Il cartone delle arti

Immagine: Jornal de Resenhas / Thyago Nogueira
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da AIRTON PASCHOA*

Commento a tre o quattro film

Che è stato così gentile da arrivare alla fine del mio piccolo articolo sul film Match Point, pubblicato sul sito web la terra è rotonda [https://dpp.cce.myftpupload.com/match-point/]

certamente si è reso conto di avere un narratore, e quel narratore è un buffone di sinistra... Invasioni barbariche (ma miseramente senza la stessa fortuna, ahimè! con le eroine della vita).

Dopo gli anni, e morigeratamente sobri grazie al palpitare di peli grigi, se non alla vita da cane che stiamo subendo, possiamo tornare alle due interpretazioni, a volte più, a volte meno sviluppate nel set precedente. La prima si dispiega naturalmente dall'analisi: poiché, al centro del città Londra, incastonata una testata, lo spettacolare Gherkin,, e come tutte le testate esplosive, il film afferma, forte e chiaro, che questo mondo meraviglioso, investito e rivestito di arte e cultura, si basa su crimini brutali.

Questo di per sé giustifica la virulenza così irragionevole (in un mondo così raffinato) con cui è esplosa la nostra testata esecutiva, abbattendo - con un fucile da caccia - la sua amante, incinta di lui, e la vecchia, sua vicina. Ed è stato per nessun altro motivo se non per spiegarlo esteticamente, eravamo così disgustati quando l'abbiamo visto per la prima volta, che abbiamo iniziato la nostra ricerca dell'atroce crimine. Come interpretare tanta ferocia?

La seconda interpretazione è azzardata, con un appoggio un po' paludoso, ma siccome non lascio andare questa voglia di sprofondare, sprofondiamo. La strategia del gioco dei generi, si sa, è formalmente rilevante per l'universo di cui si occupa, saturo com'è di cultura. Benissimo, come diceva (oh, dolore!) il mio relatore del compianto dottorato, quasi fregandosi le mani dalla contentezza: sospetti su di lui, però, destati quando scopriamo, alla fine, che la tesi è falsa, visto che l'anello /la pallina cade al di qua del fiume/la rete, salvando dal carcere il nostro bel protagonista, ti fa rivedere il film con occhi diversi. Falsa solo la tesi?

Il dubbio ovviamente si diffonde. Il melodramma romantico scivola nel naturalista, al di là di tutti i cliché... O qualcuno pensa che tutta questa faccenda sia stata filmata seriamente? Qualcuno ha visto l'amore sotto la pioggia al cinema? e vestiti strappati sul letto? e legare amante accecante? e olio su dorsi brucianti? Il melodramma naturalistico scende, in modo strinbergiano, nei simbolismi dei dipinti e delle ambientazioni; la tragedia, per quanto minacci di far scoppiare in lacrime la nostra testata, non porta alcun motivo nobile; La commedia non riguarda gli errori ma i successi...

Finto l'intero film o post-moderno? No, purché, verificata la manipolazione generica, proviamo a fare un passo indietro. E il distanziamento critico, per apprezzare bene il film, costituisce un'esigenza estetica, imposta dallo stesso gioco dei generi. Infine, se si insiste, a causa di questa lacuna, si può anche dire che è brechtiano.

Allo stesso tempo, non possiamo perdere di vista il ruolo delle arti in questo mondo incantato. Al di là della letteratura e dell'opera, che possono servire come gradini di scalata sociale, volontaria o no, perché, nel tentativo di umanizzare l'ogiva, mettendone a nudo certe crepe, il film diventa ambiguo, — al di là della letteratura e dell'opera, insomma, che può fungere da scala in questo percorso di carriera non classico, al di là dell'ostentazione di status, al di là del mercato dell'arte, la sequenza sintomatica si svolge in una galleria, ricordiamolo, quando Chloe e la sua amica esuberano nel chiacchierare senza pietà, ridacchiando bestemmia dopo bestemmia — oh, bestemmie! mescolando tutto, tubetti di vernice e provette, tavolozza e uova, sperma con pasta, un orrore.

