da FERNANDO NOGUEIRA DA COSTA*
Il metodo transdisciplinare è più adatto a integrare diversi approcci e fornire un pensiero sistemico
Mi sono laureata alla FACE-UFMG alla fine del 1974. Frequentavo la seconda classe del Master in Economia dell'Unicamp. Ho scioperato per avere solo corsi con contenuti marxisti…
Oggi penso che il metodo transdisciplinare sia più adatto a integrare approcci diversi e a fornire entrambi un pensiero sistemico top-down [dall'alto verso il basso] quanto dal basso verso l'alto [dal basso verso l'alto], in un approccio olistico. Adotto la Teoria dei Sistemi Complessi (CST) perché questo approccio offre un quadro concettuale in grado di consentire l'analisi integrata dei fenomeni economici e sociali come sistemi interconnessi e dinamici, dove molteplici discipline interagiscono per spiegare comportamenti emergenti e modelli evolutivi.
La CST affonda le sue radici in diverse aree, tra cui la cibernetica, la teoria dell'informazione, la biologia e la fisica, e può essere applicata agli studi economici e sociali. Utilizzando questo metodo, l’economia non viene compresa solo attraverso l’analisi di parti isolate, ma piuttosto intesa come un sistema in cui gli agenti interagiscono in modo non lineare, creando modelli emergenti e dinamiche collettive.
La prospettiva top-down consente di analizzare come le strutture e le istituzioni macroeconomiche modellano i comportamenti dei singoli agenti e le regole del gioco economico. Già il dal basso verso l'alto osserva come le interazioni locali tra agenti eterogenei portino alla formazione di modelli globali e all'evoluzione di sistemi economici complessi.
La transdisciplinarità mira a trascendere i confini disciplinari, combinando metodi e concetti provenienti da aree diverse per creare una comprensione più profonda e completa. In questo modo, l’Economia Comportamentale o la Psicologia Economica si integrano intuizioni di Psicologia per comprendere le decisioni economiche, evidenziando come i pregiudizi cognitivi e le euristiche influenzano i comportamenti degli agenti.
L'economia istituzionalista o la sociologia economica esplora il modo in cui le istituzioni e le norme sociali modellano i sistemi economici, considerando i fattori storici e culturali influenti dello sviluppo economico. L’Economia Evoluzionistica o Biologia Evoluzionistica utilizza concetti della biologia darwiniana, come la selezione naturale e l’adattamento, per analizzare come si evolvono i sistemi economici e come emergono e si diffondono le innovazioni.
Infine, Economia della complessità o Econofisica utilizza metodi di fisica statistica e matematica applicata per modellare interazioni economiche complesse. Esamina le dinamiche delle reti economiche e i comportamenti emergenti.
Per rendere operativo questo metodo transdisciplinare, sono stati utilizzati modelli multiscala e simulazioni basate su agenti (ABM – Modellazione basata su agenti) sono strumenti utili. Questi modelli ci permettono di osservare come le interazioni individuali generano modelli emergenti a livello macro, e come i cambiamenti nelle strutture istituzionali e nelle politiche pubbliche si ripercuotono sul comportamento degli agenti. Nei sistemi ci sono proprietà come la non linearità, l'adattabilità, l'emergenza, l'autorganizzazione, la riproduzione.
L'ABM e il Network Modeling vengono utilizzati per simulare interazioni non lineari tra agenti e osservare come queste interazioni producono comportamenti collettivi. Queste simulazioni al computer consentono di testare scenari e prevedere gli impatti delle politiche, considerando l’adattabilità e l’incertezza inerenti ai sistemi economici.
Questa metodologia adotta una visione olistica, considerando gli aspetti comportamentali, istituzionali, biologici e fisici dell’economia come parte di un sistema integrato. Evita il riduzionismo semplicistico e promuove la comprensione per tenere conto dell’interdipendenza tra le componenti del sistema, consentendo sia l’analisi delle strutture macroeconomiche (top-down) nonché le dinamiche generate dalle azioni dei singoli agenti (dal basso verso l'alto).
Il successo di questo metodo dipende dalla collaborazione interdisciplinare, che combina le conoscenze di economisti, fisici, psicologi, sociologi, biologi e scienziati della complessità per sviluppare teorie e modelli in grado di catturare l’essenza multiforme dei sistemi economici. La cooperazione tra le discipline facilita lo scambio di concetti e metodologie, arricchendo l'analisi e consentendo intuizioni più profondo.
In sintesi, la CST e il conseguente pensiero sistemico, supportato da strumenti di modellazione e simulazione, formano un metodo transdisciplinare per integrare aree come l’economia comportamentale, istituzionale, evolutiva e della complessità. Questo approccio fornisce una base per comprendere l’economia, cioè l’attività economico-finanziaria, come un sistema adattivo e dinamico, capace di rispondere ad analisi sia su scala micro che macro, fornendo una visione veramente olistica.
