da ARTHUR COELHO BEZERRA
Estratto dall'introduzione, scelta dall'autore, del libro recentemente uscito
1.
Preso alla lettera, l'ecosistema informativo odierno sembra essere qualcosa di rivoluzionario, con i suoi schermi brillanti, le sue connessioni invisibili, i suoi sensori onniscienti e la sua velocità istantanea di comunicazione ed elaborazione dei dati.
L’innovativo apparato tecnologico, dotato di avanzate tecniche di organizzazione algoritmica e di rappresentazione digitale delle informazioni, è in grado di apportare maggiore prevedibilità ai risultati delle azioni umane, anticipare i fenomeni naturali, aumentare l’efficienza dei processi produttivi, espandere il potenziale artistico e scientifico e mitigare i rischi inerenti nel pianificare le più diverse attività della vita, garantendo agilità, comfort, efficacia e sicurezza.
Un esame più dettagliato delle attuali forme dominanti di produzione, circolazione e consumo di informazioni rivela tuttavia un gran numero di dilemmi etici, derivanti dalle contraddizioni che si nascondono sotto la sottile pelle di vetro e plastica dei dispositivi che metà della popolazione mondiale porta con sé . nella tasca.
Tra queste contraddizioni c’è la connessione ampliata che incoraggia l’isolamento individuale; il social network che frammenta la sfera pubblica; l’intelligenza artificiale che ipertrofizza la stupidità umana; l'apprendimento automatico che promuove l'ignoranza delle persone; la memoria computazionale che forgia l'amnesia cerebrale; l'accelerazione tecnologica che annienta il tempo libero; la flessibilizzazione del lavoro che porta i lavoratori al superlavoro; libertà di espressione che dà luogo a discorsi di odio; accesso all’informazione eclissato dall’oscurantismo negazionista; la società dell’iperinformazione che inaugura l’era della disinformazione.
Tutte queste contraddizioni, che verranno affrontate in questo libro, sono legate a un fatto storico determinante: l'avvento di un nuovo regime dell'informazione nel 21° secolo, in cui nuove forme di produzione, circolazione e consumo di informazioni sono soggette a vecchi rapporti. aspetti sociali del modo di produzione capitalistico, oggi metamorfizzato nella sua versione digitale. Questo è un regime che, dialetticamente, porta alla miseria informativa.
Il palcoscenico principale di questo nuovo regime informativo è Internet, una rete di interconnessione decentralizzata che consente la circolazione di dati digitali attraverso dispositivi elettronici senza fili. Sviluppata in ambito militare durante la Guerra Fredda, la rete comincia ad essere utilizzata, a partire dagli anni ’1970, da università e centri di ricerca nordamericani per scopi di comunicazione scientifica, per assumere contorni globali alla fine del XX secolo, quando diventa importante di convergenza di un’entità astratta antica, che assume tratti mistici nella società capitalista: il mercato.
Nel 1995, quando la rete informatica si era già estesa all’Europa, all’Australia e all’Asia, per arrivare timidamente anche in Africa e in America Latina (il punto di riferimento emblematico dell’internet brasiliano si trova all’Eco 92, a Rio de Janeiro), tutte le restrizioni sull’uso di Internet per il traffico commerciale negli Stati Uniti e l’ambiente online diventa libero – nel senso liberale del termine – di essere sfruttato economicamente al massimo.
Da allora, nuovi prodotti, nuovi servizi, nuove forme di mediazione e classificazione delle informazioni e nuovi processi di produzione, circolazione e consumo di beni sono stati creati come risultato di una serie di sconvolgimenti tecnologici, termine in voga usato per riferirsi ai progressi tecnologici che promuovono cambiamenti radicali nell'economia, nella politica, nella cultura, nella scienza e nella vita sociale in generale. All’interno della società capitalista, le innovazioni tecnologiche sono guidate principalmente da società commerciali, gestite secondo gli interessi economici dei loro proprietari e azionisti.
2.
