Noi democratici

Immagine: Anderson Portella
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da FLAVIO AGUIAR*

L’affermazione della “democrazia” come “valore universale” ha scatenato polemiche e ancora polemiche all’interno della sinistra brasiliana

Le celebrazioni che circondano la felice resistenza al tentativo di colpo di stato compiuto l’8 gennaio 2023 portano in primo piano alcune riflessioni sul suo successo, la resistenza, e sul suo fallimento, il colpo di stato.

1.

Nonostante la sua apparente velocità, tentato una settimana dopo l’insediamento del presidente eletto, il colpo di stato è stato un tentativo tardivo. Prima di ciò, ci sono stati una serie di processi falliti, a partire dal 07 settembre 2021, con l’iniziativa di circondare e, se possibile, invadere la Corte Suprema Federale e il Congresso Nazionale da parte di una folla di bolsonaristi frenetici spinti dalla continua politica antidemocratica predicazione del suo ex capitano trasformato in capo della milizia travestito da presidente.,

Tra questo attentato e l’8 gennaio 23 c’è un filo conduttore: a quanto pare una chiave strategica della tattica scelta è stata quella di provocare l’appello dell’azione GLO – Law and Order Guarantee – che, in pratica, significherebbe, a quei tempi, un azione militare di intervento nella capitale federale, eventualmente supportata da azioni militari in altre città condotte dalle Forze Armate e/o dalla Polizia Militare dello Stato. È stato proprio questo il punto debole della tattica scelta: dipendere da un’azione legale – la GLO – per “delegarla”, trasformandola in un colpo di stato.

In entrambi i casi, GLO ha finito per non venire; Né il presidente della Corte Suprema, che avrebbe potuto farlo nel 2021, né il presidente Lula l’ha indetta nel 2023. Il paradigma di questo tentativo fallito è la famosa “Operazione Valchiria”, che dovrebbe seguire la morte del Leader nell'attacco del 20 luglio 1944. L'operazione Valkyrie era un'azione pianificata dall'esercito tedesco da lanciare in caso di un grave attacco contro l'ordine in vigore all'epoca – una sorta di GLO per l'epoca. Dovrebbe consistere in un’occupazione di posizioni strategiche lanciata dal quartier generale di Berlino. I cospiratori del 1944 contavano di assumerne il comando e di effettuare così un colpo di stato.

Pertanto, quando si pensa che il Leader erano infatti morti nell'attacco, i capi della cospirazione si precipitarono al quartier generale di Berlino. Come il Leader infatti non morì, anzi, ne uscì illeso, l'Operazione Valchiria non arrivò, e i cospiratori si ritrovarono nella gabbia del nemico, senza alcun piano B né fuga. Va anche notato che l'attacco è avvenuto tardi, a causa della sua lunga e meticolosa pianificazione. A causa di questo ritardo, ciò avvenne in modo frettoloso e improvvisato, con l'incarico di portare le bombe nella casa dove alloggiava Hitler – deciso all'ultimo momento – era il conte di Stauffenberg.

Con le mani paralizzate da precedenti ferite, delle due bombe che avrebbero dovuto essere attivate riuscì ad armarne solo una. Un altro cospiratore, presente anche lui all'incontro con il Leader, non sapevo che l'attentato sarebbe avvenuto lì in quel momento. Finì per respingere con il piede la bomba che Stauffenberg aveva piazzato vicino a Hitler, all'interno di una valigetta. Risultato: lui è scappato, e nell'esplosione è morto l'altro cospiratore.,

 Anche nell'episodio dell'8 23 gennaio ci furono pianificazione, tentennamenti ed esecuzione tardiva e frettolosa, dopo numerose prove armate tra il 30 22 ottobre e il giorno dell'inaugurazione. Dico “tardivo e frettoloso” perché l’attentato è avvenuto senza garantire l’adesione essenziale di altri reparti delle Forze Armate diverse da quelle di alcuni reparti di Brasilia – importante, ma insufficiente a garantire il successo del colpo di stato che, alla fine, fu soppressa dal Primo Ministro locale a seguito dell'azione coraggiosa, concertata e decisa del Ministero della Giustizia.

2.

Insieme alle difficoltà affrontate dai truffatori, una di queste è la proverbiale ottusa vigliaccheria dei loro piccoli”führer”, che è fuggito al momento giusto, la motivazione della resistenza al colpo di stato deve essere aggiunta come fattore chiave del successo. E qui è necessario un tour storico, veloce ma di ampio respiro. Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento la parola “democrazia” aveva un valore a dir poco ambiguo tra la sinistra. Il suo crollo nel 1960 fu rimpianto; ma allo stesso tempo esisteva un certo “disprezzo” per quella che veniva considerata la “democrazia borghese”.

Ricordo una delle frasi con cui noi, insieme ad altri e altri simpatizzanti di una certa organizzazione clandestina di sinistra, chiedevamo di dipingere con la vernice spray sui muri di Porto Alegre, in caso di prossime elezioni: “Il 15 novembre annullate le votare: le elezioni sono una farsa borghese”. I graffiti non sono venuti via. La frase, infatti, molto significativa per il suo contenuto generico, era immensa. Siamo riusciti a convincere i responsabili che prima di raggiungere i due punti centrali il tagger sarebbe già stato arrestato. L’eventuale difesa della “democrazia” che abbiamo fatto è stata una tattica per cercare di sbilanciare il nemico; ma in fondo ciò che realmente volevamo era instaurare la “dittatura del proletariato”.

