da GUILHERME COLOMBARA ROSSATTO*
Commenti al film, in uscita nelle sale, di Nanni Moretti
“In breve, ovunque e in ogni momento, sono le condizioni economiche e i mezzi economici del potere che portano il potere alla vittoria, senza la quale esso cessa di essere potere…” (Friedrich Engels, Anti-Duhring).
1.
Da più di 30 anni il regista Nanni Moretti dibatte nei suoi film della decadenza del Partito Comunista Italiano (PCI) e del progetto di sinistra nel suo insieme, dalle confusioni mentali di Palombella Rossa (1989) all'ansia per il cambiamento nei venti favorevoli Aprile (1998). Lo scenario politico invade la vita dei suoi protagonisti e alter-ego, causando molto dolore. La visione non è mai positiva, non importa quanto siano buone le possibilità di cambiamento, c’è sempre qualcosa da temere.
Come nella frase dell'epigrafe, il potere è in agguato, seducendo i cuori degli uomini e ponendo fine agli onesti progetti politici. È influenzato dal campo economico, immergendo le persone in una costante incertezza. Secondo Nanni Moretti, pur essendo molto divertente, l'Italia si trova in un inferno dantesco. Non può fidarsi della vittoria, non può fidarsi dei politici, dei partiti o di se stesso, come nell'amnesia del suo protagonista Palombella Rossa Provalo.
Questo lavoro segue un esponente del PCI, che ha perso la memoria in un incidente stradale, condannato a nuotare in una partita di polo che ha tanto senso quanto la situazione politica del Paese. Per Nanni Moretti il vuoto provocato dal declino del cosiddetto socialismo reale diventa amnesia, è l'eclissi della speranza socialista.[I] Il momento in cui il personaggio lascia la piscina e osserva il climax Dottor Zivago (1965) con altri personaggi in televisione, è uno dei pochi momenti collettivi del film, trasmettendo allo spettatore una positività quasi magica.
Facciamo il tifo con loro e ci lasciamo coinvolgere nella trama inventata, senza tempo per pensare ai mali sociali della realtà. È come se il cinema fosse l'unica risposta; tema che ritorna nel film qui analizzato. In questa collettività l'essenza umana trova la sua natura “[…] perché è innanzitutto qui che esiste per lui nella condizione di legame con l'uomo, nella condizione della sua esistenza per l'altro e l'altro per lui…”.[Ii]
Tali spasmi collettivi sono rari, quindi lo scenario è il peggiore possibile, senza alcuna possibilità per i buoni politici e attivisti di sinistra, così impegnati nella giustizia sociale. Tuttavia, con enfasi sull’opera del 2023, l’umorismo è predominante, satirizzando una situazione vista come orribile e senza fine. Un umorismo acido e vero, che parte dal disagio di Nanni per arrivare ad una risata collettiva, un rimedio per i suoi spettatori, che, come i personaggi a bordo piscina, devono ridere e piangere insieme.
2.
Em Il meglio deve ancora venire Questo buon umore si contrappone alla negatività del suo protagonista, che insiste nel realizzare un film su un momento decisivo (e triste) per il comunismo sovietico e i suoi partiti satelliti nel mondo: l'invasione dell'Ungheria da parte delle truppe russe. Tra una ripresa e l'altra il suo matrimonio vacilla, l'Italia sembra interessarsi di più ai film d'azione generici e ai dati quantitativi di piattaforme multimilionarie come Netflix, la figlia non lo ascolta e i giovani non si rendono conto dell'impatto del PCI sul post -guerra Italia.
Il passato, invece, è un tempo di antistalinismo (dopo tre anni dalla morte del leader) e di proclamazione di libertà, finché gli stessi comunisti non agiscono come repressori e impongono la tirannia. Attraverso filmati d'archivio, seguiamo il rovesciamento di una statua dello stesso Stalin, e poi i carri armati e i soldati sovietici abbattono intere città per rappresaglia.
Innanzitutto il personaggio di Nanni (Giovanni nel film, come se i legami tra i due non bastassero) insiste nel riprendere il realismo storico. Non c'è spazio per l'immaginazione. È troppo interessato agli oggetti della scena e al tono del tempo. I due protagonisti del tuo film (una coppia) non dovrebbero iniziare una relazione romantica, dopotutto hanno a che fare con questioni politiche serie. È necessario filmare il 1956 nei minimi dettagli, ma c'è un limite. Il regista immaginario inizia quindi a modificare elementi importanti, come ad esempio il titolo di un giornale dell'epoca. Si sforza per il realismo, ma sembra non riuscire a controllarsi.
Ad un certo punto afferma che non filmerà la storia così com'è accaduta, ma la storia all'interno del suo film. Lo spazio di manovra aumenta, ma non è ancora il momento del cambiamento totale (si arriverà solo alla fine). Nel frattempo strappa un poster con il volto di Stalin e dice agli sceneggiatori e agli attori che questa figura non trova posto nel film, lasciando quella di Lenin. Il presente rettifica la lotta del passato, riflettendo su un momento di estrema malinconia per la sinistra. Malinconia, che ha sempre accompagnato questa corrente politica, come parte delle sue speranze messianiche.[Iii]
Tuttavia, alla fine, i cineasti (di fantasia e reali) non cadono nella malinconia o nel labirinto dell'autolamento. Nella ricerca di un certo purismo di sinistra, possono spogliare gli strumenti e il rigore di uno storico, lasciando il posto a un misto di immaginazione e revisionismo. Modificano i fatti del passato, immaginando uno scenario in cui il PCI non appoggiava l’invasione e le misure autoritarie del Partito Comunista Sovietico. Il passato viene utilizzato da Nanni Moretti come mezzo per lottare contro un presente soffocato. La lotta è immaginaria, la marcia e le danze finali sono immaginarie, ma il loro impatto si sente ancora fuori dallo schermo cinematografico.
