da ANTONIO CARLO MAZZEO*
Prefazione al libro appena pubblicato di Anderson Deo
Arriva a buon punto il libro di Anderson Deo che, in un panel ampio, accurato e rigoroso, analizza i progetti di sviluppo che fecero leva sia nei governi di Fernando Henrique Cardoso che nei governi della “tarda socialdemocrazia” ( PT) di Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff.
Sulla base delle differenze tra i progetti proposti dai governi PSDB e PT – tarda socialdemocrazia, in cui spiccano politiche pubbliche di una certa positività –, Deo delinea gli elementi che costituiranno gli ostacoli più complessi all'avanzata sociale, proprio nel dimensionamento la forma storica di oggettivazione del capitalismo brasiliano.
L'aspetto più rilevante del libro di Anderson Deo è lo svelamento della traiettoria che si dipana a partire da due concetti marxiani di grande profondità: il primo è quello che rivela l'elemento morfologico situato nel suo nucleo costitutivo di particolarità storica; la seconda, come conseguenza di questa base conformativa, la forma ineguale e combinata, attraverso la quale il Brasile si inserisce nell'economia imperialista.
Quanto al primo aspetto, la particolarità, rivela la portata storica di conformazione dello Stato nazionale brasiliano da un'economia basata sulla forma del lavoro forzato/schiavo e sull'attività primaria, basata sull'esportazione di prodotti agricoli, in particolare lo zucchero , ma anche nell'estrazione dell'oro e anche in altre produzioni regionali, tra cui l'allevamento, l'estrattivismo e le attività di pesca. Questa forma di produzione fortemente agrario-esportatrice, con ridotta attività manifatturiera, delinea lo spettro di un'economia complementare e subordinata nel concerto delle attività economiche mondiali.
Quanto al secondo elemento, Deo sottolinea il carattere dello sviluppo economico del Brasile coloniale — e, successivamente, del suo status di Regno Unito con il Portogallo e l'Algarve, a partire dal 1808 —, che si svolge dal XVI secolo senza rotture con la sussunzione formale del lavoro al capitale, costitutiva del vasto processo di originaria accumulazione del capitale[I] in cui proprio questo inserimento storico, nella conformazione delle attività economiche generali, inciderà, fin dal processo stesso di sviluppo disomogeneo e combinato, sul carattere del capitalismo che si strutturerà in Brasile.
Con questo strumento concettuale, il nostro autore approfondisce l'attenzione sull'entificazione della forma socio-metabolica nella particolarità brasiliana, che si materializza, da un lato, in un'economia in cui prevale la modernizzazione conservatrice condotta “dall'alto”, cioè , senza il popolo e contro di esso e, dall'altro, la costituzione di uno Stato controllato da una borghesia autocratica, di origine coloniale-schiava e talvolta antidemocratica.
È in questa prospettiva che Deo utilizza nel suo lavoro l'espressione italiana aggiornamento, che ha un significato esatto — modernizzazione —, cioè si aggiorna senza cessare di riferirsi al legame strutturale del passato — a adattamento; si adatta, ma non muta nella sua essenzialità. Ciò significa che il processo di oggettivazione del capitalismo brasiliano fin dalla sua origine è stato aggiornato e adattato per continuare ad essere integrato nell'ambito del concerto delle economie centrali nella forma chiamata dall'autore del modernismo conservatore, ma che potrebbe anche essere definita come reazionaria -Modernismo.-subalterno.
Questo universo concettuale utilizzato dall'autore amplia lo spettro delle dinamiche di un capitalismo dipendente, che nella sua essenza è sottosviluppato, ma che porta anche elementi di sviluppo, vicini e persino uguali a quelli esistenti nelle economie centrali, e che, nel dialettica dello sviluppo ineguale e combinato, può essere compreso nella prospettiva caiopradea del “significato della colonizzazione”, nel suo elemento ontologico, in cui “[...] la storia brasiliana presenta, nel corso del suo sviluppo, dagli inizi a ai giorni nostri, una marcata continuità”[Ii], in cui il nuovo rimane sussunto al vecchio, elemento che delimita i contorni del processo di oggettivazione della forma sociometabolica storico-particolare del capitalismo brasiliano.
Proprio la caratteristica peculiare del capitalismo brasiliano costituirà un complesso ostacolo storico. Nel contesto di un'economia subalterna, la borghesia che emerge da questa socialità non caratterizza solo l'elemento tardo del capitalismo industriale, che aveva il suo processo di accumulazione del capitale basato sulla crudele forma schiavo/lavoro forzato che determinava la realizzazione di una forma-rivoluzione -borghesia attuata tardivamente e “dall'alto” (Lenin) da una borghesia “trasformista” (Gramsci) e controrivoluzionaria.
Questo processo, come abbiamo detto, comporta il carattere autocratico dello Stato nazionale e, di conseguenza, la formazione di una società civile incompleta e “gelatina”. Inizialmente, escludendo la maggioranza dei lavoratori schiavizzati, costituita da neri, bruni e indiani, e successivamente, dopo l'abolizione della schiavitù, il 13 maggio 1888, con la Legge Aurea - che nel suo fondamento politico oggettivo decreta l'esclusione e l'emarginazione dei neri e popolazioni brune nella vita sociale brasiliana, motivo per cui il processo di abolizione e inclusione sociopolitica di neri, bruni e indiani è una lotta politica ancora in corso nella società brasiliana –, lo Stato nazionale impone a tutti i lavoratori, delle campagne e delle città , brasiliani e immigrati, una legislazione autocratica, attraverso la quale mantiene le persone escluse dai processi decisionali della vita politica ed economica nazionale.