Quando salissimo al potere, la “democrazia” vedrebbe con quanti bastoncini si può costruire una canoa. Dopo la toccante e dolorosa sconfitta degli impulsi rivoluzionari, negli anni ’1970 il dubbio gioco con la “democrazia” si intensificò grazie alle notizie che ci arrivavano dall’Europa, con l’adozione dell’“eurocomunismo” da parte dei partiti comunisti di Italia, Francia e Spagna. così come altri. Una delle chiavi di questa nuova tendenza fu la frase pronunciata dal leader italiano Enrico Berlinguer a Mosca nel 1977, prendendo le distanze dal comunismo sovietico. In esso Berlinguer, dopo aver sottolineato che lottare per la “democrazia” è qualcosa di più che stabilire un “terreno sul quale l'avversario di classe è costretto a ritirarsi”, afferma che si tratta di “un valore storicamente universale su cui fondare una società socialista originale”.

L’affermazione della “democrazia” come “valore universale” ha innescato sempre più polemiche all’interno della sinistra brasiliana. Ho sentito spesso il commento secondo cui tale affermazione consacrava la “democrazia borghese” come “valore universale”, tornando al relativo disprezzo degli anni 1960. Ebbene, molta acqua è passata sotto questi ponti. È vero che molti aderenti all’“eurocomunismo” e altri socialdemocratici e socialisti hanno intrapreso una terza via che, soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica, li ha portati ad arrendersi ai principi e ai piani pienamente capitalisti. austerità di chiara ispirazione neoliberista.

In Germania, Inghilterra e altri paesi, i partiti che si autodefinivano di centrosinistra hanno applicato riforme neoliberiste che li hanno allontanati dalle loro basi tradizionali e hanno fatto loro perdere il contatto con i giovani. D’altro canto, le lotte in America Latina hanno intrapreso un percorso di “restaurazione democratica” che le ha portate a situazioni sorprendenti ma comprensibili. Oggi coloro che nei nostri Paesi sono stati socialisti, comunisti e rivoluzionari sono venerati – ed è giusto sottolinearlo di sfuggita – come eroi della democrazia, senza virgolette né remore e tanto meno con aggettivi che infangano il sostantivo.

Si può dire che, se aggiungere l’aggettivo “universale” al sostantivo democrazia può sembrare un po’ astratto, è molto concreto che per la maggior parte della nostra sinistra la democrazia è diventata un valore permanente – per fortuna, tra l’altro, e questo è più che una rima, è una risonanza. Questo è ciò che ha impedito a un governo eletto dalla sinistra di guidare la resistenza contro il colpo di stato dell'8 gennaio 2023, ripetendo imprese come quelle del 1955 (contro-colpo di stato del maresciallo Lott per garantire l'insediamento di Juscelino) e del 1961 (campagna di legalità per garantire il possesso di Jango, guidato da Brizola).

Perché nel nostro Paese la legalità, il rispetto delle Costituzioni e delle Leggi è un'utopia che aleggia sopra e sotto diversi settori della società. Questa utopia non incoraggia certo gli avidi capitalisti che saccheggiano le casse pubbliche, i giornalisti e i proprietari dei media che si travestono da liberali per compiere truffe e ancora truffe, tanto meno miliziani, venditori di una religione nei templi alimentata da decime estorte a credenze altrui, illegali minatori assassini di gente della foresta, razzisti occasionali, “uomini buoni” che coltivano il male e simili al banditismo della feccia nazionale.

3.

Per concludere, faccio riferimento ad una metafora dal fascino popolare. Non sorprende che nel nostro Paese, nonostante il suo attuale deplorevole stato, il calcio susciti così tanta passione. È una metafora dell’utopia qui delineata. Tutti conoscono gli inganni dietro le quinte, il gioco complicato e sporco che si svolge nei suoi scantinati e nelle sue trappole. Ma tutti sanno che all'interno di quelle quattro linee, nonostante le possibili deviazioni, la legge è la stessa per chiunque vi entri, mascherato o meno, una star milionaria, così come il ragazzo a caso della vicina squadra della pianura alluvionale.

Flavio Aguiar, giornalista e scrittore, è professore in pensione di letteratura brasiliana all'USP. Autore, tra gli altri libri, di Cronache del mondo sottosopra (boitempo). [https://amzn.to/48UDikx]

note:


[1] Vedi articolo di Luís Costa Pinto sul sito Brasil 247, “Storia: come l'azione silenziosa della STF e della PGR ha sconfitto un tentativo di colpo di stato il 7 settembre 2021”.

[2] Vedi il libro sull'Operazione Valkyrie e il suo fallimento Diari di Berlino: 1940 – 1945: dietro le quinte dell'operazione che tentò di uccidere Hitler, di Marie Vassiltchikov, pubblicato da Boitempo Editorial.


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