Neoliberalismo e criminalizzazione della povertà

Eliezer Markowich Lissitzky, Cuneo con quadrato rosso (tempera su carta), senza data
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da MARCO MONDAINI*

Prefazione al libro recentemente pubblicato, a cura di Terçália Suassuna Vaz Lima

L’ultimo quarto del XX secolo ha segnato un punto di svolta significativo nella storia del modo di produzione capitalistico, così come nel percorso dello Stato e dell’insieme delle istituzioni da esso create a partire dai processi rivoluzionari che hanno avuto luogo in Inghilterra, Stati Uniti e Francia, nel XVII e XVIII secolo.

Dopo un breve periodo di circa trent’anni in cui, nel Nord del mondo, il capitalismo si “organizzava” a causa delle distruzioni generate dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale, dalla costruzione dello spaventoso mondo comunista creato attorno all’Unione Sovietica, dalla lotte della classe operaia al suo interno e a causa delle crisi cicliche del modo di produzione stesso, a metà degli anni ’1970 si raggiunse un punto di svolta in cui il sistema del capitale fece nuovamente appello all’uso sistematico della barbarie che lo aveva sempre caratterizzato al suo interno. i suoi limiti geopolitici e, soprattutto, nei suoi rapporti con i paesi e i popoli del Sud del mondo, a partire dal suo primitivo processo di accumulazione.

La nuda barbarie che ritorna sulla scena storica dalla quale non era mai stata del tutto assente era – e rimane tale fino ad oggi – il risultato dell’attuazione di una formula responsabile dell’aumento esponenziale dei livelli di sfruttamento e di oppressione del capitalismo, vale a dire, i suoi tassi di disuguaglianza, povertà e violenza.

Questa formula si chiama neoliberalismo e Stato penale. Ne sono conseguiti fenomeni quali la criminalizzazione e il controllo della povertà, l’incarcerazione di massa, la mancanza di protezione sociale per i bambini e l’adolescenza, la preservazione e l’aumento dello sfruttamento sessuale a fini commerciali di bambini e adolescenti e il lavoro minorile – fenomeni trattati nel libro di cui sono soddisfatto. dire in prefazione in un momento di transizione della storia brasiliana, conseguente alla sconfitta dell’estrema destra guidata dal capitano di riserva dell’esercito (di carattere neoliberista e punitivo, tra l’altro) nelle ultime elezioni presidenziali del Fronte Ampio Democratico che si è formato intorno alla candidatura di Lula.

Organizzato dalla dottoressa in Servizio Sociale dell'Università Federale di Pernambuco (UFPE) e professoressa dell'Università Statale di Paraíba (UEPB), Terçália Suassuna Vaz Lima, il libro intitolato Neoliberalismo e criminalizzazione della povertà riunisce dieci articoli scritti principalmente da assistenti sociali post-laurea, molti dei quali già insegnano nell'istruzione superiore, in università pubbliche e private, tra cui ex studenti dei miei corsi universitari e post-laurea in Servizio sociale dell'UFPE e colleghi di insegnamento e ricerca nell'istruzione superiore - un dato che esprime ancora una volta la crescita quantitativa e qualitativa della produzione svolta nell'ambito del Servizio Sociale.

Ma, al di là di criteri meramente accademici, il libro in questione esprime l’impegno etico-politico di un gruppo di professionisti che spostano lo sguardo su (e in difesa di) una delle porzioni della popolazione brasiliana che più sente nel proprio corpo e sulla anima gli impatti della riduzione delle risorse destinate all’area sociale di uno Stato che non si è mai dotato di una struttura vicina a quella del Social Welfare State dei paesi del Nord globale e che riproduce un passato schiavista e patriarcale che insiste per non passare. Un passato di disuguaglianze sociali ed etnico-razziali, tra molte altre, che è rafforzato dalle politiche macroeconomiche e dai sistemi di valori neoliberisti.

Una parte della popolazione brasiliana che soffre nel corpo e nell’anima le conseguenze dell’avanzata di pratiche punitive che, per smentire il falso discorso del Brasile come paese di impunità, penalizzano selettivamente bambini e adolescenti figli di una classe operaia – per lo più nera – sempre più precari e privi di diritti e garanzie sociali e, contemporaneamente, sempre più “gestiti” dalle politiche di contenimento dello Stato Penale e della sua cultura necrofila.

Per queste ragioni, Neoliberalismo e criminalizzazione della povertà merita di essere letto da tutte le persone interessate ad affinare il proprio spirito critico per intervenire nelle lotte contro lo Stato penale neoliberista in Brasile.

*Marco Mondaini, storico, è professore presso il Dipartimento di Lavoro Sociale dell'Università Federale di Pernambuco (UFPE) e coordinatore e presentatore del programma Trilhas da Democracia.

Riferimento


Terçália Suassuna Vaz Lima (org.). Neoliberalismo e criminalizzazione della povertà. (mancanza di) protezione sociale per l’infanzia e l’adolescenza in Brasile. Campina Grande, EDUEPB, 2023, 392 pagine.


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