Delitto di Cuca

Immagine: Clara Figueiredo, senza titolo, fotomontaggio digitalizzato, 2017
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da HELENA PONTES DOS SANTOS & PAOLO DE CARVALHO YAMAMOTO*

Perché un tifoso del Corinthians e un tifoso del club del San Paolo dovrebbero tifare contro il Santos nella finale di Libertadores?

L'enorme rivalità calcistica tra i tre club più grandi di San Paolo non è una novità. Tra i membri del club - persone che, indipendentemente dal motivo, sono orgogliosi di difendere la propria squadra in ogni situazione - simpatizzare, anche minimamente, con uno qualsiasi dei rivali è un peccato imperdonabile.

Così, di fronte a una finale brasiliana di Copa Libertadores tra Palmeiras e Santos, i tifosi di Corinthians e São Paulo tendono – data l'impossibilità di tifare per la sconfitta di entrambe le rivali o di tifare per la vittoria dell'arbitrato – a desiderare la sconfitta dell'arcirivale della stessa città (che non è sinonimo di tifo per l'altra squadra – anche perché “tifo” è una parola molto forte). Non che il "branco di matti" oi tricolori abbia dei buoni sentimenti per la squadra di Pelé e Neymar, anzi. Però, forse, pesa la distanza geografica di alvinegro da Vila Belmiro o, più probabilmente, la maggiore avversione per alviverde quando si guarda una partita che, beh, diciamocelo, guarderemo.

Ma non questa volta. Anche se entrambi ci rifiutiamo di dare per scontato che sosterremo la squadra che è succeduta alla Palestra Itália, la verità è che vogliamo che il Santos Futebol Clube perda. Se, alla fine, questo conta nella vittoria del "verdão", pazienza...

I giocatori del Santos, capitanati dal talentuoso e carismatico marcatore Marinho, portano brillantezza e promessa di un futuro glorioso per il calcio brasiliano. Tuttavia, né il talento né il carisma di Marinho e dei suoi colleghi e nemmeno l'origine proletaria del club sono in grado di ammorbidire il nostro totale ripudio della figura di Alex Stival, meglio conosciuto come Cuca, l'allenatore del Santos.

Oggi Cuca sfila davanti alle telecamere della stampa nazionale con il suo modo di parlare gentile che, insieme alle sue magliette con immagini cattoliche, costituisce la sua persona di rispettabile brav'uomo. Chi lo vede elogiato dai programmi sportivi di tutto il Paese non può immaginare (né dimenticare) che l'ex allenatore di Palmeiras e San Paolo sia stato condannato in Svizzera per aver partecipato allo stupro di una ragazzina di 13 anni.

I fatti risalgono al luglio 1987, quando il Grêmio andò a disputare la Philips Cup, torneo amichevole promosso dal Berner Sport Club Young Boys, squadra della capitale elvetica. All'epoca la stampa brasiliana, in particolare quella del Rio Grande do Sul, cercò di trasformare i quattro attaccanti – oltre a Cuca, l'attaccante Fernando Luís Castoldi, il difensore Henrique Arlindo Etges e il portiere Eduardo Hamester – in eroi, come denunciato dalle donne .antropologhe Carmen Rial e Miriam Pillar Grossi – vi consigliamo infatti vivamente di leggere il articolo.

La Giustizia di quel Paese, dopo 28 giorni di reclusione, ha permesso ai calciatori di rispondere in libertà al processo, culminato con la condanna dei quattro nel 1989. Inutile dire che, trovandosi in Brasile, nessuno di loro ha scontato un solo giorno in carcere per la pena riportata al processo in Svizzera.

Ecco un avvertimento: non intendiamo perseguire Cuca o qualsiasi altra persona accusata o condannata per alcun reato. Né siamo qui per chiedere l'arresto di nessuno, crediamo che la politica carceraria svolga nel sistema capitalista la funzione primaria di imprigionare persone che fanno parte di gruppi oppressi e sfruttati al fine di facilitare il controllo della forza lavoro e garantire la retrocessione del loro valore.

Per noi la lotta a reati come lo stupro non può avvenire solo in ambito legale, richiedendo investimenti in formazione finalizzati alla costruzione di una società attenta alla parità di genere e al rispetto delle diversità. Di qui l'importanza che il dibattito su questo tipo di casi sia fatto seriamente e nell'ottica di un superamento del modello in cui viviamo.

Come sottolineato Eliane Alves Cruz in una società che ha la violenza contro le donne come uno dei suoi pilastri, trent'anni possono essere pochi per capire che non c'è nulla di naturale nell'agire degli uomini in modo così violento e disumano.

A quel tempo, gran parte della società e soprattutto la stampa sportiva si unirono in difesa dei condannati. Nonostante la “cultura dello stupro” sia persistita, abbiamo visto, con il caso Robinho, che i tempi sono cambiati. Non è più accettabile che i giocatori che disprezzano la vita delle donne vengano celebrati per i loro successi in campo, indipendentemente dalle loro azioni fuori dal campo. Se vogliamo costruire una società sicura ed equa per le nostre figlie, allora il modello a cui ci ispiriamo non possono essere gli stupratori.

Ma se, a ragione, rifiutiamo Robinho, perché taciamo su di lui? Cucca? Forse il razzismo - che di solito va di pari passo con il sessismo - ha ancora il suo posto in questa odiosa equazione.

È curioso che, dal punto di vista istituzionale, tutti siano favorevoli alla parità di genere, tanto che, nel 2018, il Santos Futebol Clube ha aderito alla campagna #Lui per lei, lodevole iniziativa di UN Women. Tuttavia, tali gesti e belle parole si svuotano di fronte al triste fatto che la squadra del Santos continua ad essere gestita da qualcuno che è stato condannato per la sua partecipazione allo stupro di una ragazza di 13 anni.

Sarebbe elegante dire che non abbiamo niente contro Santos ma contro Cuca. Ma, come membri del club che siamo, questo non è esattamente vero. Abbiamo un'avversione per il pesce e un orrore ancora maggiore per il maiale. Niente di tutto questo, tuttavia, si avvicina all'avversione che abbiamo per gli atti disumani che Cuca ha praticato, è stato condannato, ma non è mai stato ritenuto responsabile.

*Helena Pontes dos Santos, corintiana, socia del club, è una studentessa magistrale in giurisprudenza presso l'USP e dipendente pubblico.

*Paulo de Carvalho Yamamoto, são-paulino, membro del club, è un dottorando in giurisprudenza presso l'USP e un avvocato.

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