nord-orientale

Ceri Richards, La rosa storta, 1965
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da WALNICE NOGUEIRA GALVÃO*

Commenti sul cinema e la letteratura prodotti nel Nordest

All'inizio di quest'anno, Cinemateca Brasileira ha tenuto il ciclo Nordestern – botto in stile brasiliano, con film di finzione, documentari, lungometraggi e cortometraggi, accompagnati da due tavole rotonde.

Alcuni dei capolavori dell'arte sono stati esposti, come ad esempio Il drago del male contro il Sacro Guerriero (ma no Dio e il diavolo nella terra del sole), di Glauber Rocha. Né erano rarità come Lampada, l'unico documento visivo esistente sul grande leader del cangaço, 11 preziosi minuti filmati da Benjamin Abraão, oggi depositati presso l'Instituto Joaquim Nabuco, a Recife.

Non è mancato il padre di tutti, di perenne influenza, il famoso il cangaceiro, de Lima Barreto, per maggior gloria premiato a Cannes. Rosemberg Cariry e Wolney de Oliveira, due maestri del genere, erano presenti rispettivamente con Corisco e Dada e Gli ultimi cangaceiros. Tra quelli storici, c'erano ancora memoria di cangaço, di Paulo Gil Soares, pioniere degli incrostati di quegli 11 minuti e, in uno stile più moderno, danza profumata, lettura umoristica che ci è arrivata da Pernambuco. A coronare il tutto, una recentissima: Sertania, il testamento di un grande specialista, Geraldo Sarno. Ha diretto, tra tanti altri, un classico, il cortometraggio Viramundo, intervistando i migranti del nord-est a San Paolo.

E, con questo eccellente criterio di selezione, la mostra ha incluso i più premiati Bacurau. L'unica assenza da rimpiangere è quella del più perfetto adattamento di Guimarães Rosa mai visto, il film di Roberto Santos Il tempo e il turno di Augusto Matraga. Forse anche quelli di Vite secche e I fucili.

È stata una gioia vedere come la Cinemateca Brasileira è riuscita a sopravvivere – per poco, tra un'alluvione e un incendio – alla furia annichilente del precedente governo. L'istituzione, come indica il nome, è di portata federale e non è sfuggita a sinistri progetti, come molti altri non sono riusciti. Tra questi il ​​Ministero della Cultura, il Ministero dell'Istruzione, il Museo Nazionale e alcuni altri musei, Casa de Rui Barbosa, Funarte, Fondazione Palmares, Capes, Cnpq, Funai, Ibama, Inpe, università federali... Non fa male da ricordare che USP, Unicamp, Unesp, Fapesp e il Museo Ipiranga si sono salvati solo perché statali e non federali.

Ora, Cinemateca sottolinea la rilevanza di nord-orientale, parte integrante dell'immaginazione del sertão, e non solo nei film.

Non ci sono libri più importanti di i servi di Euclide da Cunha, Grande entroterra: sentieri di Guimarães Rosa, Vite secche di Graciliano Ramos e la poesia di João Cabral de Melo Neto (Morte e vita Severina, educazione con la pietra ecc)

Non c'è cantante popolare più importante di Luiz Gonzaga, bardo del sertão, che ha dedicato la sua vita e la sua arte al tema, identificandosi con un nuovo genere musicale – il baião – e promuovendo la danza xaxado. E ancora suoni della caatinga, come l'aboio e la particolare dizione del cieco che canta al ritmo della ganzá, che integra nelle sue composizioni.

Ma c'è una base storica per tutto questo complesso simbolico. È la grande migrazione del nord-est verso il sud, dove i nord-orientali sono venuti a lavorare, che ha portato all'industrializzazione di San Paolo e alla verticalizzazione della città.

L'esodo prende il via negli anni '1930, quando, secondo il Censimento IBGE, il panorama demografico subisce una doppia inflessione verso l'urbanizzazione, con migrazioni dalle campagne alle città (in tutto il Paese) e dal Nord al Sud.

Non fa mai male ricordare che ha portato conseguenze inaspettate. Tale concentrazione del proletariato ha portato alla creazione di sindacati forti, che hanno finito per creare un partito e portarne uno proprio, in un modo senza precedenti in Brasile e nel mondo, alla Presidenza della Repubblica.

È in questo stesso decennio che compare il “Romanzo del 1930”, di cui sono esponenti i già citati Graciliano Ramos, José Lins do Rego, Rachel de Queiroz, Jorge Amado e altri. Emerge con tale vigore da diventare egemonico per mezzo secolo, opera di Nordest che parlano di Nordest e di Nordest. Nuovo nel panorama brasiliano è il ricostituente nella denuncia sociale: disuguaglianze, fame, siccità, razzismo e così via.

Come nessuno ignora, le conseguenze della grande migrazione sono tutt'altro che esaurite.

*Walnice Nogueira Galvao è professore emerito presso FFLCH presso USP. Autore, tra gli altri libri, di Leggere e rileggere (Sesc\Ouro su Blu).

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