Il secondo mandato di Donald Trump

Immagine: Jan Kopřiva
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da FRANCESCO ERSPAMER*

Gli stessi che ora lottano per poter gridare ancora una volta al “al lupo”, per nascondere la loro incompetenza e il loro fondamentalismo, dicono: “Il secondo mandato di Donald Trump non somiglierà affatto al primo”.

Chissà perché tanti italiani si stracciano le vesti per la vittoria di Donald Trump? Potrebbero ricordarmi in che modo la presidenza precedente li avrebbe danneggiati?

Covid a parte, in quei quattro anni non è successo nulla di significativo, né negli Stati Uniti né in Italia: certamente non le catastrofi che i liberali avevano annunciato.

Gli stessi che ora lottano per poter gridare ancora una volta al “al lupo”, per nascondere la loro incompetenza e il loro fondamentalismo, dicono: “Il secondo mandato di Donald Trump non sarà come il primo”, minacciano (cit. CNN), ammettendo, in fondo, che otto anni fa avevano torto e pretendevano di essere presi sul serio, come lo sono adesso.

D’altronde altri quattro anni di bidenismo mi avrebbero preoccupato.

Soprattutto come italiano, visto che i risultati delle insensate politiche imperialiste di Joe Biden e Kamala Harris hanno portato alla guerra in Ucraina e alla conseguente inflazione che, suppongo, è stata già notata anche da un idiota. Per non parlare dell’iperturismo, in gran parte determinato dal mito della mobilità che caratterizza la falsa sinistra consumista e individualista.

Uno degli insulti più frequentemente rivolti a Donald Trump durante la campagna elettorale (ad esempio, da Kamala Harris durante il dibattito presidenziale e, più recentemente, da Michelle Obama) è che ha “una visione all’indietro, focalizzata sul passato”. Peccato che non ci credo, altrimenti avrei votato a favore. Ma la falsa sinistra non capisce e non tollera la semplice idea di rallentare, fermarsi o addirittura tornare indietro; Per lei non ci sono alternative se non continuare a correre nella stessa direzione, senza chiedersi se sia la strada giusta.

È la retorica della crescita perpetua ad ogni costo, il ridicolo “progressismo” che ha trasformato socialisti e comunisti in banali consumatori (di prodotti e tecnologie, ma anche di idee): è insomma l’ideologia del nuovo come fine stessa, condizione necessaria e sufficiente della liberismo e il neocapitalismo liberale, fondato sull’obsolescenza programmata, sullo spreco, sulla cancellazione delle culture e delle diversità reali, innumerevoli e locali, non globali, e quindi escluse dal canone ristretto e restrittivo svegliato.

Non credo affatto che Donald Trump salverà il mondo, al quale sembra avere poco interesse, e nemmeno gli Stati Uniti. Non è un conservatore, non è un moralista, non è un tradizionalista, non è uno statista: infatti è un liberista, come Giorgia Meloni, come Marine Le Pen. Ecco perché non ho votato per lui.

Ma di qui alla disperazione di fronte alla mancata elezione di un piccolo paladino dei presunti diritti “universali”, se non “naturali” (tutti originari degli Stati Uniti, ma da imporre in tutti gli angoli della terra) e alla La libertà individuale e individualistica di sentire e di fare ciò che si vuole, senza alcuna responsabilità sociale, è troppa.

Tuttavia, chi è veramente terrorizzato da Donald Trump può fare una cosa: rifiutare le sue basi militari, le sue bombe nucleari e lottare per far uscire l’Italia dalla NATO. Sarebbero questi i primi passi per emanciparsi dal servilismo nei confronti di un Paese che elegge personaggi come lui.

*Francesco Erspamer è pprofessore di italianistica ad Harvard.

Traduzione: Anselmo Pessoa Neto.

Originariamente pubblicato sui social media dell'autore.


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