Il mestiere della poesia

Mette-Sofie D. Ambeck, Sei gradi di separazione, 2000
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da SERAFINO PIETROFORTE*

Poiché la letteratura si crea attraverso il linguaggio, è fondamentale conoscere la grammatica, la linguistica, la semiotica, insomma il metalinguaggio.

Una volta, reagendo alle mie affermazioni secondo cui la poesia va oltre l'equilibrio delle frustrazioni quotidiane e dei danni sentimentali, identificandosi, affettivamente, con il lavoro con il linguaggio, una persona, in veemente disaccordo, ha citato Florbela Espanca come esempio di spontaneità letteraria. Ora, in questa situazione, resta da spiegare come possa essere spontaneo un sonettista, uno specialista nel comporre sonetti vicini ai classici; Per contrastare questo, ecco un sonetto di Florbela Espanca in cui c'è tutto tranne la semplicità e la spontaneità letteraria:

            Sono salito in alto, alla mia snella Torre,
            Fatto di fumo, nebbia e chiaro di luna,
            E ho cominciato, commosso, a parlare
            Con poeti morti, tutto il giorno.

            Ho raccontato loro i miei sogni, la gioia
            Dei versi che sono miei, dei miei sogni,
            E tutti i poeti, piangendo,
            Allora mi hanno risposto: “Che fantasia,

            Bambino pazzo e credente! Anche noi
            Avevamo illusioni, come nessun altro,
            E tutto ci è sfuggito, tutto è morto!…”

            I poeti tacquero, purtroppo...
            Ed è da allora che ho pianto amaramente
            Nella mia snella Torre accanto al Cielo!...

Contro idee così ingenue ed errate, per non dire troppo semplicistiche, dalle quali, credo, ogni poeta sensato dovrebbe tenersi lontano, vale la pena presentare alcuni esempi di opere con il linguaggio di due eccellenti poeti brasiliani, cioè Claudio Manuel da Costa , altro sonettista, e Carlos Drummond de Andrade, che è sicuramente tra i migliori poeti moderni in lingua portoghese.

Quanto al poeta arcadico, nelle analisi fatte dal linguista brasiliano Edward Lopes nel libro Metamorfosi, dedicato all'opera di Claudio Manuel da Costa, sono numerosi gli esempi di ingegno letterario; Tra questi, vengono citati tre casi: (i) nella strofa “Ogni momento, Amore, ogni momento, / Nel mare incerto delle mie cure, / Mi sento di nuovo male, e in un debole / Do la speranza errante ai venti” , le parole chiave “Amor, mar de meu male”, vera sintesi del contenuto del poema; (ii) i versi “Dire un non so cosa / Quello non capisce” sono fonologicamente rispecchiati – di, en, não, que, que, não, en, di –; (iii) nel verso “Nel pomeriggio clara de calmo estio”, mentre, sul piano contenutistico, l'autunno del pomeriggio chiude nella notte, sul piano espressivo fonologico, correlativamente, la vocale aperta /a/, presente nella parola “clara ”, diventano le vocali chiuse /o/, /u/, /e/ e /i/, presenti nelle parole “calmoso” ed “estio”.

Tali corrispondenze tra il contenuto descritto o narrato nei versi e gli assetti prosodico-fonologici sono frequenti tra i poeti ingegnosi; Per chiarire questo procedimento, ricapitoliamo l'analisi della poesia La montagna polverizzata, di Carlos Drummond de Andrade, scritto nel testo “Breve introduzione alla semiotica”, precedentemente pubblicato:

            Arrivo al balcone e vedo la mia montagna,
            le montagne di mio padre e di mio nonno,
            di tutti gli Andrade che passarono
            e passerà il monte che non passa.

            Era una cosa indiana e l'abbiamo presa
            per adornare e presiedere alla vita
            in questa valle oscura dove la ricchezza
            più grande è la tua vista ed osservala.

            Da lontano ci svela il suo profilo serio.
            Ogni svolta del percorso indica
            una forma dell'essere, in ferro, eterna,
            e respira fluentemente l'eternità.

