da PEDRO BENEDITO MACIEL NETO*
Magnoli, ex attivista del PT e di Libelu, è diventato portavoce del mercato finanziario, l'ennesima spazzatura con un titolo accademico di tutto rispetto
Mi manca molto il movimento studentesco, tutto ciò che ho vissuto e coloro con cui ho vissuto fraternamente.
Quando arrivai alla Facoltà di Giurisprudenza nel 1982, io e il mio compagno Eduardo Surian Matias eravamo gli unici due militanti del Partito dei Lavoratori, mentre dall'anno successivo altri si unirono al movimento studentesco.
Abbiamo vissuto con gli attivisti del PCdoB Ana Angélica Marinho, José Antônio Lemos, Caio Carneiro Campos, Miguel Valente Neto e molti altri, il PCdoB era forte e organizzato; personalità come Aldo Rebelo e Sergio Benassi erano sempre al Pateo dos Leões presso il PUCC centrale; c'erano democratici di sinistra come Nilson Roberto Lucilio, il mio caro amico João Antônio Faccioli, Claudio Pedrassi, oggi giudice alla Corte di Giustizia di San Paolo; erano presenti anche i democratici centristi del PMDB; Tutte queste persone, con Caio come candidato alla presidenza del Direttorio Accademico, si unirono e quell'anno vinsero le elezioni per l'ente.
Mi dispiace non fare tutti i nomi, ma, credetemi, questo gruppo di ragazzi e ragazze, insieme ad altri democratici, ha tolto il college e poi l'università, dalla logica obsoleta, antiquata, conservatrice, ammuffita e completamente sconnessa di quello che era il Paese. sperimentando: la fine della dittatura e i nuovi aromi che portava la brezza incoraggiante della democrazia.
Quel 1982 fu, per me – ragazzo diciottenne, periferico, che di giorno lavorava e di notte frequentava l’università -, un anno magico: le elezioni di governatore, sindaco, consiglieri, deputati e senatori mossero la nostra militanza, la nostra cuori e rafforzava la certezza che il nostro attivismo aveva effettivamente un significato enorme e poteva cambiare il mondo (l’unica nota negativa è stata la sconfitta del calcio brasiliano in Spagna, nemmeno quella di Lula e Jacó ha fatto tanto male).
Tra i vari incontri e congressi, sia accademici che legati al movimento studentesco, il congresso dell'UNE di Piracicaba è stato trasformativo, anche se Libelu è stato sconfitto dal PCdoB, che ha eletto la bahiana Clara Araújo, la prima presidente donna dell'entità.
Quell'anno mi sono avvicinato a Liberdade e Luta, Libelu (ho venduto molto il quotidiano “O Trabalho”).
Libelu, una tendenza del movimento studentesco, legata al trotskismo e all'Organizzazione socialista internazionalista, fu la prima tendenza politica a difendere pubblicamente lo slogan “Abbasso la dittatura”; Ha partecipato attivamente alla ricostruzione dell'UNE e dell'UBES (mentre ero ancora studente delle superiori ero al congresso che riportò l'UBES nel 1981 a Curitiba; fu Gualter, un professore di fisica, a pagare il biglietto dell'autobus lì).
Libelu ospitava dipinti spettacolari che divennero personalità nazionali, posso citare quelli che ho incontrato personalmente: Luiz Gushiken; Marcos Sokol, di cui Jacó Bittar parla sempre con enorme rispetto; Antônio Palocci (che divenne un mascalzone “battezzato”); Zé America; Cleusa Turra; Paolo Moreira Leite; Caio Tulio Costa; Matinas Suzuki; Mario Sergio Conti; Reinaldo Azevedo; Josimar Melo, per il quale ho votato deputato nel 1982; Josè Arbex; Glauco Arbex; Celso Marcondes, che era il nostro leader a Campinas, era consigliere comunale e direttore dell'Africa presso l'Istituto Lula e, sorprendentemente, Demétrio Magnoli.
Sì, Demétrio Magnoli, lo stesso che ieri ho sentito criticare aspramente il programma di reindustrializzazione (“Nuova Industria Brasile”) presentato da Lula e Alckmin, triste. Lui, ex compagno del PT e di Libelu, è diventato portavoce del mercato finanziario, un altro rottame con un titolo accademico di tutto rispetto.
Mentre il CNI – Confederazione Nazionale dell’Industria – celebra la “Nuova Industria Brasile” e la evidenzia come un passo positivo verso la reindustrializzazione del Paese, “faria lima” e i suoi vassalli, tra cui Demétrio, la criticano.
Il programma federale stanzierà 300 miliardi di reais per finanziamenti fino al 2026, con ulteriori 194 miliardi di R$ reindirizzati per sostenere le priorità di Nova Indústria Brasil, il tutto in linea con il Piano di ripresa industriale proposto dal CNI lo scorso anno, che tiene conto di aree come agroindustria, sanità, infrastrutture, trasformazione digitale, bioeconomia e tecnologie di interesse nazionale.
Sentire opinioni come quella dell'ex compagno Demétrio Magnoli è scandaloso, perché non è ignorante o disinformato, è puro cattivo comportamento; sa che senza l'osservanza delle norme dell'articolo 174 della Costituzione della repubblica non ci sarà sviluppo, così è stato in tutta la storia del Paese e del mondo, a partire dalle grandi navigazioni.
Demétrio sa che l'industrializzazione del Brasile è considerata un processo tardivo, poiché ebbe inizio un secolo dopo la nascita delle prime industrie in Europa. Le prime manifatture furono aperte sul territorio nazionale nel corso dell'Ottocento, ma è solo a partire dagli anni Trenta che il processo si rafforzò, grazie agli investimenti statali e alla partecipazione di capitali privati nazionali e internazionali.
Vorrei chiedere a Demétrio: è rimasto qualcosa di quel “ragazzo che stava per salvare il mondo”?
Queste sono le riflessioni.
*Pedro Benedito Maciel Neto È avvocato e ha conseguito un master in procedura civile presso il PUC SP. autore di Riflessioni sullo studio del diritto (komedi).
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