Il successo è stato un successo

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Di LUIS FELIPE MIGUEL*

Il risarcimento ufficiale a Dilma Rousseff infastidisce la stampa. Perché?

Si dice che il governo stia valutando la possibilità di promuovere risarcimenti simbolici per Dilma Rousseff, ora che la magistratura ha confermato che il pretesto utilizzato per rovesciarla – la “pedalata fiscale” – non è sostenibile.

È la cosa giusta da fare. Non solo nei confronti di Dilma Rousseff, anche se già questo basterebbe. È importante, per la storia del Brasile, registrare questa tautologia: il colpo di stato è stato un colpo di stato. Con conseguenze che vanno ben oltre la rimozione illegale di una presidente eletta dal suo incarico.

Il colpo di stato ha segnato la rottura di vasti settori della classe dirigente brasiliana con il principio del rispetto delle regole del gioco. Ha inaugurato un periodo di MMA nella politica brasiliana, con incertezza sulla validità delle norme costituzionali, segnato dalla lotta permanente tra i poteri. Dopotutto, lanciato da Eduardo Cunha e guidato da Lava Jato, il colpo di stato non poteva non segnare il trionfo del malavita politica.

La rottura del consenso sui valori democratici ed egualitari fondamentali, alimentata dalla destra tradizionale, con il PSDB in prima linea, ha aperto lo spazio alla crescita di un’aberrazione come il bolsonarismo.

I leader del colpo di stato del 2016 e coloro che si sono schierati attorno a Jair Bolsonaro, che in copione inizialmente dovevano essere semplici comprimari, erano però uniti nel progetto di riduzione dello Stato e di smantellamento delle tutele offerte alla classe operaia.

In breve: il colpo di stato ci ha lasciato disorganizzazione istituzionale, violenza politica e crescente disuguaglianza.

Ma Folha de S. Paul ha pubblicato ieri un editoriale furioso contro la possibile riparazione contro Dilma Rousseff.

È un testo pieno di odio. Dice che l'idea di Lula di offrire risarcimenti a Dilma Rousseff è assurda: "la sinecura internazionale che le ha dato non era sufficiente".

A Foglio Pensi che Dilma Rousseff non sia competente per essere presidente della Banca BRICS? Presenta le tue argomentazioni. Preferisce invece gettare al vento le accuse.

Ma il punto principale, annunciato nel titolo, è che “non è stato un colpo di stato”.

Ciò che si legge nell'editoriale è che "la legge sui reati di responsabilità [...] è flessibile al punto da consentire di incastrare praticamente qualsiasi governante". Quindi presume che “non è stata la tecnicità dei cicli fiscali […] a far crollare Dilma Rousseff”.

È caduto a causa della sua “politica economica” e della sua “inettitudine parlamentare [sic]”.

(È vero che la pessima scrittura degli editoriali del Foglio È leggendario, ma questo ha superato se stesso.)

In breve: il giornale riconosce che il presidente è stato rimosso dall'incarico con falsi pretesti. Ma non possiamo comunque chiamarlo colpo di stato.

I media aziendali brasiliani sono stati complici dello smantellamento della Costituzione in Brasile, sponsorizzando Lava Jato, sostenendo il colpo di stato, applaudendo le pratiche autoritarie del governo Michel Temer, normalizzando il bolsonarismo.

Poi, quando l’odore neofascista dell’ultimo governo ha cominciato a farsi troppo forte, ha voluto proporsi come paladino della democrazia. UN Foglio ancor più dei suoi concorrenti.

Senza nemmeno l’ombra di autocritica, ovviamente. Se non sei capace di pentirti di aver collaborato alla tortura degli oppositori della dittatura, perché dovresti farlo? mea culpa per semplice partecipazione di supporto a un complotto di colpo di stato?

L'editoriale di ieri non fa altro che confermare che si continua su questa strada.

* Luis Filippo Miguel È professore presso l'Istituto di Scienze Politiche dell'UnB. Autore, tra gli altri libri, di Democrazia nella periferia capitalista: impasse in Brasile (autentico).

Originariamente pubblicato sui social media dell'autore.


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