Al Grande Fratello Brasile

foto di Cristiana Carvalho
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da THIAGO BLOSS DE ARAÚJO*

Il comportamento suicidario e il destino della sofferenza etico-politica

La stagione in corso del Grande Fratello Brasil è quella che ha maggiormente capillarizzato, tra la popolazione generale, le polemiche e le polemiche che solitamente caratterizzano il programma, arrivando anche all'attenzione di persone che poco sanno della sua esistenza. Purtroppo la spettacolarizzazione della violenza e della tortura promossa da questo reality show non è una novità. Tuttavia, per la prima volta un partecipante (Lucas), dopo aver subito ricorrenti forme di umiliazione, ha deciso di abbandonare il programma.

Lucas, un giovane uomo di colore, povero e bisessuale, tragicamente fa parte dei segmenti che subiscono più violenze e si uccidono di più in Brasile, vale a dire: la popolazione povera, non bianca e LGBTQIA+. Questi segmenti, strutturalmente viziati, rivelano l'evidente correlazione tra violenza (fisica o simbolica) e comportamento suicidario.

Nonostante il Grande Fratello sia uno dei tanti programmi costituiti attraverso la menzogna pianificata e gestita dell'industria culturale, è innegabile che ne riproduca (in parte) le dinamiche sociali. Un ambiente composto da un gruppo di individui in isolamento, in competizione diretta, costantemente sorvegliati, spogliati di spontaneità e costretti a un individualismo estremo per sopravvivere nella competizione, assomiglia (e molto!) all'attuale fase del capitalismo della sorveglianza pandemica, la cui essenziale base è costituita da lavoratori precari delle applicazioni.

In questo senso, il programma riproduce inevitabilmente anche la violenza sociale del razzismo, dell'omotransfobia e dell'aporofobia, che permea in misura maggiore o minore la formazione soggettiva di ognuno. Lucas, fragile fin dall'inizio, divenne il bersaglio della gerarchia che si formò lì, subendo intense persecuzioni e umiliazioni televisive. L'apice di questa violenza irrazionale, culminata nel suo ritiro, è avvenuto poco dopo aver espresso la spontaneità del suo desiderio, in cui è stato protagonista, insieme a Gilberto, del primo bacio tra uomini nella storia del programma. Questa rara libera espressione del desiderio è stata subito punita, invalidata, messa a tacere.

Infatti, in un programma televisivo, artificioso alla base, c'è ancora la possibilità di dimettersi. E nella realtà concreta? Lucas, nel suo ritiro, ha messo in scena in modo spettacolare “la via d'uscita” trovata dalla popolazione non bianca, povera, periferica, LGBTQIA+ violata all'interno di una società borghese bianca eterocisnormativa: il suicidio.

La sua sofferenza è il risultato di rapporti di forza, quindi, è una sofferenza essenzialmente politica. Pur esprimendosi nell'individuo, è una sofferenza particolare e, allo stesso tempo, universale. Rivela la sofferenza psichica dell'individuo, dei suoi coetanei e di tutte le generazioni che lo hanno preceduto, oppresse per secoli a causa della razza, della classe e dell'orientamento sessuale. Questa sofferenza etico-politica, pur essendo presente, esprime una lunga storia di violenza e di dominio, il che rende il suicidio di quella popolazione alquanto ambiguo, in quanto molto più vicino all'omicidio. In questo senso, il programma ripete la realtà sociale: impedisce a Lucas di essere ed esistere come vuole essere ed esistere.

Possa la sua inaspettata dipartita, dopo successivi episodi di tortura spettacolarmente esplorati dal reality, rivelare quanto la sofferenza psichica non possa essere ridotta a mero fenomeno individuale, non sia cioè una mera espressione dell'intima incapacità dell'individuo di adattarsi alle relazioni con l'un l'altro e con il mondo; tanto meno il risultato di una “mancanza di resilienza”, parola molto di moda nell'attuale fase pandemica del capitalismo.

Al contrario, questa sofferenza non è il risultato di un mancato adattamento, ma di un eccesso di adattamento dell'individuo ai rapporti di potere, materialmente e storicamente costituiti, che lo attraversano dalla nascita e che lo mutilano nelle sue figure di libertà, in la tua spontaneità, nel tuo desiderio. Negazione della soggettività e rinuncia alla vita, violenza e suicidio sono fenomeni inscindibili nella realtà brasiliana. Questa è una delle mete della sofferenza etico-politica.

Infine, a chi difende con le unghie e con i denti il ​​potere di superare l'individuo, chiedo: dopo tutte le torture trasmesse in diretta, oserebbe dire che Lucas ha lasciato il Grande Fratello Brasile per la sua mancanza di resilienza?

* Thiago Bloss de Araújo Master in Psicologia Sociale presso l'Università di São Paulo (USP).

 

 

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