In questo modo, la DSC ha una portata più completa rispetto alla classica teoria marxista del sistema capitalista, poiché è capace di integrare intuizioni di diverse teorie contemporanee, tra cui la macroeconomia post-keynesiana, la finanza comportamentale, la teoria schumpeteriana dell’imprenditorialità e delle innovazioni dirompenti e la teoria microeconomica delle organizzazioni e delle istituzioni. Questa integrazione consente un’analisi più completa e sfaccettata dei sistemi economici, con particolare attenzione alle dinamiche non lineari, alle interdipendenze e ai comportamenti emergenti.
TSC considera l’economia come un sistema adattivo complesso, in cui più agenti interagiscono e generano comportamenti emergenti che non possono essere previsti esclusivamente analizzando le singole parti. A differenza dell’approccio marxista, incentrato su una legge generale dell’accumulazione capitalistica e sulla lotta di classe con una visione dialettica e storicamente materialista, la TSC comprende diverse teorie moderne per descrivere i fenomeni economici.
Nel caso della Macroeconomia post-keynesiana, enfatizza l’incertezza, il ruolo degli investimenti e della domanda aggregata e l’instabilità finanziaria con l’oscillazione tra valori di mercato e valori intrinseci (fondati), fornendo analisi a lungo termine dei cicli e delle crisi economico-finanziarie . La finanza comportamentale fornisce una comprensione più profonda di come i comportamenti individuali e le decisioni irrazionali influenzano i mercati, qualcosa non coperto in dettaglio dalla tradizionale teoria marxista.
La teoria schumpeteriana si concentra sul ruolo delle innovazioni e dell’imprenditorialità nella trasformazione economica, descrivendo come le innovazioni dirompenti e i cicli di distruzione creativa modellano le dinamiche del capitalismo. La Teoria delle Organizzazioni e delle Istituzioni esplora il modo in cui le strutture organizzative, le norme sociali e le istituzioni modellano le interazioni economiche e gli incentivi degli agenti, fornendo una comprensione microeconomica più istruttiva.
Mentre la teoria marxista si concentra sulle contraddizioni interne del capitalismo, come lo sfruttamento del lavoro e la concentrazione del capitale, la CST consente l’analisi delle interazioni in modo più dinamico e adattivo. Riconosce le interazioni non lineari quando piccoli cambiamenti in una parte del sistema hanno effetti sproporzionati su altre parti (“effetto farfalla”).
I sistemi economici non sono statici. Si adattano ed evolvono con diverse emergenze nel tempo. Richiedono l'inclusione di nuove teorie e intuizioni spiegare come e perché si verificano i cambiamenti economici.
TSC riconosce come cicli di feedback (positivi e negativi) influenzano la stabilità o l’instabilità economica. Questa auto-organizzazione è assente nelle analisi economiche basate sul pensiero marxista.
La teoria marxista mira solo a spiegare i meccanismi di sfruttamento, lotta di classe e le dinamiche dell’accumulazione di capitale, ma presenta dei limiti quando si tratta di catturare fenomeni contemporanei come la complessità dei mercati finanziari. Non affronta in dettaglio i comportamenti finanziari speculativi e i meccanismi di mercato che provocano bolle e crisi, se non la persistente denuncia della “finanziarizzazione” ignorandone la causa.
Sebbene Marx riconosca l’importanza dello sviluppo delle forze produttive, la sua analisi dell’innovazione non coglie la nozione moderna di innovazioni tecnologiche dirompenti. Evidentemente non attribuisce alcuna importanza all’imprenditorialità come motore di trasformazione – e non soddisfa il desiderio popolare di ottenere mobilità sociale.
L’analisi marxista tende a trattare le classi sociali in modo omogeneo con un riduzionismo binario ed escludente (lavoratori contro capitalisti o “noi” contro “loro”), mentre la DSC e le teorie comportamentali enfatizzano l’eterogeneità e la diversità di comportamento tra gli agenti economici.
La TSC non solo incorpora ma espande anche la comprensione dei sistemi economici consentendo l’analisi multiscala. Integra sia l’analisi microeconomica che quella macroeconomica, catturando come le azioni individuali generano conseguenze collettive e come i macrofenomeni contestualizzano e influenzano le microdecisioni.
Strumenti come le simulazioni al computer e la modellazione basata su agenti aiutano a testare scenari complessi e a comprendere l’emergere dinamico di comportamenti e modelli economici. Il suo approccio ti consente di incorporare intuizioni di nuove teorie, tenendosi al passo con i cambiamenti sociali, tecnologici ed economici.
La DSC supera la teoria marxista del sistema capitalista in termini di capacità analitica e portata, poiché riesce a integrare una serie di teorie e discipline emerse dopo il XIX secolo. Fornisce una comprensione più dinamica e adattiva dei fenomeni economici, tenendo conto sia degli aspetti comportamentali che istituzionali, nonché delle innovazioni tecnologiche e delle complesse interazioni tra agenti. Questo approccio è più adatto a catturare la complessità e la volatilità delle economie moderne, consentendo un’analisi più olistica e realistica.
*Fernando Nogueira da Costa È professore ordinario presso l'Institute of Economics di Unicamp. Autore, tra gli altri libri, di Brasile delle banche (EDUSP). [https://amzn.to/3r9xVNh]
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