da MARIO MAESTRI*
La camicia di forza razziale creata dall’IBGE
A Márcio Pochmann non piace il bianco? Le recenti apparizioni potrebbero andare in questa direzione, oltremodo strano, dal momento che l'economista citato è bianco, traslucido, come tante persone del Rio Grande do Sul provenienti da regioni di immigrazione europea. La sua famiglia è originaria di Venâncio Aires, dove è nato, una regione con radici coloniali-tedesche. La mia domanda sarebbe quindi un mero paradosso retorico, se restiamo alla superficie dei fatti materializzati dall'attuale azione dell'IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica), sotto la presidenza di Márcio Pochmann, Lulista mantello nero, candidato fallito del PT nel 2012, 2016, 2018.
In occasione dell'intronizzazione del tesserato del PT da parte del presidente Lula da Silva, si sono levate qua e là lamentele per prevedibili inciampi nell'esenzione, dovuti alla sua direzione di questo importante organismo statale, che dovrebbe essere soprattutto personale sentimenti e stati d'animo sociali, gruppi e, soprattutto, manipolazioni politico-ideologiche.
Le critiche e i timori dovuti alla presidenza di Márcio Pochmann dell'IBGE sono stati proposti come di destra, poiché sono stati presentati principalmente da giornalisti e accademici di destra e, quindi, respinti senza discussione. In effetti, la stragrande maggioranza della nostra sinistra si rifiuta di ascoltare, non parla, non vede tutto ciò che viene da Brasilia, poiché il grande pericolo da combattere, propongono, continuerebbero ad essere i Chupacabras. Anche se, in generale, tutto l’essenziale continua, nell’attuale amministrazione, come nella precedente, in modo più civile.
La nobiltà obbliga
Ben più di duemila anni fa, Giulio Cesare avrebbe mandato via la moglie indesiderata a causa di pettegolezzi infondati, fondendo la celebre frase: “Alla moglie di Cesare non basta essere onesta, deve anche apparire onesta”. Un aforisma sessista non del tutto pertinente alla questione che affronto, poiché, come vedremo, al presidente dell’IBGE è mancata la modestia dell’obbligo, nella forma e nel contenuto.
Ma veniamo al sodo. Venerdì 22 dicembre Márcio Pochmann ha presentato i dati relativi alla cosiddetta composizione razziale del Brasile, raccolti dall'IBGE, celebrando letteralmente una proposta di declino, rispetto al 2010, dei brasiliani che si dichiarano bianchi [43,5%], con un conseguente aumento dei sedicenti marroni [45,3%] e dei neri [10,2%]. Oggi, come già accade negli ambienti identitari, il Geni del momento è la popolazione bianca brasiliana, che confonde intenzionalmente ricchi e poveri, sfruttati e sfruttatori.
La natura festosa della dichiarazione non avrebbe potuto essere più chiara. È stato fatto, secondo Folha de S. Paul, il 23 dicembre 2023, “presso la sede del blocco afro Olodum, a Salvador, capitale dello Stato con la più grande popolazione nera del Paese”. All'evento era presente anche il presidente della Fundação Palmares.
Mio figlio è Talian grazie a Dio
Immaginate, cari lettori, la raffica che si alzerebbe dall’identitarismo nero se la presentazione fosse stata fatta, celebrando l’importanza della cosiddetta popolazione bianca, ad Antônio Prado, la città con le più forti radici italiche del Brasile, con la presenza di Gli identitari veneziani fomentano il vergognoso slogan razzista “Mi son talian gràssie a Dio”. Chiunque organizzasse questa celebrazione sarebbe stato accusato di essere un suprematista bianco, forse a ragione. [1999, CARBONI, Firenze & MAESTRI, 1999.]
Quindi non sarebbe solo il fatto che al presidente dell’IBGE non piacessero i bianchi. Il che, come abbiamo visto, non è così. Ma la flessione dell’istituzione, sotto la sua direzione, a favore dell’identitarismo nero, dell’iniziativa politico-ideologica, dell’imperialismo e del grande capitale, nella ricerca della costruzione di un Brasile con un movimento sociale e politico ancora più squilibrato di quello attuale . Un orientamento oggi abbracciato con forza dall’amministrazione Lulista.