Questa carta a cui sono sottoposte le arti, con l'ornare il mondo così indecorosamente, porta un nome, così vergognoso: cartone.

Molto, molto bene... Il film di Woody Allen, così affascinante di per sé, non avrebbe anche un ruolo?

Potreste pensare che sto esagerando, che l'arte, la buona arte non sia per niente coerente con questo mondo disincantato, ma è nell'aria, ecco. Ed è difficile rompere, è così dissoluto che cammina!

Se pensiamoLe invasioni barbariche,, nel melodramma in cui il figlio del buffone di sinistra morente pontifica come cugino spirituale (?) della nostra testata, notiamo una differenza sostanziale. Lì trovavamo anche aste di lavoro, statuaria sacra che pregava, ma nemmeno con l'aiuto divino, per un posticino di mercato, la mercificazione, insomma, dell'arte sacra — un argomento oggi, così innocente, sciocco.

A parte la negligenza della sinistra, (di chi perde il pelo ma non la pelle) nell'accusare che le invasioni barbariche non vengono da fuori, ma da dentro lo stesso città Londra, dalle viscere stesse dell'Impero, poiché non è il “principe dei barbari”, nella persona del fortunato operatore di borsa, che esce a comprare dio-e-il-mondo senza la minima cerimonia, aprendo la sua portafogli e distruggendo istituzioni, ospedali, sindacati, università e cos'altro ci aspettava? — un atto imperfetto che, tra noi, riscatta il melodrammatico, l'arte, la mera merce, e trattato lateralmente, come di sfuggita, non costituisce un tema organico nel film.

Per sentire l'amarezza del contrasto, basti pensare all'argentino L'uomo della porta accanto.,

Non parliamo del gioco perversamente Machado con i nostri pregiudizi culturali e di classe. Del resto, da buoni vicini quali siamo, tendiamo naturalmente a trascurare la ripugnanza per l'eleganza, il cosmopolita e l'artistico progettista davanti alla minacciosa presenza di quella figura uscita da chissà quale antro. Rozzo, pacchiano, volgare, vittorioso fino all'ultimo pelo della sua fica, chi potrebbe sopportare di vivere accanto a un uomo?

Non diciamo che il comico merda-che-fa-il-macho fa tutto ciò che maledice al suo vicino: bugie, spie, maltratta i giornalisti, calunnia gli amici, calpesta gli studenti, canta di uno studente alla prima occasione e così via. Tanto meno affermeremo in difesa dell'entrudão che voleva solo un raggio di sole, che lì coltiva anche la sua arte, la sua scultura, di proiettili, è vero, ma non è quella la materia che il nostro cinghiale cacciatore aveva a portata di mano? tanto quanto le sue buffonate, la sua cucina, il delizioso balletto con le dita, che è stato eroico nel salvare Lolex dalla rapina in casa, no. Quel Victor, bene! che tutte queste persone perdenti rimangano integre per gli antropologi, che sono quelli a cui piacciono i poveri.

Ma sia chiaro, non si tratta di segregazione, no, né di discriminazione, lontano da noi, che abbiamo anche la nostra ONG indigena e che semplicemente non la pubblicizziamo per scrupoli che tutte le persone discrete apprezzeranno. È stata la cultura ad aprire l'abisso, un varco oggi invalicabile, ma che, chissà, un giorno...

Né ho intenzione di menzionare che, alla fine, il film, penso sia stato inghiottito da tanta mascalzone high-tech, sepolto, chiudendo la finestra della discordia, seppellendoci insieme agli sfortunati. Victor è morto, ma lo siamo anche noi, noi che siamo al di qua della tela e vicini di casa siamo, per contiguità culturale e/o di classe, il sofisticato designer di poltrone. (Sapeva, a proposito, che una sedia è architettura, ma un divano, beh, un divano è dolcezza borghese?!)

Non menzionerò nemmeno le circostanze della morte del bastardo, vittima di una doppia violenza urbana. Il nostro vicino non è un esempio vivente dell'essere urbano? Il raffinato disegnatore, certo intuendo con la sua raffinata sensibilità artistica l'imminente morte del bruto, non intendeva distogliere i soccorsi pubblici da chiamate più serie ed urgenti, dai!

