse le teorie del Futurismo, dell'Impressionismo, del Modernismo, del Parnassianesimo, del Surrealismo, oltre a concetti già noti sul brutto e sul bello estetico”.

[Xii] “E c'erano quelle fughe frenetiche nella notte, nella cadillac verde di Osvaldo de Andrade, per andare a leggere i nostri capolavori a Santos, in Alto da Serra, sull'Ilha das Palmas... E i nostri incontri nel tardo pomeriggio in redazione di Papel e Ink... E la falange che si ispessisce con Sérgio Milliet e Rubens Borba de Morais, arrivati ​​dall'Europa... E l'ascesa, a Rio, di un Manuel Bandeira... E le convulsioni dell'idealismo a cui Menotti del L'uomo e la morte di Picchia ci ha preso... E la stupefatta scoperta che c'erano dei quadri di Lasar Segall a San Paolo, già molto popolari nelle riviste d'arte tedesche... E Di Cavalcanti, uno degli uomini più intelligenti che abbia mai conosciuto, con i suoi disegni già in possesso di un'acidità distruttiva. Tutti geni, tutti capolavori geniali... Solo Sérgio Milliet metteva sul fuoco una certa inquietudine con la sua equilibrata serenità... E il filosofo del gruppo, Couto de Barros, grondava isole di coscienza in noi, quando in mezzo alla discussione, ha chiesto a mansinho: – Ma qual è il criterio che hai per la parola “essenziale”, o – 'Ma qual è il concetto che hai del “bello orribile”…” In: https://outraspalavras.net/poeticas/o-movimento-modernista-20-anos-depois/

[Xiii] “Non sono un (Marinetti) futurista. L'ho detto e lo ripeto. Ho punti di contatto con il futurismo. Oswald de Andrade, definendomi futurista, si sbagliava. È colpa mia. Sapevo dell'esistenza dell'articolo e l'ho fatto uscire…” e ancora: “Marinetti è stato grande quando ha riscoperto la forza suggestiva, associativa, simbolica, universale, musicale della parola in libertà. A proposito: vecchio come Adamo. Marinetti ha sbagliato: le ha fatto sistema. È solo un aiuto molto potente. Uso le parole liberamente. Sento che la mia tazza è troppo grande per me, e continuo a bere dalle tazze degli altri”.

[Xiv] Cosa sarebbe San Paolo senza bahiani? Grazie Tom Zé per “…my love”, grazie Caetano per la canzone, grazie Gilberto Gil e tutta la gente di Bahia che è arrivata qui.

[Xv] Un esempio di questa postura abbassata è il testo di Ruy Castro: https://www1.folha.uol.com.br/colunas/ruycastro/2022/01/a-semana-um-menos-um.shtml

[Xvi] Personaggio immortale di Dias Gomes incarnato dall'incomparabile Paulo Gracindo.

[Xvii] Spicca in questo ambito il sig. Ruy Castro con i suoi articoli a p. 2 del mattino Folha de Sao Paulo dove lascia il posto a commenti superficiali più appropriati al Journal Faces.

[Xviii] https://outraspalavras.net/poeticas/o-movimento-modernista-20-anos-depois/ Cap.1.

[Xix] “Minha Loucura” è una voce che è presente anche in vari momenti, nei versi che la precedono gran finale che chiude il libro dell'artista attento ai dettagli.

[Xx] Figueiredo, Tatiana Longo “I primi fascicoli del modernista Mário de Andrade” Mário de Andrade “determinarono, in una lettera-testamento al fratello, che la corrispondenza da lui ricevuta fosse chiusa e sigillata per cinquant'anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1945 L'archivio, la biblioteca e la collezione d'arte dello scrittore sono stati acquisiti dall'Università di San Paolo nel 1968 e conservati presso l'Instituto de Estudos Brasileiros. Dal 1995 in poi, scaduto il divieto, l'équipe coordinata dal Prof. Telê Ancona Lopez ha effettuato l'elaborazione archivistica della serie Correspondência di Mário de Andrade, vista la sua estroversione, in una ricerca sovvenzionata da IDB, VITAE, CAPES e FAPESP

[Xxi] Eccellente cura, manutenzione ed educazione osservata nella visita alla Casa-Museo di Rua Lopez Chavez a Barra Funda, così come il sito stesso http://casamariodeandrade.org.br/ con ottima integrazione di soggetti e fotografie fantastiche. molto utile a Cronologia Mário de Andrade: vita e lavoro, di Telê Ancona Lopez e del Mário de Andrade Team di IEB-USP, integrando i fatti e recuperando il loro riferimento all'interno dell'opera.

[Xxii] Amare – verbo intransitivo Un bel romanzo che ha fatto un bel film. Il titolo è provocatorio (Il verbo amare non ha bisogno di un oggetto? Che tipo di amore è questo di cui parla Mário de Andrade?). La trama espone un ritratto fedele dei comportamenti che ha raccolto all'interno delle case benestanti delle famiglie con cui ha vissuto nelle case di Rua Aurora, Largo Paissandu, Barra Funda all'inizio del XX secolo, e nelle classi tedesche con un signorina. Forse gli raccontava delle storie. Comunque sia, la trama espone le scene e le situazioni in cui una Fraulein viene assunta da un rispettabile borghese per iniziare sessualmente il suo primogenito al fine di evitare che diventi facile preda di qualche avventuriero egoista e sposabile che minaccia la sua proprietà. . Tale iniziazione avrebbe avuto luogo con il pretesto di essere un insegnante privato. Il romanzo porta materiale abbondante per verificare l'ipocrisia che dissocia l'amore e la sessualità in nome dell'interesse patrimoniale, che caratterizza un certo capitalismo maschilista in cui l'uomo vuole sottomettere la donna attraverso l'uso del denaro, ma questa è una conversazione per un altro capitolo .