Un’iniziativa di immenso successo, portata avanti attraverso la proposta di “razzializzazione” della nostra popolazione, cioè la negazione delle identità di classe a favore, in questo caso, di identità razziali artificiali. Attraverso la proposta della lotta razziale invece del confronto sociale. Militantismo che richiede solo politiche mirate, a costo minimo o nullo per lo Stato, a favore di piccoli settori di privilegiati. Abbandonare al suo destino la numerosa popolazione sfruttata.
Sono il mio programma, sono la mia battaglia
Ciò, mentre la grande massa della popolazione emarginata, dove la comunità nera è sovrarappresentata, rispetto alla sua dimensione demografica, continua ad assistere, sulla spiaggia, alla festa che si tiene sui ponti delle navi che transitano lungo la costa, dal momento che la già citata Discovery. Chiedono quote riservate nelle università, alcuni posti di lavoro pubblici vincolati, mentre tacciono su realtà sociali lampanti, come gli oltre dieci milioni di giovani “tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano”. (Classe extra, 11/12/2023.) Neri, soprattutto!
Vale la pena dire che la celebrazione dell'identità dell'IBGE è stata annunciata con enorme risalto da Folha de S. Paul, come proposto, sempre in prima linea nella difesa dell'identità nera, nell'ambito del pregiudizio politico-ideologico del Partito Democratico yankee. Un'ebbrezza politico-ideologica mediatica che si ripete, con ampio spazio, edizione dopo edizione, da anni. Per non parlare dell'azione, nello stesso senso, di Rede GloboDi EstadãoDi CNN, grandi multinazionali e così via.
L'identità politico-ideologica dell'IBGE e la sua flessione filo-PTista non appartengono all'attuale amministrazione Lulista. Tende semplicemente ad essere più spudorato, con il crescente pregiudizio liberale della quinta amministrazione del PT, che non fa nemmeno un gesto farsesco ai lavoratori e agli impiegati come in passato. L’abbandono della passata demagogia populista è oggi sostituito, proprio come negli USA dal Partito Democratico, dalla politica identitaria, carnevalita all’inaugurazione presidenziale, nell’ormai famoso “climbing the ramp”.
nazione nera
Il passato performance La campagna sull'identità nera dell'IBGE cerca soprattutto di seppellire alcune verità inevitabili che sono dolorose per le proposte di razzializzazione della società brasiliana. Da un lato, il menu dei tre grandi blocchi razziali, tra i quali gli iscritti sono costretti a scegliere – bianco, marrone, nero – è poco funzionale alle valutazioni scientifiche. E, dall’altro, il risultato ottenuto smentisce, sempre, la rustica agitazione identitaria del Brasile come la più grande nazione nera al di fuori dell’Africa e la seconda più grande al mondo. E che il Brasile è un paese a maggioranza nera. Un'altra sciocchezza identitaria applaudita dai media mainstream, dagli attuali organi statali, dall'Accademia e, comunemente, dalla stragrande maggioranza della proposta della sinistra brasiliana.
Innanzitutto, definirsi “marroni” dice poco di preciso. Enormi fazioni della popolazione che si considerano brune si confondono, a seconda della maggiore o minore intensità della pelle bruna, con la popolazione bianca o nera, soprattutto nel caso di una posizione socioeconomica più o meno positiva o negativa. E pardo non descrive lo stesso fenomeno in tutto il Brasile.
E, soprattutto, il pardo può esprimere un enorme e storicamente molto ricco mix di meticciato, importante per una migliore comprensione della formazione della nostra nazionalità. I Pardos possono discendere dalla mescolanza di bianchi e indiani – estremamente forti negli stati settentrionali; di bianchi, indiani e neri; di neri, indiani e così via. La classificazione IBGE serve solo a descrivere chi non si sente bianco come il gesso o fortemente nero!
Nessun copricapoa
E, a complicare tutto questo, una parte importante della popolazione bruna è costituita da discendenti di popoli nativi non mescolati con bianchi e neri, ma già completamente acculturati, alcuni già ignari delle proprie radici. A questa popolazione non viene riconosciuta la sua origine e viene gettata nel limbo della cosiddetta popolazione “marrone”. Stando così le cose, per essere creduto discendente delle popolazioni autoctone, bisogna indossare un copricapo in testa! Il Brasile ha certamente una popolazione molto più numerosa con radici indigene di quella riconosciuta come indiana!