Citerò solo che l'agonia sorda dell'uomo, dolorosamente lenta, assolutamente frontale, si svolge su un muro in Le Corbusier,, sul muro di un'arte il cui punto di fuga, ricordi? innescato l'emancipazione umana.

Il famoso disgiuntivo dell'architetto svizzero, architettura o rivoluzione, prometteva semplicemente, sulla base dell'utopia del progresso, una rivoluzione pacifica, come per lo scorrere del tempo dalla ragione illuminista., Quello che è curioso, un po' deprimente, è che il film, seppellendo una volta per tutte ogni prospettiva di redenzione, se non si fosse già seppellito da solo, di fronte al “capolinea” (muro?), al programma di ammodernamento architettonico e sociale, — il film argentino, insomma, mette fianco a fianco, sarcasticamente, le due forze che Le Corbusier considerava all'epoca più attive, più trasformatrici, più rivoluzionarie: l'intellettuale e l'operaio.,

 

Un altro cartone?

No, l'iperbole non è mia, è di Lars von Trier. Cosa dice Il direttore di tutto?, La commedia, geniale, fa scattare non solo il direttore della compagnia, ma anche il regista del teatro, che ispira l'attore radioamatore, e lo stesso regista del film, riflesso lì dalla scena iniziale. Dettaglio: bene o male, siamo nel campo dell'avanguardia. La compagnia è dell'Information Technology (TI), il regista teatrale, AntonioStavroGambini, è il celebre autore del monologo di tre ore, in un atto unico, dello spazzacamino in una città senza canna fumaria, dal classico Il gatto impiccato, del 1969, e il nostro regista non è da meno, è un autore d'avanguardia pubblicamente riconosciuto.

Ed è inutile obiettarmi, per favore, che la tecnica di ripresa in automavisione (avant-garde?) rinuncia all'intervento umano..., Devo dire che il regista ha mantenuto i salti dei personaggi - evidenti? e che i salti, apparentemente irregolari ma evidenti, come si vede, non testimoniano giustamente e ironicamente, lasciati a se stessi, i limiti della tecnica?

O è lui, Lars, il dolce Lars, a insinuare che gli attori sono solo automi?

In ogni caso, l'innovazione tecnica sottolinea, sardonicamente, il tema principale del film: la funzionalità dell'avanguardia. Funzionalità economica, per concludere, perché non ci sono dubbi.

Più che il suo ridicolo, con la sua vanità, il suo servilismo, la sua stupidità, il film mostra spudoratamente, sotto la divertente manipolazione dell'attore radioamatore da parte del titolare della compagnia, quanto possa essere redditizia per il mercato la vanagloria dell'avanguardia. E il segno sulla fronte, un segno di fuliggine, di uno spazzacamino in una città senza camino, attesta, molto più di quanto attesta la stupidità dell'autobattezzarsi, o l'apparente inutilità del mestiere — la finzione dell'origine. L'avanguardia autoproclamata è tutt'altro che discendente dall'avanguardia storica...

Notizia? Nessuno. Mi sembra solo...

“Avanguardia del mercato!? esclama un grillo parlante accanto al mio piede, avanguardia del mercato!? frusciante di risate, avanguardia di mer... ma l'ho appena distrutto.

A me sembra solo soda, come ho detto, e scusami se metto giù i piedi, sembra solo soda, ecco cos'è - soda! in mezzo al deserto del cinema egemonico, la grazia con cui viene trattata l'aporia di chi si impegna a fare cinema riflessivo, critico, (d'avanguardia?) nel circuito commerciale.

 

In un'altra ripresa...

A disagio per il ritardo nella firma del contratto, l'irascibile islandese definisce “assurde” le interminabili trattative degne di Gambini, celebre autore del monologo di tre ore, in un atto unico, dello spazzacamino in una città senza canna fumaria, di il classico Il gatto impiccato, del 1969, oltre ad accennare all'interprete a bassa voce, cosa da esperto in materia, la possibilità che la tragedia feliginosa sia del 1968... Il lapsus fa sobbalzare la pulce dietro l'orecchio: anche lui — attore? è stato anche assunto per fingere di essere il proprietario e acquistare l'azienda danese?

