Berlusconismo: un effetto indesiderato

Immagine: Jéshoots
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da VINCENZO COSTA*

Il berlusconismo è stato il risultato indesiderato di un lungo processo che mirava a à distruzione dei partiti First República

Forse è giunto il momento di mettere da parte le polemiche e avviare un'analisi seria del berlusconismo. Finora, la maggior parte dei discorsi attacca il fondatore di Mediaset, la sua figura, le sue azioni, la sua persona e, inevitabilmente, il discorso diventa moralistico. Silvio Berlusconi (1936-2023) avrebbe contaminato la vita italiana introducendo fenomeni di costume negativo, sui quali non è il caso di insistere. Questo tipo di approccio ha una funzione: impedire un'analisi politica e storica di un fenomeno che è politico e storico.

La domanda che tende ad essere evitata è semplice: perché il leader del Forza italia ha avuto tanto successo? Perché è stato votato? Mirafiori, i ceti medi, i ceti popolari, la borghesia milanese e i disoccupati del sud? La critica moralistica spiega qualcosa di questo fenomeno? Una volta assicurata la nostra superiorità morale, va bene?

Il berlusconismo fu il risultato non voluto di un lungo processo che mirava alla distruzione dei partiti della Prima Repubblica, partiti che avevano integrato le masse italiane rimaste fuori dalla vita politica del Paese nel processo di Risorgimento.

Questa operazione è stata condotta principalmente dalla stampa mainstream, in particolare dal quotidiano La Repubblica e successivamente ampliato tramite la magistratura. Certo, c'erano molte cose sbagliate, ma una cosa è combattere la corruzione, un'altra è usare la magistratura per distruggere un sistema politico.

Mãquelli puliti è stato un fenomeno complesso, ma c'è un aspetto che non può essere ignorato: questa operazione ha presentato la politica ei partiti come un aspetto negativo della vita italiana.

Il messaggio che è stato trasmesso e che doveva essere trasmesso era: i partiti sono il male, la partitocrazia è il male del Paese, il consociatismo è il cancro del Paese. A mio avviso sono analisi sbagliate, perché i partiti erano gli organi intermedi, mediatori tra la società e il sistema politico; e il consociativismo era un modo di gestire il potere politico, di tenere insieme posizioni diverse, di mediare tra interessi e prospettive politiche differenti.

Il consociativismo è stato un grande motore di democrazia, sviluppo economico e sociale, nonché mobilità sociale e politica.

Tutto ciò è stato distrutto, i partiti sono stati presentati come un covo di criminali, l'idea stessa di un partito è diventata indifendibile. L'idea diffusa era che bisognava dare spazio ai privati, ai competenti, e qualcuno ricorda il tempo in cui gli indipendenti popolavano le liste del vecchio Partito Comunista Italiano (PCI).

Nasce il mito degli uomini della provvidenza, e bisogna essere Eugenio Scalfari per stupirsi quando arriva l'uomo della provvidenza: la sua venuta era stata preparata proprio da chi si è poi scandalizzato.

Questo è ciò che ha creato il clima di quello che chiamiamo “berlusconismo”. Silvio Berlusconi ha saputo inserirsi in questo movimento, ha saputo approfittare del clima che Eugenio Scalfari e compagni avevano creato, ha saputo usare a suo vantaggio la diffidenza che si era creata nei confronti della politica.

Il berlusconismo è stato l'effetto indesiderato della campagna del giornale La Repubblica, la dissoluzione della sfera pubblica democratica organizzata attraverso organismi intermediari e partiti di massa. Era il risultato non pianificato, ma preparato da lei.

Se i partiti non funzionano e sono solo associazioni a delinquere, se bisogna dare spazio alla società civile (qualcuno ricorda i tempi in cui la sinistra parlava della società civile come di un luogo di purezza contrapposto alla società politica brutta e sporca?), allora il self-made businessman, che sa gestire i suoi affari, che promette posti di lavoro quando scarseggiano, mentre la sinistra propone solo tagli e “lacrime e sangue”, beh, allora un uomo così ha tutti i titoli per governare il Paese .

Questo è ciò che ha fatto simpatizzare le classi popolari con Berlusconi.

L'analisi è cruda, insufficiente e parziale, ma il significato è chiaro: il berlusconismo come fenomeno politico è stato l'effetto non voluto (ma prevedibile) di una sistematica distruzione della politica dei partiti.

Ora, se questa ipotesi è corretta, il suo superamento potrà avvenire, se avverrà, solo ricostruendo la democrazia italiana, i corpi intermedi, uscendo dalle primarie, dai partiti guidati da personalità, dalle “sardine” e da tutti quei fenomeni che hanno sostituito la democrazia con lo spettacolo.

Si supera riprendendo la necessità di coinvolgere le masse nella vita nazionale, creando spazi formativi che rendano possibile una mobilità politica ampia, diffusa e continua, invece di continuare a proporre sostituti dell'uomo provvidenziale, proponendo donne provvidenziali.

Questo non è ciò di cui il Paese ha bisogno, i leader non sono ciò di cui il Paese ha bisogno. Loro, i leader, vengono rapidamente divorati, come accade da anni. Abbiamo bisogno di organismi intermediari che permettano la comunicazione tra la società e la sfera politica.

Il resto è moralismo, perfettamente inutile. Serve solo a creare lo spirito del gregge quando abbiamo bisogno di cambiamento.

È inutile criticare Berlusconi anche dopo la sua morte. Abbiamo bisogno di un progetto di ricostruzione democratica.

Non servono analisi moralistiche: la crisi del Paese è politica, non morale. Con buona pace di Enrico Berlinguer, smettiamola con questa narrazione della questione morale. Non aiuta noi, né aiuta il Paese. Finché non capiamo che abbiamo un problema politico, non usciremo da questa situazione.

* Vincenzo Costa é professore a facoltà dalla Filosofia Dell'Università Vita-Salute San Raffaele (Itália). Autore, tra gli altri libri, di Filosofia e scienza al tempo della pandemia (morcelliana).

Traduzione: Anselmo Pessoa Neto.

Originariamente pubblicato sul portale Culturajam.

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