[Xxiii] l'apprendista turista, sempre del 1927, che riporta viaggi nel Rio Grande do Norte, Pará, Amazonas . In RN, ha fraternizzato con Câmara Cascudo, un altro paladino della cultura, che ha messo in dizionario e storicizzato tutto, dai gesti alla mitologia, compreso il cibo con la sua meravigliosa Storia del cibo. L'incontro di quei due doveva essere fatto di fame e voglia di mangiare. Si dice che Camara lo portasse ovunque e non poteva essere una guida migliore.

Durante i suoi viaggi, l'avanguardia Mário de Andrade ha sperimentato la fotografia e la cattura del suono. Ho visto da qualche parte che, molto più tardi, nella seconda metà degli anni '1930, durante o dopo il suo mandato come segretario alla cultura SP, Mário de Andrade avrebbe donato quella che allora era la più grande collezione di dischi dell'emisfero australe (dove sarà custodita una cosa così preziosa?). O turista fu pubblicato prima come rubrica di giornale, poi come libro. Ritrae, in testi e fotografie (attività di cui fu precursore) il viaggio in Pará, al (meraviglioso Mercato) Ver-o-Peso, le settimane di viaggio lungo l'Amazzonia in barca fino al Perù, le popolazioni fluviali, il bambini indigeni, raccogliendo foto, registrando file, essendo molto attento all'ambiente circostante, un cercatore di parole, le loro etimologie e pronunce.

[Xxiv] Su Macunaima. Non sono sicuro di quando MdA sia entrata in contatto con il lavoro del tedesco Theodor Koch-Grunberg, che “ha viaggiato più volte attraverso il Brasile, la prima delle quali è stata nel 1896, come membro della spedizione guidata da Hermann Meyer, che ha cercato di raggiungere la foce del fiume Xingu. Tra il 1903 e il 1905 esplorò il Rio Japurá e il Rio Negro, raggiungendo il confine con il Venezuela. Questo viaggio è documentato e illustrato con numerose fotografie nei due volumi dell'opera Zwei Jahre Unter Den Indianern. Reisen nel Nord Ovest del Brasile, 1903-1905. (Due anni tra gli indiani. Viaggi nel nord-ovest del Brasile, 1903-1905). La sua seconda spedizione importante iniziò nel 1911, partendo da Manaus per Rio Branco e da lì per il Venezuela. Nel 1913 arrivò al fiume Orinoco dopo aver esplorato, a piedi e in canoa, diverse regioni ancora oggi di difficile accesso. Al ritorno a Manaus, scrisse il suo libro più importante, Vom Roraima Zum Orinoco (Dal Roraima all'Orinoco), pubblicato nel 1917.

Il suo contributo è fondamentale per lo studio delle popolazioni indigene dell'Amazzonia, dei loro miti e leggende. Le sue osservazioni ei resoconti di viaggio costituiscono una fonte importante per l'antropologia, l'etnologia e la storia indigena”. In: https://www.oexplorador.com.br/theodor-koch-grunberg-foi-um-grande-etnologo-e-explorador-da-america-do-sul/.

So che nel 1923 MdA aveva lezioni private di tedesco e prima ancora aveva iniziato a leggere in quella lingua. Si interessò a diversi autori, come si può vedere dalla Prefazione Interessante del 1922. Il fatto è che Macunaíma è un capolavoro. Ognuno che legge e sceglie gli strati della trama e delle sue narrazioni all'interno di un denso universo di possibilità interpretative. La mia lettura è quella di un personaggio di sintesi, un essere mitologico brasiliano in cui MdA ha amalgamato forti frammenti della multiforme nazionalità, delle varie e miste cosmogonie, con enfasi su quelle indigene; che viaggia attraverso tutti i biomi, espone sessualità spudorate e continua a mettere a nudo l'anima e la parola.

La ciliegina sulla torta è l'eroe del nostro popolo e il suo tormentone “Oh, che bradipo!”, rappresentazione di un popolo ancestrale impersonato brillantemente dal Grande Otelo nel film del 1969. un personaggio in formazione, della costituzione di un ideale Popolo brasiliano. Macunaíma offre una festa di argomenti di riflessione. Mostra un elevato standard di eccellenza dell'autore. Non mancano i motivi per cui abbiamo i "fine settimana di Mário de Andrade" così come c'è una celebrazione annuale di Joyce.

Faccio un avvertimento a MdA, quando afferma di aver scritto Macunaíma in 6 giorni alla fattoria di Tio Pio, ad Araraquara, dove aveva preso solo l'essenziale, di aver scritto quel libro con più di cento pagine in un solo scatto. .. Per me è difficile credere a tanta produttività anche considerando che avevo molti file pronti, comprese gustosissime raccolte di sinonimi sparsi in tutto il libro come gustosi condimenti.

Ecco, come aperitivo, ai lettori, sinonimi di denaro (alcuni ancora in voga nonostante l'inflazione e i cambi di valuta) offerti al lettore quando entrano Macunaíma e i suoi fratelli: “…terre del torrente Tietê dove era in voga il bourbon e moneta tradizionale era non più cacao, invece si chiamava filo contos contas milréis borós tostão twozentorréis fivehentorréis cinquanta bastoncini, novanta bagarotes e pelegas serpenti xenxéns caraminguás foche dal becco di gufo massuni calcare pesante gimbra siridó frocio e pataracos così, dove anche chiedere calzino nessuno ha comprato né per ventimila cacao. Macunaíma era molto turbato. Dover lavorare, lui, eroe…. Mormorò desolato: -Ai! che pigrizia!…” (capitolo V).

Per chi ama i sinonimi e il gergo brasiliano, Macunaíma ha molti piatti.

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