Marx o Jefferson?

Immagine: George Grosz
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da DYLAN RILEY*

Secondo Du Bois, il fondamento sociale della democrazia non risiede in una struttura di villaggio precapitalista con proprietà fondiaria collettiva, ma in uno strato di piccoli proprietari terrieri indipendenti.

WEB Il rapporto di Du Bois con il marxismo è diventato il fulcro di un considerevole dibattito nella sociologia americana; Ciò che è in gioco sono questioni sia intellettuali che cripto-politiche. Alcuni vogliono includere Du Bois nell’elenco della “teoria intersezionale”, una nozione che sostiene che tutto ha esattamente tre cause (razza, classe e genere), un’idea in qualche modo analoga al modo in cui i weberiani sono dogmaticamente attaccati a un insieme fisso di “fattori” (ideologici, economici, militari, politici).

Altri vogliono incorporarlo nella tradizione del marxismo occidentale e nel suo problema caratteristico, la rivoluzione fallita. In termini generali, il primo gruppo tende a enfatizzare i primi scritti di Du Bois, relativizzando così l'influenza del marxismo, mentre il secondo gruppo si concentra sulla sua opera successiva, con le sue critiche al capitalismo e all'imperialismo e le riflessioni sull'esperimento sovietico.

Ma il capolavoro di Du Bois, La ricostruzione nera in America, non rientra in nessuna di queste interpretazioni. Il concetto di “intersezionalità” non appare da nessuna parte, e non c’è prova che Du Bois pensasse in questi termini. Così come il proletariato di Du Bois, o almeno la sua parte politica più importante, non è la classe operaia industriale; è, infatti, la famiglia contadina, sia in Occidente che nel Sud, in bianco e nero.

Di conseguenza, il suo ideale politico era una “democrazia agraria”. A volte si riferisce, in modo un po’ fuorviante, a coloro che sostengono questo programma come “contadini” o “contadini proprietari terrieri”, il che potrebbe portare a pensare che sia più vicino al “populismo” nel senso russo che al marxismo. Ma anche questo sarebbe un fraintendimento, poiché, secondo Du Bois, il fondamento sociale della democrazia non va ricercato in una struttura di villaggio precapitalista con proprietà fondiaria collettiva, ma in uno strato di piccoli proprietari terrieri indipendenti (che fallì completamente nel apparso nel Sud dopo la Guerra Civile, a causa della feroce resistenza della plantocrazia, che produsse la figura anfibia del mezzadro).

A differenza di Du Bois, la maggior parte dei marxisti europei è stata cauta nel sostenere la ridistribuzione delle grandi proprietà rurali, a causa delle conseguenze politiche ed economiche della creazione di una classe contadina di piccoli proprietari terrieri. La divisione della terra può essere politicamente liberatrice ed economicamente regressiva, come ha chiaramente dimostrato la Rivoluzione francese. Ricordiamolo anche La questione meridionale di Antonio Gramsci, un testo che somiglia al Ricostruzione nera, fu scritto in parte come difesa contro l'accusa secondo cui il nascente Partito Comunista Italiano avrebbe preteso lo smembramento del latifondo meridionale.

Può darsi che, alla fine, il modo migliore per comprendere Du Bois non sia quello di un teorico intersezionale ante litteram e nemmeno come marxista, ma come democratico radicale e coerente. Il suo soggetto politico ideale era la famiglia contadina indipendente, capace, in una certa misura, di ritirarsi dal mercato, o almeno di parteciparvi a condizioni favorevoli e indipendenti.

In questo Du Bois dimostra di essere un pensatore profondamente americano, con una critica del capitalismo più repubblicana che socialista. Perché la preoccupazione di Du Bois non era il fallimento di una rivoluzione socialista, ma l'occasione mancata di un'Arcadia jeffersoniana.

*Dylan Riley è professore di sociologia all'Università della California, Berkeley. Autore, tra gli altri libri, di Microversi: Osservazioni da un presente in frantumi (Verso).

Traduzione: Julio Tude d'Avila

Originariamente pubblicato su Nuova recensione a sinistra.


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