da RAFFAELLO IORIS*
Entreremo ancora di più nel tunnel temporale oggi riproposto con le teorie fasciste o ne scaturiranno gli inviti alla fine del più grande incubo della storia recente?
Guardando al Brasile delle ultime settimane, sembra plausibile pensare che lo storico del futuro avrà grandi difficoltà a cercare di spiegare il crescente paradosso tra l'enorme mobilitazione di ampi e influenti settori della società nazionale in opposizione all'attuale governo e la continuità di livelli di supporto ancora significativi allo stesso. E sebbene redazionali, articoli, analisi di giornalisti e accademici abbiano affermato, in maniera quasi esaustiva, l'insostenibilità della continuità dell'attuale composizione dei rappresentanti nelle più alte istanze di potere della Repubblica, i sondaggi di opinione hanno costantemente indicato che tra un terzo e anche la metà degli elettori sostiene l'attuale amministrazione pubblica o si oppone al suo ritiro anticipato.
Se la bancarotta dell'attuale governo è così evidente, a causa del notorio coinvolgimento con settori delle milizie statali e della notoria incompetenza amministrativa, drammaticamente e tragicamente aggravata dalla pandemia di Covid-19 (dove il Brasile è diventato il nuovo epicentro della sua espansione mondiale), come capire l'appello ancora esistente se non al governo stesso, ma certamente alla sua agenda e soprattutto alla retorica? Vedo che le chiavi per comprendere tali questioni vanno ricercate nella nostra storia.
Storia di una società non solo profondamente escludente ed elitaria, ma anche conservatrice, se non reazionaria, violenta e soprattutto profondamente razzista. Sebbene rilevante, un viaggio più lungo attraverso la nostra storia, ad esempio lungo le linee evolutive di quella che sarebbe diventata la più grande e duratura società di schiavi del periodo moderno, è chiaramente al di là della portata di queste linee. Per fortuna, agli scopi qui proposti, dovrebbe bastare il passato più recente, anche nella sua forma commemorativa della nostra dittatura civile-militare.
Ricordiamo che la nostra dittatura, specialmente nella sua anni di piombo, cioè tra il 1968 e la metà degli anni Settanta – che, tragicamente ed eloquentemente, ancora oggi, ma soprattutto allora, erano visti da molti come anni gloriosi–, ha goduto di ampio sostegno e richiamo popolare! Oltre all'importante, ma non certo esclusiva, questione delle conquiste che i ceti medi, base e portavoce del regime ebbero allora, come oggi, durante il suddetto miracolo brasiliano, è fondamentale ricordare che vi fu, infatti, un genuino sostegno, soprattutto da parte di questi stessi segmenti sociali, della logica, della narrativa e dell'azione del regime a favore del cosiddetto legge e ordine.
In effetti, all'inizio degli anni '70, l'ARENA, la prima e centrale base dei generali dell'epoca, si vantava di essere il più grande partito dell'Occidente. Un partito che poteva contare su un sostegno diretto e ampio non solo di consiglieri e deputati di tutto il Paese, ma anche di diversi liberi professionisti e molteplici imprenditori che si accordavano così, esplicitamente o implicitamente, con i comandi e gli eccessi di un regime repressivo e bugiardo ma poteva, in ogni caso, contare sull'appoggio degli strati culturalmente più reazionari e moralisti della popolazione che fornivano, in modo influente, il necessario sostegno e la legittimazione all'autoritarismo in corso.
Le vedove del regime degli affari militari sono ancora molto vive tra noi! Soprattutto tra gli attuali generali di riserva che guidano diversi dei principali ministeri dell'attuale (mal)governo, così come tra gli ufficiali e, curiosamente, anche nelle basi della polizia militare di diversi stati, giovani che non hanno vissuto la dittatura ma che si aggrappano al mantra menzognero propagato dagli anziani mano dura questo avrebbe risolto i problemi del paese ai vecchi tempi dei generali. Nell'ambiente civile, oltre alla base diffusa tra le solite classi medie urbane reazionarie e prevenute, abbiamo, tra i partiti politici, fin dalla nostra vergognosa transizione (sempre incompiuta) negli anni '80, il cosiddetto Centrão, appunto il principale rappresentante del fisiologismo e della corruzione che (sebbene le loro vedove lo neghino!) imperversavano già durante la nostra chiamata miracolo.
Ma se gli echi del passato sono troppo forti per non essere ascoltati, la storia tende a ripetersi solo come una farsa, come recita l'antica verità. Per farsa, se Medici aveva appeal popolare come il dittatore amico che andava negli stadi con la sua radio a batteria, il nostro buffone autoritario oggi si lancia tra la folla in piena pandemia. Allo stesso modo, se la nostra dittatura non ha mai saputo e non ha nemmeno cercato di costruire una base popolare che potesse aggiungere un tratto fascista al suo autoritarismo, questo è esattamente ciò che il nostro Capitano (in pensione) ha cercato di fare. Entreremo così ancora di più nel tunnel temporale oggi riproposto con tenori fascisti o ne saranno scaturiti i clamori per la fine del più grande incubo della storia recente?
Molto dipenderà da cosa faranno i nostri ceti medi, sempre pronti a sostenere l'ultimo autoritario di turno che promette di garantire i propri magri privilegi da una precaria ma sempre feroce distinzione sociale.
ARENA rimane salda tra noi, aiutando a guidare i nostri percorsi, con la sua solita stantia e pregiudizi. Capire questo è la base per qualcosa di nuovo da essere, chissà, costituito, ma almeno immaginato.
*Rafael R. Ioris è professore all'Università di Denver (USA).