Lo scandalo della PEC dei precatori

Immagine: Anthony Macajone
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da JOSÉ DIRCEU*

PEC smantella Bolsa Família per creare aiuti elettorali e adotta l'acquisto di voti aperti per garantirne l'approvazione

Il paese si muove sempre nella direzione opposta a quella che dovrebbe seguire. A ogni decisione e operazione politica del governo Bolsonaro, le prospettive per il 2022 e per il futuro peggiorano. Nulla rimarrà in piedi e il prossimo governo dovrà avere come priorità zero la ricostruzione nazionale.

Il Precatorios PEC è un perfetto esempio di questo processo di andare controcorrente, di distruggere le buone politiche pubbliche per sostituirle sempre con qualcosa di molto peggio o semplicemente con il vuoto. Il Precatorios PEC seppellisce un programma sociale, Bolsa Família, che non solo ha avuto successo, ma è stato acclamato in tutto il mondo come un esempio di politica sociale con risultati comprovati, tra cui la stimolazione della crescita economica, la distribuzione del reddito e l'incoraggiamento allo studio. L'istruzione è la più grande sfida del Brasile nei prossimi 10 anni. Il paese deve attraversare una rivoluzione educativa, scientifica e tecnologica.

La cosa più grave è che si distrugge un programma sociale serio e coerente con un obiettivo puramente elettorale esposto allo scoperto. E nessuna autorità interviene, come se fosse naturale per un presidente a fine mandato iniziare a smantellare qualsiasi quadro normativo, come è il caso della garanzia liquida e certa di ottemperanza a una decisione giudiziaria (che non esonera esigendo trasparenza e controllo sulla questione degli atti derivanti da decisioni giudiziarie).

L'esplicito tutto va bene e la compravendita di voti aperti per l'approvazione della PEC – al 1° turno è stata approvata alla Camera con 312 voti contro 144, ovvero 4 voti in più rispetto al quorum costituzionale – lasciano al Senato il difficile compito di impedire un dannoso assetto elettorale agli interessi del paese. E rivelano anche la dimensione dell'ipocrisia e dell'impraticabilità del cosiddetto "tetto di spesa", ormai demoralizzato - anche TCU e il suo creatore Michel Temer riconoscono la necessità della sua revisione.

Quello che si sta facendo è uno smantellamento sociale, fiscale e tributario che, ripeto, lascia un'eredità maledetta al prossimo governo. Invece di un programma continuo con risorse garantite, che dovrebbe trasformarsi in qualcosa di più ampio e con maggiori risorse, cosa evidente in tempi di recessione, alta inflazione, disoccupazione e aumento della povertà, della miseria e della fame, abbiamo un aiuto elettorale che pone fine nel 2022. Nessuna previsione di bilancio, ad esempio, per la vaccinazione del prossimo anno e piena di addendum irrealizzabili.

Dalla parte dei pretori si crea una valanga di debiti che i prossimi governi dovranno pagare in un quadro istituzionale impossibile da rispettare, con tetto di spesa, regola d'oro e indipendenza della BC. A ciò si aggiunge il costo degli alti tassi di interesse e dell'aumento del servizio del debito pubblico: potrebbe crescere di 360 miliardi di R $ con l'inflazione e gli alti tassi di interesse. Vedremo quanto sia falsa la discussione che non abbiamo risorse di bilancio per Bolsa Família. Senza contare l'incremento dei ricavi dovuto all'aumento dei prezzi in generale e dei servizi gestiti, carburanti, energia e telecomunicazioni.

Nessuna riforma fiscale, a parte il fallimento della proposta di modifica dell'Irpef – quello che ci vuole è un Irpef progressivo e non la beffa che abbiamo oggi che si appropria del reddito da lavoro ed esenta il reddito dell'1% dei brasiliani che restano con 28% del reddito nazionale –, il rifiuto assoluto di tassare grandi eredità e patrimoni, e le centinaia di miliardi di reais nascosti nei paradisi fiscali sotto la protezione legale di una legislazione permissiva. Non si pensi nemmeno a tassare la distribuzione degli utili e dei dividendi e nemmeno infine la parte importante delle esenzioni fiscali che assomigliano più a donazioni di risorse pubbliche.

Quello a cui stiamo assistendo è un cumulo di provvedimenti casistici ed elettorali – anche nel caso dei precatorios, con il rischio di essere dichiarati incostituzionali dall'STF, anche perché ci sono già decisioni in tal senso –, un bilancio irrealistico per 2022 e un'unica certezza: se la PEC sarà approvata così com'è, il governo e la maggioranza del Congresso spingono il Paese verso il precipizio, visto l'alto rischio di entrare in un ciclo di stagflazione. Se ciò accadrà, saranno necessarie ampie riforme strutturali per affrontare questa sfida e i cambiamenti geopolitici, climatici – come ha sottolineato la COP 26 – e tecnologici che, decisamente, né questo governo né, purtroppo, né la maggioranza dei nostri partiti e deputati sembrano essere all'altezza.

Ancora una volta sarà il popolo brasiliano ad avere l'ultima parola, come ha fatto in momenti in cui tutto sembrava perduto. Con voto sovrano, libero e segreto, il popolo ha detto no alle nostre élite che ci avevano condotto sulla via dell'autoritarismo e della rinuncia alla sovranità e all'interesse nazionale.

* José Dirceu è stato Ministro della Casa Civile nel primo governo Lula. Autore, tra gli altri libri, di Memorie (Generazione editoriale).

Originariamente pubblicato sul sito web Power360.

 

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