Di MARCELO GUIMARÃES LIMA*
Commenti sulla mostra del grafico olandese al CCBB
Il paradosso di uno spazio delimitato, ristretto o confinato e, allo stesso tempo, moltiplicato, dell'infinito non come formalmente illimitato, ma come addizione continua di figure o elementi discreti, è il paradosso dello spazio in Escher, che ci porta al singolare esperienza di vertigini combinata con... claustrofobia.

Il magico mondo di Escher è stata una mostra presentata al Centro Cultural do Banco do Brasil, nella regione centrale della città di San Paolo (nel 2011). Qui segnaliamo brevemente alcune caratteristiche dell'arte di Escher e osserviamo una certa risonanza tra la poetica dell'artista olandese e lo spazio architettonico e urbano di San Paolo.
Sappiamo che la forma geometrica è sempre il risultato di operazioni sistematizzate, di trasformazioni di figure. Così l’immagine di Escher, nella sua geometria trasformativa, ci conduce al paradosso delle equivalenze e della molteplicità, dell’unità del diverso e della diversità dell’identico, dei capovolgimenti, delle circolarità e delle continuità spaziotemporali là dove l’esperienza comune intravede solo il discreto, il senso o la traiettoria unica e quella discontinua o isolata, e viceversa.
Le arti grafiche sono le arti delle superfici o dei piani. Soprattutto in alcune litografie di Escher acquistano una densità e una presenza simile a quella della pittura. Le arti grafiche (incisione, litografia, acquaforte, acquatinta, xilografia e tecniche o discipline complementari) sono arti di piani sovrapposti che trasfigurano superfici e luci in trasparenze risultanti dal dialogo tra ombre e luce in tensioni complementari ed equilibri variegati.

Visti nella penombra della sala espositiva del Centro Culturale Banco do Brasil di San Paolo, questi grigi e neri acquisiscono una sorta di vibrazione quasi “musicale”. La questione dei ritmi visivi è senza dubbio centrale per Escher, ed è legata alle questioni centrali dell'immagine e della rappresentazione.
Per l’artista peculiare e “non attuale” che fu l’incisore olandese del suo tempo, la questione dell’opera d’arte si distinse dalle questioni estetiche “puramente” o focalizzate per concentrarsi sull’indagine strutturale e strutturante dell’immagine e della rappresentazione come porte di accesso , attraverso tensioni e contrasti, all'essere e alla realtà.
Il creatore Escher aveva bisogno di tenacia e, in un certo senso, dell'isolamento e della costante reiterazione di una ricerca particolare e definita, con tutti i suoi possibili intoppi, per produrre, nei suoi momenti migliori, una visione poetica originale, cioè: un'estetica sua propria, capace di trasfigurare processi rappresentativi e formalizzare domande in singolari opere d'arte portatrici di un'emozione unica, attraverso le quali metodo e misura possono rivelarsi come fondamenti del nostro rapporto sensibile e senziente con il reale e con noi stessi.
San Paolo, la città-labirinto, è lo sfondo ideale per la visione labirintica di Escher. Il contesto spaziale e architettonico dell'edificio del Centro Culturale Banco do Brasil nel centro di San Paolo, ristrutturato nel 1927, con forme “eclettiche” (ambigue, amalgamate, eterogenee) tra neoclassico e Art Nouveau, riaffermava, in apparenza, la configurazione di spazio, ritmi e strutture visive, proporzioni e percorsi, questa affinità ritrovata tra l'artista e la città, in una sorta di dialogo insolito, discreto ma efficace tra opera d'arte e architettura.

La logica dell'immaginazione in Escher si propone e si sviluppa come disciplina dello sguardo, come una sorta di pedagogia della visione attraverso la quale impariamo a intuire nelle superfici e negli spazi che ci sono familiari altre dimensioni, altri contrasti, altri percorsi del reale e della soggettività.

*Marcelo Guimaraes Lima è un artista, ricercatore, scrittore e insegnante.
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