da RAFAEL R.IORIS*
Il ruolo decisivo dei partenariati investigativi, formali e informali, tra Brasile e Stati Uniti nell’erosione delle istituzioni democratiche brasiliane
Che lo stato nordamericano e gli attori privati abbiano svolto un ruolo importante nel colpo di stato militare-economico del 1964 è già un consenso tra tutti coloro che si sono impegnati a comprendere l’argomento. Ma che ruolo hanno avuto tali interessi nella crisi brasiliana dell’ultimo decennio, culminata nel governo più reazionario allineato agli Stati Uniti degli ultimi 60 anni?
Per cercare di rispondere a questa importante domanda, e soprattutto per analizzare perché l’argomento è stato, per lungo tempo, trascurato da un’analisi più approfondita, sia da parte della stampa che del mondo accademico, un gruppo interdisciplinare di ricercatori ha lavorato, per quasi tre anni, sull’argomento. Il risultato del lavoro è stato appena pubblicato dall'importante rivista accademica Prospettive latinoamericane, dimostrando il ruolo decisivo che i partenariati investigativi formali e informali tra le autorità brasiliane e statunitensi, nonché la condivisione di una visione salvifica della politica, anche tra ricercatori specializzati, hanno avuto nell’erosione delle istituzioni democratiche in Brasile.[I]
L’articolo, scritto dai professori universitari Bryan Pitts, Kathy Swart, Rafael Ioris e Sean Mitchell, insieme al sociologo e giornalista Brian Mier, documenta il fatto che il ruolo degli Stati Uniti nell’ormai screditata indagine anti-corruzione era di pubblico dominio nel 2016, quando entrambi il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e i principali giornali statunitensi come New York Times e Il Washington Post, ha pubblicato comunicazioni di riconoscimento del partenariato.
Lo studio descrive inoltre in dettaglio come tali informazioni, in gran parte pubbliche, sul coinvolgimento degli Stati Uniti nel Lava Jato siano state costantemente ignorate sia dagli accademici che dai giornalisti. E analizzando attentamente tali connessioni, gli autori finiscono per affermare che, sì, gli attori nordamericani dovrebbero essere visti come se cercassero di svolgere ruoli decisivi, direttamente o indirettamente, attivamente o come sostenitori e alleati ideologici, di una rete di azioni di agenti statali e privati. aziende brasiliane che hanno aperto un percorso definito nell’articolo come il “lungo colpo di stato” antidemocratico che ha caratterizzato l’ultimo decennio nel nostro Paese.
L’articolo inizia esaminando come anche il colpo di stato del 64 abbia impiegato del tempo per essere visto come tale dai commentatori politici, dalla stampa, ma anche, almeno da alcuni, dagli accademici nordamericani. Da lì, l’articolo descrive in dettaglio i modi in cui la cooperazione investigativa tra attori nordamericani e brasiliani, sostenuta con entusiasmo dai media, ha svolto un ruolo determinante nella creazione di un clima di caccia alle streghe, in particolare contro la sinistra in Brasile. Successivamente, l’articolo esamina come tali fatti, ampiamente pubblicizzati in entrambi i paesi, non siano stati oggetto di studio da parte di analisti specializzati in tali argomenti che, in larga parte, hanno finito per sostenere, oggi in maniera almeno ingenua, tali sforzi.
L’articolo analizza le motivazioni degli Stati Uniti nel tentativo di erodere le conquiste e la visibilità di una politica estera più autonoma con un pregiudizio regionale ricercato dalla sinistra in Brasile, affermando che la popolarità dei governi che avevano attuato tali direzioni era vista come una sfida da essere risolto. E gli studiosi dicono che non sorprende che gli interessi aziendali e di politica estera nordamericani abbiano cercato di svolgere un ruolo importante negli ultimi anni in Brasile poiché, citando il vice segretario alla Giustizia Leslie Caldwell, affermò nel 2014 che “la lotta contro la corruzione straniera non È un servizio che forniamo alla comunità internazionale, ma piuttosto un'azione che mira a difendere i nostri interessi e la competitività globale delle nostre imprese”.
Osservando il caso brasiliano, e senza negare la corruzione in Brasile negli ultimi anni, lo studio analizza come la narrativa anti-corruzione, quando politicizzata in modo selettivo e salvifico, sia servita a denigrare i progetti politici progressisti e, in tal modo, riarticolare la difesa e la promozione degli interessi oligarchici nazionali e transnazionali in tutta la regione – facendo eco a dinamiche precedenti che si immaginava fossero state superate.
In questo senso, sebbene il bolsonarismo abbia rilanciato l’anacronistico discorso anticomunista, è stata la narrativa anticorruzione che, in modo più efficace ed efficiente, è riuscita a spianare la strada al termidorismo degli ultimi anni, offrendo una piattaforma a diversi insoddisfatti. gruppi che con i recenti cambiamenti sociali potevano mobilitarsi contro un presunto nemico comune – anche se, ovviamente, la corruzione problematica era sempre solo dall’altra parte.
Analizzando come tali eventi abbiano impiegato così tanto tempo per essere riconosciuti dai media e anche dalla maggior parte degli studiosi nordamericani, gli autori dimostrano che questi agenti hanno accettato così completamente la narrativa anti-corruzione che, invece di cercare di smantellarla, hanno considerato la sua gravità. strumentali, servirono addirittura a legittimarla, almeno per un po’. Infatti, nel contesto degli eventi che hanno tragicamente accelerato l’erosione democratica in Brasile, la stampa nordamericana si è dedicata alla pubblicazione di articoli che, erroneamente o cinicamente, promuovevano l’idea che Dillma Roussef fosse stata rimossa dalla presidenza per atti di corruzione – cosa che nemmeno i suoi accusatori più voraci hanno avuto il coraggio di affermare, anche dovendosi affidare ad accuse pretestuose, applicate selettivamente, di problemi contabili per giustificare il loro operato (con la Corte Suprema e con tutto).
Né la difesa di qualsiasi tipo di corruzione, né un cieco entusiasmo per azioni politicamente motivate che si presentano come salvifiche del Paese, nessuna opzione serve a orientare l’azione politica degli attori democratici, né a orientare gli studiosi seri della materia. Che lo studio possa contribuire alla necessaria revisione del corso su entrambi i fronti è la speranza dei suoi autori.
*Rafael R. Ioris è professore presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Denver (USA).
Nota
[I] Mier, B., Pitts, B., Swart, K., Ioris, R. R., & Mitchell, S. T. (2023). Anticorruzione e punti ciechi imperialisti: il ruolo degli Stati Uniti nel lungo colpo di stato del Brasile. Prospettive latinoamericane, https://doi.org/10.1177/0094582X231213614 (https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0094582X231213614).
la terra è rotonda esiste grazie ai nostri lettori e sostenitori.
Aiutaci a portare avanti questa idea.
CONTRIBUIRE