da GIORGIO BRANCO*
Alla ricerca del Ku Klux Klan che lo ispira, Bolsonaro diffonde cosa Immanuel Kant chiama “male radicale”, quello che si radica in chi lo pratica. Bolsonaro è il male puro
Hannah Arendt ha dato un grande contributo alle luci della conoscenza. Non perché affrontasse con precisione le origini del male, ma comprendeva bene e offriva una grande visione di come esso, il male, si riproduce.
Nella ricerca di una spiegazione dell'origine del male, la soluzione teorica proposta ha confuso ideologie e equiparato sistemi politici molto diversi, proponendosi di inglobare sotto il concetto di totalitarismo regimi completamente diversi tra loro, come il nazismo e lo stalinismo. le cui differenze non si limitano all'idea di Stato totale, tanto al gradimento della guerra fredda in corso nel dopoguerra e dell'ideologia economica allora emergente, ma che si distinguono, fondamentalmente, per la loro metafisica , il loro divenire. Arendt contribuisce in modo decisivo a portare ai giorni nostri le scienze umane e la politica la spiegazione di come il male si moltiplica. Offriva l'idea che il male è banale e può essere esercitato da chiunque, come dimostrerebbero le testimonianze di Adolf Eichmann, il nazista processato a Gerusalemme, nell'aprile del 1961, per crimini contro l'umanità. Secondo la versione presentata nel film biografico “Hannah Arendt”, diretto da Margarethe von Trotta, nel 2012 Hannah Arendt avrebbe detto che si aspettava di vedere un mostro, ma cosa avrebbe trovato un mediocre burocrate preoccupato solo di eseguire gli ordini? .
La ricerca dell'esatto confine tra le responsabilità dell'individuo e della società e tra l'individuo e lo Stato risale ai campi di indagine della filosofia, delle scienze politiche, della sociologia e della psicologia, da tempo immemorabile, per quanto riguarda gli interrogativi sull'umanità e cultura.
Avendo la Arendt attribuito il male a un uomo mediocre, all'essere comune, non possiamo fare a meno di stabilire criticamente che solo l'enormità del crimine dell'Olocausto permetterebbe a tanta gente comune di aderire al male, come modo di vivere. Ci troviamo quindi di fronte alla questione etica centrale del fatto che la responsabilità sia attribuita a ciascuno dei beni comuni o sia inerente a un sistema che propaga il male come ideologia. La domanda quindi non è se Eichmann fosse malvagio, ma perché così tanti eichmann inizia a banalizzarlo.
Chiunque abbia visto le immagini di due individui, una donna e un uomo, vestiti con il mantello e la spada di una patria che hanno creato, sconvolto, attaccando verbalmente infermieri e operatori sanitari che hanno manifestato lo scorso 1° maggio a Brasilia[I], era sconcertato da quelle persone comuni che esercitavano odio. Ancora più colpiti sono coloro che collegano questo episodio al fatto precedente che il Presidente della Repubblica disdegnava la morte prevenibile.[Ii]. È la forza della nuova destra organica del Paese, di carattere neofascista, e del suo governo a dare legittimità a tali assurdità di presentarsi, in nome della purezza ideologica, senza ostruzioni morali o etiche.
Le teorie scientifiche delle scienze sociali consentono analisi, basate su prove e solide metodologie, che arrivano a spiegare il fenomeno sociale che ha finito per portare questo nuovo diritto, più precisamente un certo individuo che professa l'odio come piano d'azione, al governo.
Quali sono le forze, le classi e le frazioni e con quali interessi e determinazioni? In quale quadro mondiale e nazionale? Come ha influito la crisi dell'accumulazione di capitale del neoliberismo? Qual è il ruolo degli interessi internazionali? Come si è svolto l'attivismo politico delle alte burocrazie giudiziarie e militari a suo favore? È in atto un “bonapartismo brasiliano”? Quali sono le motivazioni e gli interessi dell'oligopolio delle comunicazioni? Tutte le variabili razionali saranno spiegate e tutti i problemi di ricerca risolti, basta dargli tempo.
Anche così, con le più solide spiegazioni scientifiche disponibili, immagino che saremo immersi nella stessa perplessità che affrontiamo quando studiamo, analizziamo, leggiamo e guardiamo il nazismo e i suoi orrori Quando veniamo a conoscenza dei processi, delle testimonianze e delle prove di il più grande orrore di tutti i tempi. Fatti e fenomeni così studiati, come per lo studio.
E pur immersi nell'incredulità, paralizzati da quella breve sensazione che tutta la scienza sociale non possa spiegare tanto male e tanta iniquità, è necessario superare questi sentimenti e capire, analizzare, interpretare, scoprire le ragioni per cui il Brasile è precipitato in un mondo tragico proposto da questa versione neoliberista del fascismo. Bolsonaro è uno psicopatico, un apologeta di torture e abusi. Disprezza la condizione umana, aborrisce l'idea di essere uguale, odia l'altro, pensa di dover distruggere per costruirsi.
Ciò che impressiona è che possiamo concludere che tutti, o almeno buona parte dei suoi elettori e non votanti, lo sapevano e, nonostante tutto, proprio come accadde in Germania sotto Hitler, fu votato, trasformato in leader e vinse le elezioni. È oggettivamente la volontà del popolo, debitamente costruita, giocata contro i diritti di quello stesso popolo.
Il male ci mette a disagio dentro perché, nel nostro psiche, non lo accettiamo moralmente ma lo vogliamo. Questo desiderio, in alcune persone sottoposte a determinate circostanze, diventa inattaccabile, inarrestabile. Il male diventa tragedia, invece, quando diventa banale e banalizzato diventa metodo, politica, ideologia, morale e credenza, cessando di essere latente per emergere in ciascuno o nella proiezione di ciascuno, cercando, allora, il riconoscimento , sicurezza e legittimità nella comunità degli eguali. Alla ricerca del Ku Klux Klan che ti ispira.
Bolsonaro propaga quello che Immanuel Kant chiama “il male radicale”, quello che è radicato in chi lo pratica. Bolsonaro è il male puro. Il male privo di vincoli è il male libero, banalizzato e socializzato. Il male come morale specifica che subordina tutto alla missione più grande. Per questo è il male più perverso, il più oscuro che si possa conoscere. L'emancipazione di questa raison d'être, sotto la forma del governo e sotto la forma del partito, dà la dimensione manifesta della trasformazione della banalità del male in politica.
*Jorge Branco È un sociologo e uno studente di dottorato in Scienze Politiche presso l'UFRGS.