Il ricongiungimento tra l'Aquila e il Condor

Gabriela Pinilla, Camilo Torres al Teatro a Candelaria, illustrazione del libro. Acquarello su carta, 20x25 cm. 2018, Bogotà, Colombia
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da LEONARDO BOFF*

Voleremo ancora insieme, l'Aquila del Nord con il Condor del Sud sotto la benevola luce del Sole che ci indicherà la via migliore

Il pianeta Terra, a causa delle aggressioni sistematiche degli ultimi secoli, è in un franco e pericoloso declino. L'intrusione del Covid-19 che colpisce direttamente l'intero pianeta ed esclusivamente la specie umana è uno dei severi segnali che la Terra vivente ci sta mandando: il nostro modo di vivere è troppo distruttivo portando alla morte di milioni di esseri umani e di esseri della natura . Dobbiamo cambiare il nostro modo di produrre, consumare e vivere nell'unica Casa Comune, altrimenti possiamo conoscere a armagedon ecologico-sociale.

È interessante notare che, contro il senso di questo processo che alcuni vedono come l'inaugurazione di una nuova era geologica – l'Antropocene e il Necrocene – cioè la sistematica distruzione di vite perpetrata dagli esseri umani, i popoli originari irrompono, portatori di una nuova coscienza e di una vitalità repressa da secoli. Si stanno rifacendo biologicamente ed emergono come soggetti storici. Il loro modo amichevole di rapportarsi alla natura e alla Madre Terra li rende i nostri maestri e dottori. Si sentono talmente uniti a queste realtà che difendendole difendono se stessi.

Gli invasori europei commisero un grosso errore nel chiamarli “indiani” come se fossero abitanti di una regione dell'India che tutti cercavano, chiamandosi infatti con diversi nomi: Tawantinsuyo, Anauhuac, Pindorama, tra gli altri. Il nome ha prevalso Abya Yala dato dal popolo Kuna dal nord della Colombia e Panama che significava “terra matura, terra viva, terra che fiorisce”. Erano popoli con i loro nomi come Taínos, Tikunas, Zapotecs, Aztecs, Mayans, Olmecs, Toltecs, Mexicas, Aymaras, Quechua Tapajós Incas, Tupis, Guaranis, Mapuches e centinaia di altri. Adozione del nome comune Abya Yala fa parte della costruzione di un'identità comune, nella diversità delle loro culture ed espressione delle articolazioni che li uniscono in un immenso movimento che va dal nord al sud del continente americano. Nel 2007 hanno creato l'Abya Yala People's Summit.

Ma su di loro giace una vasta ombra che fu lo sterminio inflitto dagli invasori europei. Ha avuto luogo uno dei più grandi genocidi della storia. Circa 70 milioni di rappresentanti di questi popoli furono uccisi da guerre di sterminio o da malattie portate dai bianchi contro le quali non avevano immunità, da lavori forzati e meticciati forzati. I dati più sicuri sono stati raccolti dal sociologo ed educatore Moema Viezzer e dal sociologo e storico canadese con sede in Brasile Marcelo Grondin. Il libro impressionante, con una prefazione di Ailton Krenak, porta il titolo Abya Yala: genocidio, resistenza e sopravvivenza dei popoli nativi delle Americhe (Editora Bambual, Rio de Janeiro 2021). Raccolgono dati sul genocidio delle due Americhe.

Diamo un breve riassunto: “Nei Caraibi nel 1492 quando arrivarono i colonizzatori, c'erano quattro milioni di indigeni. Anni dopo non ce n'erano più. Tutti sono stati uccisi soprattutto ad Haiti. In Messico nel 1500 c'erano 25 milioni di indigeni (aztechi, toltechi e altri) dopo 70 anni ne rimanevano solo due milioni. Nelle Ande c'erano 1532 milioni di indigeni nel 15, in pochi anni ne rimase solo un milione. In America centrale nel 1492 in Guatemala, Honduras, Belize, Nicaragua, El Salvador, Costa Rica e Panama c'erano tra i 5,6 ei 13 milioni di indigeni, di cui il 90% fu ucciso”.

“In Argentina, Cile, Colombia e Paraguay, in media, in alcuni Paesi di più, in altri di meno, sono morti circa un milione di indigeni. Nelle Antille minori come Bahamas, Barbados, Curaçao, Grenada, Guadalupa, Trinidad-Tobago e Isole Vergini subirono lo stesso sterminio quasi totale”.

“In Brasile, quando i portoghesi sbarcarono in queste terre, c'erano circa 6 milioni di persone di decine di gruppi etnici con le loro lingue. La violenta discrepanza li ridusse a meno di un milione. Oggi, purtroppo, per disattenzione da parte delle autorità, continua questo processo di morte, vittime del coronavirus. Un saggio della nazione Yanomami, lo sciamano Davi Kopenawa Yanomamy riporta nel libro la caduta dal cielo quello che vedono gli sciamani del tuo popolo: la razza dell'umanità va verso la sua fine”.

“Negli Stati Uniti d'America vivevano nel 1607 circa 18 milioni di popoli originari e successivamente sopravvissero solo due milioni.

In Canada nel 1492 gli abitanti originari erano due milioni e nel 1933 erano solo 120mila”.

Il libro non racconta solo l'incommensurabile tragedia, ma soprattutto la resistenza e, in epoca moderna, i vari vertici organizzati tra questi popoli originari, del sud e del nord delle Americhe. Con questo rafforzamento reciproco, salvano la saggezza ancestrale degli sciamani, delle tradizioni e dei ricordi.

Una leggenda-profezia esprime la riunione di questi popoli: quella tra l'Aquila, che rappresenta il Nord America e il Condor, il Sud America. Entrambi sono stati generati dal Sole e dalla Luna. Vivevano felici volando insieme. Ma il destino li ha separati. L'Aquila dominava gli spazi e quasi portava allo sterminio del Condor.

Volle però la stessa sorte che dagli anni '1990 in poi, quando iniziarono le grandi vette tra i diversi popoli indigeni, del sud e del nord, il Condor e l'Aquila si ritrovarono e iniziarono a volare insieme. Dal loro amore, il Quetzal dal Centro America, uno degli uccelli più belli della natura, un uccello della cosmovisione Maya che esprime l'unione del cuore con la mente, dell'arte con la scienza, del maschile con il femminile. È l'inizio di una nuova era, della grande riconciliazione degli esseri umani tra loro, come fratelli e sorelle, custodi della natura, uniti dallo stesso cuore pulsante e dimoranti nella stessa generosa Pachamama, Madre Terra.

Chissà, in mezzo alle tribolazioni del tempo presente in cui la nostra cultura ha trovato i suoi limiti invalicabili e si sente costretta a cambiare rotta, questa profezia possa essere l'anticipazione di una buona fine per tutti noi. Voleremo ancora insieme, l'Aquila del Nord con il Condor del Sud sotto la luce benevola del Sole che ci indicherà la strada migliore.

*Leonardo Boff è un ecologista e un filosofo. Autore, tra gli altri libri, di O Casamento entre o Céu e a Terra: racconti dei popoli indigeni del Brasile (Mare di idee).

 

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