            Questa mattina mi sveglio e
            Non riesco a trovarlo.

            Schiacciato in miliardi di schegge
            scorrevole su nastro trasportatore
            intasando 150 vagoni
            sul treno mostruoso a 5 locomotive
            – il treno più grande del mondo, prendete nota –
            la mia sega scappa, vai
            lasciando sul mio corpo e sul paesaggio
            misera polvere di ferro, e non passa.

Nei versi viene raccontata la scena in cui il poeta enunciatore apre la finestra e riflette sulla montagna, sulla sua storia e sulla distruzione da parte della locomotiva, metonimia dello sfruttamento industriale. In questo modo, proseguendo per gradi di astrazione, tale discorso si costruisce attraverso i rapporti tra i valori della natura, cioè il poeta e la montagna, sviluppati nelle prime tre strofe, e i conflitti con la locomotiva, che rappresenta, a loro volta, invece, valori di civiltà, esposti, in maniera preponderante, nell'ultima strofa. Si tratta, in breve, della realizzazione della categoria semantica natura vs. civiltà come fondamento del discorso affermato nella poesia.

Queste considerazioni, evidentemente, si limitano ai significati del testo. Prestando attenzione, invece, all'espressione prosodico-fonologica, si verifica, nelle prime tre strofe, quando la natura si realizza sul piano contenutistico, la presenza di versi decasillabi sul piano espressivo, dimostrando che, nella poesia, in a modo suo, la stabilità della natura, cantata nelle prime tre strofe, è correlata alla stabilità metrica.

Nella quarta strofa, diversamente, quando la natura viene negata – nel verso si legge “stamattina mi sveglio e / non la trovo” –, il verso decasillabo si scompone in due versi, il primo, di sette sillabe – “stamattina mi sveglio e” – , e la seconda, di tre sillabe – “non la trovo” –, suggerendo che lo smantellamento della natura coincide con la disarticolazione della stabilità prosodica.

Infine, la quinta strofa è composta da otto versi privi di stabilità metrica, configurando così una strofa composta da versi liberi, che finisce per essere correlata, sul piano contenutistico, ai cambiamenti derivanti dalla civiltà, quando la locomotiva e la conseguente distruzione della natura. Schematicamente, la composizione del poema è rappresentata in questo modo: (versi decasillabi/natura) → (versi decasillabi sconnessi/negazione della natura) → (versi liberi/civiltà).

Ora, se per lo sviluppo dell'arte poetica si raccomanda al poeta di allontanarsi da ingenue considerazioni sulla semplicità letteraria, egli deve, al contrario, prendere coscienza della complessità del testo letterario, esemplificata nelle poesie precedenti, cercando di esplorare, al massimo, le potenzialità del linguaggio. A tal fine si consiglia al poeta di approfondire la letteratura, leggendo quanto più possibile, incontrando i classici e la letteratura di tutte le epoche e culture; Per chi scrive in portoghese bisogna dare priorità alla letteratura espressa in quella lingua e, per noi brasiliani, alla letteratura brasiliana dal Barocco al Postmodernismo.

Infine, data l'affermazione di Antonio Candido secondo cui la letteratura non si fa solo con gli autori, ma con i critici e i lettori, nessun poeta dovrebbe prescindere dalla conoscenza della teoria letteraria, in particolare dei trattati di versificazione; Poiché la letteratura si crea attraverso il linguaggio, è essenziale conoscere la grammatica, la linguistica, la semiotica, insomma il metalinguaggio.

*Serafino Pietroforte È professore ordinario di semiotica presso l'Università di San Paolo (USP). Autore, tra gli altri libri, di Semiotica visiva: i percorsi dello sguardo (Contesto). [https://amzn.to/4g05uWM]

Bibliografia


CANDIDO, Antonio (1981). La formazione della letteratura brasiliana. (Vol. 1-2). Belo Horizonte: Itatiaia.

LOPES, Edoardo (1997). Metamorfosi. San Paolo: Unesp.


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