Sì, potrebbe essere... la prima frase che l'islandese pronuncia, durante la presentazione di entrambi i "presidenti" delle società, coincide testualmente con la frase che il canastrão diretto da Ravn, titolare della società in qualità di autore e regista, direi di teatro…

Ma aspetta! A pensarci bene, non sono tutti attori?

Se è così, Lars, dolce Lars, non sarebbe il regista di tutto?

Certo, nel tentativo di difendersi, potrebbe accusare di tutto il produttore del regista del regista, che da parte sua, assecondando la logica stessa del film, nominerebbe regista del regista del regista di tutto l'investimento , il mercato, ecc., ecc., e così via fino ad arrivare al ruolo del “soggetto automatico”, ultimo o primo o unico regista di tutto, o del tutto — la capitale.,

Stare al passo con l'auto-miglioramento - l'auto-visione? Il regista di tutto starebbe allora a insinuare che, non solo gli attori, ma anche noi, tutti noi, in questa commedia universale, che è ciò che rimane dopo la catastrofe, non siamo altro che automi nelle mani del soggetto automatico?

Preferisco ascoltare la tua raccomandazione che la commedia non è per la riflessione e una risposta rapida alla domanda che è stata sospesa dall'inizio: il film americano, e l'argentino, e quello danese sono troppo di cartone? Non è perché tematizzino gli impasse dell'arte nel mondo contemporaneo, (per dirla con eleganza accademica) non è perché siano anche consapevoli di essere invischiati anche loro nella mitologica macchina di massa che è il cinema, a loro meritiamo di rivolgerci, leggermente e pesantemente, le stesse armi.

I “film d'arte”, come li chiama Market, il critico produttivo, o troppo glamour, secondo il malinconico giudizio di molti, assolvono, a mio avviso, esattamente il ruolo opposto – onorevole. Nel circolo del capitale in cui si dibattono, penso che facciano felicemente quello che possono, e con rara felicità.

*Airton Paschoa è uno scrittore, autore, tra gli altri libri, di vedi navi (Nanchino, 2007).

Pubblicato in Rebeca n.º 6, luglio/dicembre 2014 (rivista virtuale della Società brasiliana di studi cinematografici e audiovisivi — Socine), con il titolo “Tre film e un cartone (il punto finale)”

 

note:


1] Ho sentito al telegiornale questo 10/11/14, un altro giorno di gloria per il paese, che abbiamo appena comprato il cetriolo per la sciocchezza di 3 miliardi di reais. Questo paese mi riempie sempre di più, finirò per scoppiare — d'orgoglio! Nuovo patrimonio nazionale... privato, giusto, ma chi avrà tutto? Sono intimamente convinto che la famiglia Safra, gemella spirituale della donna britannica, lo abbia fatto solo per amore delle arti.

, Diretto da Denys Arcand, il film canadese è del 2003.

,L'uomo sul lato, del 2009, con una sceneggiatura di Andrés Duprat, è stato diretto da Mariano Cohn e Gastón Duprat.

, Il film è ambientato a Casa Curutchet, cognome del medico che commissionò il progetto a Le Corbusier nel 1948.

, “L'architettura moderna è un caso esemplare. Vediamo: fin dall'inizio è stato pensato come il principale alleato nella soluzione dei grandi antagonismi della società capitalista, che avrebbe potuto riorganizzare attraverso un riordino dello spazio – che, secondo Le Corbusier, avrebbe impedito la rivoluzione” ( Otilia Arantes, End of line urbanism e altri studi sul crollo della modernizzazione architettonica, San Paolo, Edusp, 1998, pag. 29). Il suo "fine linea", secondo Otília, in polemica con Habermas, non ha nulla a che fare con "deviazione" o "errore categorico", ma con l'esaurimento delle sue energie utopistiche, nel pieno rispetto del programma di razionalizzazione che ha annunciato.

, Vedi “Architettura o rivoluzione” di Le Corbusier, capitolo finale del libro per un'architettura (traduzione di Ubirajara Rebouças, São Paulo, Perspectiva, 2013, 7a ed.), la cui prima edizione risale al 1923.