Nei luoghi e nelle circostanze del momento storico in cui prevale la forma sociale capitalista, la caratteristica centrale del regime informativo dominante è la sussunzione dei modi di produzione, circolazione e consumo dell’informazione agli imperativi della valorizzazione del capitale. Da qui la profusione di espressioni nella letteratura scientifica degli ultimi decenni, come capitalismo digitale, capitalismo informativo, capitalismo cognitivo, capitalismo di piattaforma, capitalismo 24 ore su 7, XNUMX giorni su XNUMX, capitalismo incentrato sui dati o capitalismo di sorveglianza.
Astraendo le diverse (e talvolta antagoniste) prospettive teoriche che sostengono ciascuno di questi termini, ciò che si nota è una grande varietà di predicati che fanno riferimento allo stesso soggetto storico supersensibile, il capitale, che negli ultimi cinque secoli ha assunto funzioni mercantili, industriali e forme finanziarie, oggi congiuntamente attive nella cosiddetta “era digitale”.
È vero, dice il filosofo Luciano Floridi, che la tecnologia ha aiutato l'umanità a delimitare i periodi della sua storia, come vediamo nella cosiddetta età della pietra o età del ferro. Nel fare ciò, tuttavia, è necessario evitare di cadere nel superficiale strumentalismo che incensa le innovazioni tecnologiche dell’era digitale, e prestare attenzione alle determinazioni politiche ed economiche che modellano la modalità dominante di produzione dell’informazione. Solo in questo modo saremo in grado di stabilire una critica emancipatrice della tecnologia, che tenga conto del ruolo preponderante delle società di Internet nella fluida architettura del capitalismo globale contemporaneo.
Muovendosi in questa direzione, la prima determinazione da evidenziare viene dal riconoscimento che le informazioni, provenienti da dati e metadati prodotti dalle persone nell’uso quotidiano delle reti digitali, sia nel lavoro che nel tempo libero, sono ormai essenziali per i modelli di business del mondo. i più grandi conglomerati multinazionali della tecnologia, la cui concentrazione del potere economico sarebbe inimmaginabile per gli standard del secolo scorso.
Un simile impero è costruito senza tener conto delle molteplici implicazioni negative che le sue nuove modalità di produzione e circolazione dell’informazione portano alla socialità, alla cultura, alla sicurezza, all’economia, alla partecipazione politica e alla salute degli individui.
Basti pensare, ad esempio, a problemi che hanno acquisito rilevanza negli ultimi anni, come i casi di depressione, ansia e dipendenza da internet (soprattutto nei giochi elettronici e nei social network), la creazione di bolle informative che coltivano l’odio, il sessismo e il razzismo algoritmico, la massiccia circolazione di disinformazione e negazionismo scientifico e ambientale e altri fattori che corrompono l’integrità dell’informazione, interferiscono nelle elezioni di rilevanza internazionale, incoraggiano il discredito della scienza e della stampa, danneggiano la lotta contro le pandemie, propagano l’intolleranza religiosa e rendono difficile la difendere la biodiversità.
A queste piaghe si aggiungono tutte le attuali forme di sfruttamento della forza lavoro, pilastro principale della società capitalista, base su cui poggia la sovrastruttura dell’attuale regime informativo, con il suo quadro giuridico permeabile alla precarietà del lavoro e alla sua politica neocoloniale che sfida le sovranità nazionali e sfrutta i minerali e le menti del Sud del mondo, entrambe risorse essenziali per il funzionamento di una rete che si avvicina a consumare il 20% di tutta l’energia del pianeta.
Tutti questi fattori richiedono alle scienze umane e sociali, e in particolare agli studi critici dell’informazione, di produrre diagnosi che non si limitino a descrivere il regime dell’informazione nel suo aspetto esteriore, ma che rivelino anche l’essenza dei meccanismi di sfruttamento, di oppressione e di controllo sociale che evitare che il regime attuale sia migliore di quanto non sia in realtà.
* Arthur Coelho Bezerra è professore nel programma post-laurea in scienze dell'informazione presso l'IBICT-UFRJ.
Riferimento
Arthur Coelho Bezerra. Miseria informativa: dilemmi etici dell’era digitale. Rio de Janeiro, Editora Garamond, 2024, 140 pagine. [https://amzn.to/3L7p7Of]

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