Il film nel film finisce per immaginare una sorta di scenario parallelo al 1956, pieno di positività e di facili soluzioni. Rivedere il passato diventa un sollievo; un mezzo per ricucire i rapporti sociali e privati del presente (la moglie lo accompagna nella marcia finale, come se il matrimonio fosse salvato). Attraverso la lente di Nanni Moretti, il PCI ottiene una maggiore autonomia politica, garantendo un futuro stabile all’Italia e un esempio per i partiti di sinistra di tutto il mondo.
In termini di immaginazione, la sua visione è legata a coloro che pongono la storia e l'interpretazione del passato in dipendenza del presente: “[…] la possibilità che lo storico riesca a spogliare il presente per raggiungere il passato di qualcuno nel passato sembra remoto, in termini di quel qualcuno.[Iv] Nanni non si preoccupa del rigore metodologico: vuole arrivare al passato italiano per rivedere e fissare alcuni fattori.
I suoi obiettivi sono vicini alla memoria, così diversi dalla storia, che può recepirne solo alcuni punti di vista e orientamenti, sempre in modo critico.[V] Qui la trama di Nanni Moretti invade il racconto vero e proprio e i suoi sforzi immaginativi sono vicini a quelli che vedono l'interpretazione storiografica come appartenente a una struttura di trama. La storia narrata, quindi, riceve attributi di sviluppo e articolazioni di un dramma/romanzo.[Vi]
Giovanni fa un salto nel passato per cambiare il suo presente, liberandosi dalla tristezza che il suo film gli stava procurando. È libero di immaginare un altro sviluppo della storia, espresso dalle parole che accompagnano uno schermo completamente rosso: “Il Partito Comunista Italiano rifiutò la tirannia sovietica, condannò l’invasione dell’Ungheria e permise la realizzazione di un’utopia socialista in Italia, sulla falsariga di voluto Marx ed Engels”.
In queste ultime parole l’utopia non è caratterizzata. Sta a ciascuno di noi immaginare il miglior futuro possibile, nel rispetto dei nostri valori e delle nostre aspettative. Uno schermo bianco a sinistra. Il mio Marx potrà avere forme diverse dalle tue, caro lettore, ma non importa, in fondo la tirannia è stata deposta e possiamo solo sognare un futuro più giusto e dignitoso.
Allo stesso tempo, Nanni Moretti commenta fuori campo l'attuale situazione politica, per sua natura caotica e priva di ogni possibilità di cambiamento. Ma non perde tempo con questi luoghi comuni, condannando la sinistra a elezioni perse, colpi di stato e altri cattivi presagi dei nostri tempi. No, il regista sottolinea che il meglio deve ancora venire; anche se è attraverso l'utopia. L'immaginazione riempie i suoi personaggi e le sue situazioni, lasciando una sensazione positiva nella mente dello spettatore, che può dimenticare, almeno per qualche minuto, tutti questi aspetti negativi menzionati e vissuti nel presente.
La storia diventa così un mezzo di aiuto, un rimedio ai tempi bui. Non è finito, né oppresso da decisioni sbagliate. È un raggio di speranza che aggiusta la vita del protagonista e spinge tutti a marciare in sintonia, sognando un futuro migliore che potrebbe non arrivare mai, ma che sarà sicuramente migliore delle possibilità che abbiamo davanti.
*Guilherme Colombara Rossatto è una specializzazione in storia presso l'Università di San Paolo (USP).
Riferimento
Il meglio deve ancora venire (Il sol dell'avvenire)
Francia, Italia, 2023, 95 minuti.
Regia: Nanni Moretti.
Cast: Nanni Moretti, Marguerita Buy, Mathieu Amalric, Silvio Orlando, Barbara Bobulova, Valentina Romani, Flavio Furno, Zsolt Anger.
note:
[i] TRAVERSO, Enzo. Melanconia di sinistra: marxismo, storia e memoria. New York: Columbia University Press, 2016, pag. 86.
[ii] MARX, Carlo. Manoscritti economico-filosofici. San Paolo: Boitempo, 2010, p. 106.
[iii] TRAVERSO, op. Cit., pag. 38.
[iv] JENKINS, Keith. Storia ripensata. San Paolo: Contexto, 2001, p. 70.
[v] NAPOLITANO, Marcos. Negazionismo e revisionismo storico nel XXI secolo. In: PINSKY, Jaime; PINSKY, Carla Bassanezi (org.). Nuove lotte per la Storia – sfide, insegnamento. San Paolo: Contexto, 2021, p. 94.
[vi] BIANCO, Hayden. Tropici del discorso: saggi sulla critica della cultura. San Paolo: Editora da Universidade de São Paulo, 1994, p. 80.
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