Così che la permanenza del “vecchio” che sussume il nuovo nella società brasiliana caratterizza il “modo” brasiliano di oggettivare il capitalismo, dal punto di vista del modo prussiano-coloniale[Iii] e che oscilla tra il bonapartismo, un tempo coloniale – coloniale-bonapartismo – e la legalità borghese, che risulta dall'articolazione costruita dall'abilità storica dei politici borghesi. Oggettivamente, la legalità borghese non è altro che il liberalismo di tipo brasiliano, costruito dalla classe dirigente, con le sue origini nella società coloniale; rielaborato logicamente e storicamente, ma senza perdere il suo elemento genetico autocratico, tipico di una borghesia debole che nasce, cresce e si moltiplica sull'onda della controrivoluzione permanente.
Come ha giustamente sottolineato Deo, la conformazione della società brasiliana genera una borghesia interna senza progetto nazionale, che articola e collega programmi economici e sociali a vantaggi commerciali che subordinano le politiche nazionali ai loro interessi di classe. Queste componenti strutturali costitutive dell'autocrazia borghese sono gli ostacoli che impediscono l'espansione della democrazia nella società civile brasiliana.
Per nessun altro motivo tutta la lotta di classe condotta in Brasile, principalmente dal proletariato urbano e rurale, ha avuto ed è stata, come punto decisivo, la lotta per la democratizzazione della socialità brasiliana, vista qui dalla prospettiva lukacsiana, sviluppata nel suo "Il processo di democratizzazione"[Iv]. Non a caso, nel corso della sua storia, il movimento operaio, sia esso quello anarco-sindacalista di fine Ottocento e inizio Novecento, o quello attuale, che condusse lotte decisive contro il bonapartismo militare, insediatosi il 1° aprile, 1964, ebbe nella questione democratica l'elemento che delimitava i campi delle lotte politiche. Lo stesso PCB, il primo partito operaio brasiliano dalla sua organizzazione nel marzo 1922, come risultato delle lotte operaie e degli scioperi dei primi due decenni del XX secolo, concentrò la sua lotta sull'espansione della democrazia in Brasile.
Dapprima, sulla base della proposta di una “rivoluzione democratico-piccolo-borghese”, che avrebbe inglobato la piccola borghesia in rivolta, attraverso il Tenentismo, fino al 1929 e successivamente, nell'ambito di un'alleanza riformista con settori di presunta “ borghesia nazionale”; dal 1992, in un contesto di profonda autocritica della propria linea politica, il PCB pone le basi per la costruzione di una proposta di azione politica centrata sulla costruzione del Potere Popolare, verso il socialismo, evidenziando l'espansione di un processo di democratizzazione da la prospettiva dei lavoratori e dei settori sfruttati della società. A sua volta, il PT, partito nato dagli scioperi operai della regione ABC di São Paulo alla fine degli anni '1970, incentrato inizialmente sulla lotta contro la stretta salariale imposta dal "modello" economico della dittatura militare-bonapartista e, successivamente, allargandosi alla nozione di articolazione positiva delle lotte per la democratizzazione degli spazi della società per ampi gruppi di lavoratori, almeno fino alla metà degli anni Ottanta, quando, già nell'ambito della conciliazione di classe, ha riarticolato la sua linea politica nel prospettiva della democrazia formale della società borghese, prescindendo dalla questione della lotta per il socialismo.
La lotta per la democrazia in Brasile, tuttavia, dato l'elemento storico presente nella sua socialità che l'autore dimostra, sarà possibile se il movimento sociale nel suo insieme, in particolare i lavoratori, riuscirà a costruire le condizioni per la sconfitta dell'autocrazia borghese. Per questo nessuna politica sociale sarà vittoriosa se non si collocherà nell'ambito della lotta contro l'autocrazia borghese e il suo cammino di socialità prussiano-coloniale; e in un progetto politico che collega la lotta democratica con la lotta per il socialismo.
Il libro che abbiamo l'onore di presentare è il risultato di una matura riflessione di Anderson Deo, che contribuirà non solo alla comprensione delle condizioni storiche del Brasile, ma fondamentalmente affinché la possibilità di superare gli ostacoli ai brasiliani possa vivere pienamente altre esperienze sociali, che permettono di rompere con il labirinto delle illusioni, in cui le coscienze si perdono in percorsi circolari che portano a vicoli ciechi. Pertanto, l'interruzione deve provenire da a prassi che ha come nord l'emancipazione umana.
*Antonio Carlos Mazzeo, professore in pensione presso Unesp, attualmente integra i corsi di laurea in Storia economica presso FFLCH-USP e in Servizio sociale presso PUC-SP.
Riferimento
Anderson Deo. Il labirinto delle illusioni: consolidamento e crisi della tarda socialdemocrazia brasiliana. Curitiba, Appris, 2021, 312 pagine.
note:
[I] Vedere MARX, K. Capitale. Libro I. Capitolo inedito. Buenos Aires: Siglo XXI, 1974, p. 54 e successivi e O Capitale. Critica dell'economia politica. São Paulo: Boitempo, 2013, Libro I, sezione VII, cap. 24, pag. 785 a 844.
[Ii] Vedere PRADOJR., C. Storia e sviluppo. San Paolo: Brasiliense, 1972, p. 28.
[Iii] Vedere MAZZEO, AC Stato e borghesia in Brasile: origini dell'autocrazia borghese in Brasile. San Paolo: Boitempo, 2015.
[Iv] LUKÁCS, G. Il processo di democratizzazione. Socialismo e democratizzazione: Scritti politici, 1956-1971. Rio de Janeiro: Editora UFRJ, 2008, p. 82 e successivi.