, Dal 2006, e tradotto da il grande capo, Direktoren per detHele (Letteralmente, Il Direttore di Tutto, secondo il dott. Google) riporta la “o” della parola danese “director” tagliata diagonalmente verso il basso da destra a sinistra, e che non siamo riusciti a riprodurre su una tastiera così primitiva. Peccato che il portoghese, arcaico, arcaico, usi ancora l'accento acuto, quando già lingue più serie lo fanno cadere esattamente nel mezzo dell'”ozinho”. Ciao ABL, faremo una ristrutturazione seria o no? Non è sufficiente che abbiano abbattuto il volo della parola "volo"?

, Andato anche oggi (7/11/14), guidato da automavision, vedi dr. Google: “Il concetto di ripresa di El Jefe de Todo Esto// Automavision è un sistema di telecamere (e suoni) sviluppato per limitare l'influenza umana e lasciare la porta aperta al caso, al fine di fornire all'opera una visione 'senza idee', libera dalla forza dell'abitudine e dell'estetica.// Once scelta dal direttore della fotografia, dal punto di vista artistico, la migliore posizione possibile per posizionare la macchina da presa, un programma compila un elenco di correzioni applicabili: inclinazione, panoramica, messa a fuoco, apertura, posizione verticale e orizzontale; c'è un'altra delle possibili correzioni per il suono: filtri, livelli, ecc., che verranno applicati quando il tecnico del suono avrà posizionato i microfoni. Dopo aver studiato i vari parametri, il regista, il direttore della fotografia e il tecnico del suono valutano le modifiche e possono decidere di scartare la ripresa. Ma ogni volta che la telecamera smette di ruotare, la selezione casuale tramite Automavision avviene di nuovo. Per sfruttare al massimo questi fotogrammi e riprese sonore per la copia finale, le riprese non vengono elaborate, se non un semplice montaggio in un ordine precedentemente scelto. In altre parole, non vengono apportati cambiamenti di colore, l'immagine non viene manipolata o il suono viene mixato, poiché il materiale viene trasferito direttamente alla copia finale.// Nel caso di El Jefe de Todo Estoera inoltre proibito l'uso di luci diverse da quelle degli scenari esterni o interni.// Ogni scena di El Jefe de Todo Estoviene eseguita secondo le regole di Automavision, ad eccezione di quattro piccoli inserti con i commenti del regista, che non seguono le regole” (http://www.golem.es/eljefedetodoesto/automavision.php), oltre naturalmente a consultare la sua libera e illuminata signora, dott. Wikipedia: “l'automavisione è un'innovazione tecnica della cinematografia che utilizza una telecamera fissa senza alcun operatore dietro di essa.// La telecamera è controllata da un computer che decide, in modo del tutto casuale e apparentemente senza linee guida [linea guida], quale inquadratura fare, se zoom o panoramica, un primo piano o una ripresa americana. Procedendo in questo modo, non è raro che attori appaiano con il volto mozzato, o parte della testa, nell'inquadratura. Con questa tecnica, quindi, la colpa di eventuali errori o inquadrature che seguono canoni estetici a dir poco discutibili, sono del tutto imputabili al computer.// Il primo regista ad utilizzare questo metodo di ripresa è stato il regista danese Lars von Trier (fondatore di Dogma 95), che lo ha utilizzato per il film il grande capo(http://it.wikipedia.org/wiki/Automavision).

, “Il capitale è un soggetto automatico perché sostituisce, per effetto del proprio movimento, i presupposti che lo originano. Una volta realizzata la produzione capitalistica, al capitalista viene restituito il capitale monetario necessario per l'acquisizione dei mezzi di produzione e della forza lavoro, primo presupposto. Il salario pagato, inferiore per definizione al valore che il consumo di forza lavoro produce, sostituisce quindi il salariato come salariato, o la forza lavoro come merce, secondo assunto. Lo scopo di questo movimento è l'apprezzamento del valore, che si confonde, da un punto di vista logico, con la definizione stessa di capitale” (Leda Paulani, docente FEA/USP, scolpire il pollo arrosto tra i bocconi di Puligny-Montrachet).

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