l'apostolo Paolo

Rubens Gerchman, Bus, 1965. Riproduzione fotografica di autore ignoto.
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da ARI MARCELO SOLONE*

L'invenzione di una critica rivoluzionaria in cui il potere è dalla parte degli oppressi

In un commento al libro La bruttezza paolina: Jacob Taubes e la svolta verso Paul, Ole Jakob Løland argomenta a favore del ruolo di Jacob Taubes in relazione alla ripresa degli insegnamenti dell'apostolo Paolo al di fuori degli ambienti teologici tradizionali, dal momento che la collocazione dell'apostolo come figura centrale nei discorsi della sinistra, dal punto della visione della politica occidentale e del pensiero filosofico, non si limita ai recenti sforzi di Giorgio Agamben, Alain Badiou o Slavoj Žižek.

Attraverso il suo lavoro, Løland evidenzia il ruolo dell'apostolo Paolo per Taubes in relazione ai dibattiti filosofici nell'Europa del XX secolo. È confrontandosi con la tradizionale concezione del suddetto apostolo – quale primo cristiano a rompere definitivamente con l'ebraismo e a svuotare le potenzialità politiche del cristianesimo – che Taubes sottolinea, invece, il ruolo delle radici ebraiche in Paolo, oltre all'importanza, nella prospettiva politica, del ruolo rivoluzionario della dottrina della croce da lui difesa.

Troviamo in Hans Kelsen (1966, p. 7) un errore nel dire che il misticismo di Paolo è una teologia giuridica per la sottomissione a Cesare: “Non c'è autorità governativa se non da Dio".

Il contrappunto richiamato, da una lettura più attenta, come si legge alla nota nº 9, del testo L'idea di giustizia nelle Sacre Scritture, in cui Kelsen (1971) cita Robert Eisler. In questo senso Eisler (1931, p. 334-335) interpretò che Gesù intendeva con l'espressione “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare” quanto segue: “Rendere a Cesare le cose che sono di Cesare «significa veramente: «Gettategli in gola il denaro di Cesare, cioè di Satana»,8 affinché siate poi liberi di dedicarvi interamente al servizio di Dio». «Nessuno infatti può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si atterrà all'uno e disprezzerà l'altro. Voi non potete servire Dio e tnammon, essendo mammon l'intero sistema del denaro e del credito, che, come un dio rivale e l'autore di ogni male, è il vero signore 'temporale' di questo mondo.".

La seconda prova che abbiamo raccolto per far luce sull'errore di Kelsen si trova in Nietzsche, la cui interpretazione dell'apostolo Paolo implica un comune odio sociale inferiore per Roma: "Il Paolo di Nietzsche è pieno di odio contro Roma e unisce tutti in fondo alla società nel loro comune risentimento contro una grande potenza anarchica. Il suo Paolo unisce queste persone in una segreta ribellione contro ciò che è nobile e bello, pur aderendo alla brutta croce del loro Dio che ha scelto il debole e lo stolto.” (Løland, 2020, pag. 172).

Un'altra testimonianza raccolta si trova in Erich Auerbach, citato da Jacob Taubes (1996), nell'articolo “Sermo Humilis", da cui è possibile estrarre quanto segue: Auerbach postula una rottura nel linguaggio letterario, che si verifica con il genere cristiano del sermo humilis. Questa è una forma letteraria che Auerbach individua in Agostino e che da allora plasma la storia intellettuale europea. Secondo Auerbach, lo stile del sermo humilis era "un radicale allontanamento dalla retorica, e in effetti dall'intera tradizione letteraria". Questa partenza costituì un nuovo sublime cristiano. Se il cristiano si vanterà solo della debolezza, dovrà riferirsi a questa forza con una specie di pudore letterario o retorico.” (Løland, 2020, pag. 173).

Il riferimento ad Auerbach (1953, p. 318) è importante nell'osservazione che l'incarnazione non è altro che l'umiliazione volontaria illustrata da una vita terrena tra le classi sociali più basse, il punto in cui l'estetico e il sociale sono connessi: “Das Thema konnte nach mehreren Richtungen ausgebaut werden. Die Inkarnation im ganzen ist freiwillige Erniedrigung, die Art derselben in niedrigstem Stande, das Leben auf Erden zwischen den materialill und geistig Armen, die Art der Lehre und der Dienstleistungen entfalten die Erniedrigung im einzelnen";

La terza prova può essere estratta da Walter Benjamin, invocato da Taubes (2010, p. 73): “Vedo Benjamin come l'esegeta della “natura” di Romani 8, della decadenza, e di Romani 13, del nichilismo come politica mondiale. E questo è qualcosa che Nietzsche ha già visto, e Nietzsche ha resistito.Il segreto per fare una tale interpretazione è trovare il punto di contatto tra Paulo e Benjamin, una lettura che può essere osservata da Løland (2020, p. 189): “Taubes avrebbe potuto fare un contrasto tra Benjamin e Adorno senza ricorrere a Paul. Tuttavia, far emergere questa contrapposizione tra il pensatore messianico e il pensatore meramente estetico non appare come l'unico scopo per avvicinare Walter Benjamin alle letture di Paolo."

Di conseguenza, l'opera di Løland fornisce una possibile lettura dell'interpretazione di Taubes del movimento di Paulo, poiché si tratta di un movimento responsabile della nascita di una politica che si trasforma in "bruttezza", cioè l'invenzione di una critica rivoluzionaria in cui il potere è sul lato degli oppressi.

*Ari Marcelo Solon è professore presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'USP. Autore, tra gli altri, di libri, Percorsi di filosofia e scienza del diritto: connessione tedesca nello sviluppo della giustizia (Prismi).

Riferimenti


AUERBACH, Erich. SERMO UMILI. Romanische Forschungen, v. 64, n. 3-4, pag. 304-364, 1952.

EISLER, Roberto. Il Messia Gesù e Giovanni Battista. New York: The Dial Press, 1931.

KELSEN, Hans. SULLA TEORIA PURA DEL DIRITTO. Revisione della legge israeliana, v. 1, n. 1, gen. 1966.

KELSEN, Hans. Che cos'è la giustizia?. Berkeley/Los Angeles/Londra: University of California Press, 1971.

LØLAND, Ole Jakob. La bruttezza paolina: Jacob Taubes e la svolta verso Paul. New York: Fordham University Press, 2020.

 

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