Soprattutto, l’autodefinizione della popolazione, anche nel contesto della camicia di forza razziale creata dall’IBGE, fornisce dati reali, anche se molto generali, sulla composizione etnica del Brasile. E in questa misurazione, solo relativamente democratica, la popolazione nera, che si riconosce come tale – cioè con una forte ascendenza afro – è poco più del dieci per cento, distribuita irregolarmente in tutto il Brasile. Tuttavia, è credibile che, a causa dello stigma razzista, vi sia una sottostima della popolazione nera.
Un fatto che indica anche un forte impulso storico interrazziale in Brasile. In altre parole, se il razzismo antinero è una determinazione culturale molto forte in Brasile, esiste, accanto e contro di esso, una forte cultura antirazzista, che ha consentito, nel passato e nel presente, contatti e scambi sistematici tra bianchi, neri , stranieri ecc. il che comporterebbe un aumento della cosiddetta popolazione “marrone”.
Non esiste, quindi, alcuna base scientifica per la proposta ideologica secondo cui l'identitarismo del Brasile ha la più grande popolazione nera al di fuori dell'Africa e la seconda più grande del pianeta. E che il Brasile è a maggioranza nera. Aggiungere arbitrariamente neri e bruni, di tutti i tipi di pelle, cioè tutti i lucidi non bianchi, per definirli neri, è un'operazione razzista rifiutata dalla stragrande maggioranza della popolazione brasiliana, a causa della sua falsità opportunistica.
Quelli sotto, sempre sotto
Due giorni prima dell'evento IBGE, il Folha de S. Paulo ha riferito, in senso governativo, che il salario minimo dal 1 maggio 2024 sarà di 1.412,00 reais. Per la gioia del piccolo, medio e grande capitale, la schiavitù salariale di una larga parte dei lavoratori brasiliani resta invariata. Il suddetto aumento incorporato in questo valore lillipuziano fa parte del programma di rivalutazione salariale di Lulista e sarà inferiore a quanto previsto alcuni mesi fa.
Lo stesso Lula da Silva che tiene milioni di lavoratori legati a un salario minimo paralizzante, ha festeggiato, qualche settimana fa, con i padroni, che nel 2024 molte vacanze cadranno nei fine settimana, garantendo più lavoro e meno feste ai neri, schiavi marroni e bianchi. Immaginate se Jair Bolsonaro avesse detto la stessa cosa! [Ora zero, 11/11/2023.]
Due considerazioni statistiche, per concludere. Come proposto, i lavoratori neri, proporzionalmente, sono sovrarappresentati tra coloro che guadagnano uno e, spesso, meno del salario minimo. Tuttavia, quantitativamente, c’è un numero molto più elevato di lavoratori bianchi costretti a vivere con gli stessi salari atroci. Da un punto di vista razziale, quantitativamente, in Brasile ci sono più lavoratori bianchi sfruttati che neri.
Non so se questi miserabili uomini e donne bianchi facciano anche parte della tanto diffamata “bianchezza”, accusata dall’identitarismo nero come responsabile di tutti i mali del Brasile. Accuse che lanciano, in modo radicale, mentre docilmente creano una cortina di fumo sulla responsabilità dei grandi proprietari nazionali e internazionali nell'oppressione in Brasile dei neri, dei marroni e dei bianchi, è facile a dirsi.
Sarebbe una scelta coerente e coerente con il luogo del precedente annuncio dell’IBGE, se, il 1° maggio, dopo la caduta del martelletto di Lula da Silva, l’istituzione pubblica e il suo presidente celebrassero il valore del nuovo salario minimo nel Cimitero di Vila Formosa. A quanto pare, è il secondo più grande al mondo.
*Mario Maestro è uno storico. Autore, tra gli altri libri, di Figli di Cam, figli del cane. Il lavoratore schiavo nella storiografia brasiliana (FCM Editore).
Riferimento
CARBONI, Firenze. & MAESTRI, Mario. Mio figlio Talian, pascola Dio! Globalizzazione, nazionalità, identità etnica e irredentismo linguistico nella regione coloniale italiana del Rio Grande do Sul. Passo Fundo: EdUPF, 1999.
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