Di Francesco Prandi*
Il bolsonarismo come movimento politico con zavorra sociale è qui per restare a lungo
Ogni giorno è più chiaro che il bolsonarismo è qualcosa di diverso dalla destra tradizionale. Per molti anni si è scommesso sull'impraticabilità di un diritto di massa in Brasile. Se il malufismo e il gianismo, quali intendevano essere, si ostinavano a mantenere passive le proprie basi sociali, in modo che solo alle elezioni si attendeva e si desiderava la loro partecipazione, il bolsonarismo ha un'altra natura. In questo senso si può dire che il Janismo e il Malufismo avevano una concezione della politica molto più “burocratica” o tecnocratica. Non si proponevano di “distruggere” le istituzioni e tanto meno fomentavano reti parallele di potere al di fuori dello Stato, come fa il bolsonarismo. In questo senso il bolsonarismo è molto più una “destra giacobina”, se vogliamo ispirarci a Gramsci. L'ignaro comunismo Rodrigo Constantino si confina così con il bolsonarismo quando afferma che, a differenza di loro, si batte per costruire istituzioni e non per demolirle sulla base della violenza [2].
Ma non è solo dalla “destra costantiniana” che Gramsci viene battuto. Il comunista italiano è anche il capro espiatorio della destra neofascista bolsonarista, che comprende che tutti i mali della nostra società hanno origine non solo dal "gramscismo" nell'istruzione, ma soprattutto nella cultura. Gli apparati ideologici e la battaglia delle idee sono il fulcro privilegiato dell'artiglieria neofascista, cioè la destra ha letto Gramsci molto meglio di noi, che abbiamo passato anni a cercare di trasformarlo in un liberale innocuo.
In un'intervista rilasciata a Eduardo Bolsonaro su YouTube [3], Olavo de Carvalho sottolinea la demarcazione con la dittatura militare che, tra l'altro, avrebbe consentito la diffusione delle idee di sinistra. Il “filosofo” richiama l'attenzione soprattutto sull'aspetto formativo della letteratura e del teatro, evidenziando, ad esempio, le opere di Antonio Callado e Jorge Amado come fondamentali per creare, più che una teoria rivoluzionaria, un'unità di sentimenti e un immaginario comune che rendere possibile creare una mistica, condizione fondamentale per la lotta politica. Pertanto, invita i neofascisti a lavorare su questo immaginario. Questo non dovrebbe darci lo shock che ci sta dando. Anche l'integralismo, il fascismo e il nazismo avevano i loro intellettuali organici ed erano consapevoli della necessità di diventare egemonici nel campo dell'ideologia. È così che si comprende la rinascita di editori ultraliberali e neofascisti che pubblicano opere di autori a noi sconosciuti, ma molto ben finanziati da serbatoi di pensiero che formano i capi delle nostre classi dominanti e contro i quali dovremo lottare nei prossimi anni.
Se nella Germania di Hitler e nell'Italia di Mussolini crollarono anche i partiti della destra tradizionale, qui in Brasile il declino della PSDB e la divisione della DEM, che aveva fatto un aggiornamento nel 2007, riconoscendo i diritti umani e le istituzioni democratiche, si è aperto lo spazio a questa destra neofascista che, come ha affermato Eduardo Bolsonaro in detta intervista, è ancora nella prima fase, di identità e demarcazione. Infine, anche le osservazioni finali di Olavo de Carvalho in questa intervista sono molto interessanti. Alla domanda sul suo messaggio al presidente, risponde: “non fidatevi di consiglieri positivisti e pragmatici”. Per lui, il pragmatismo proibisce ogni discorso ideologico dalla destra, in modo che il pragmatico lavori per la sinistra.
La recente ricerca di Bolsonaro di intese con il centrão potrebbe aprire la possibilità che il “neofascismo realmente esistente” debba fare più concessioni e ritiri di quanto vorrebbe. Va però anche ricordato che il fascismo italiano ha convissuto per anni con Parlamento, giornali e partiti di opposizione fino ad avere l'auspicabile rapporto di forze per imporre il suo regime politico dittatoriale. Meno per noi aspettarci una reazione dalle istituzioni responsabili di aver permesso a Bolsonaro di arrivare qui e molto di più lavorare ogni giorno per accorciare la vita di questo governo, prima che metta fine alla nostra deteriorata democrazia. Ma sembra che il bolsonarismo come movimento politico con zavorra sociale sia qui per restare a lungo.
*Francesco Prandi è uno studente del Master in Sociologia presso l'USP.
note:
[2] Rodrigo Constantino demarcandosi con quella che chiama la “destra giacobina” in un'intervista disponibile a: https://www.youtube.com/watch?v=unFCOIqCBVA
[3] Intervista di Eduardo Bolsonaro con Olavo de Carvalho disponibile su: https://www.youtube.com/watch?v=9w3PYUYQNzw