il tappeto volante

Gillian Ayres, Sala di Crivelli I, 1967
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da WALNICE NOGUEIRA GALVÃO*

Il tappeto, di cui in volo è diventato attore Le mille e una notte, è una delle grandi invenzioni e patrimonio dell'umanità

dobbiamo a Le mille e una notte intimità con il tappeto volante, o tappeto magico, uno dei talismani di Aladino, quello con la Lampada e il Genio. Soddisfa la nostra fantasia di volare autonomamente, comune nei bambini e nei sogni degli adulti.

Il tappeto occupa un posto d'onore in una civiltà dove, a differenza dell'Occidente, innesca proiezioni. Oltre ad adornare i palazzi, ricopre le tende nel deserto, dove è l'unico pavimento sopra la sabbia. Appeso a formare tende e tramezzi, sostituisce le pareti. Con la sua trama multicolore, in cui si vedono copie ridotte di fontane e rami e animaletti (smentendo l'idea che l'Islam proibisca le immagini), opera un'interiorizzazione dell'oasi o del giardino. Trasferendole simbolicamente all'interno della casa, mitiga l'aspra asprezza del paesaggio carbonizzato circostante.

Tipico dei popoli pastori, che così approfittavano della lana dei loro greggi di pecore, il suo sviluppo e apogeo avviene in Persia, oggi Iran. Tanto che, qualunque sia la sua origine, che provenga dalla Cina, dall'Egitto o dalla Turchia, tre grandi fornitori di tappeti, è diventato noto come il “tappeto persiano”.

Chi può aiutarci a capire meglio il tappeto volante è Gaston Bachelard, il filosofo francese che ha scritto la bellissima serie di libri in cui analizza le figure letterarie di quella che ha definito la “immaginazione dei quattro elementi” – terra, acqua, fuoco e aria .

Bachelard definisce il “volo onirico” (in L'aria e i sogni) e la “reverie ascendente” a dispetto delle forze di gravità (in La terra e le fantasticherie del riposo), essendo questa una fatalità che l'ingegno umano verrebbe a contraddire. Il desiderio di volare precede di diversi millenni l'invenzione dell'aeroplano, con diritto alla rappresentazione artistica. Pensiamo agli angeli dell'iconografia cristiana: i serafini hanno tre paia di ali, come si vede in tanta pittura medievale e rinascimentale. O i tori alati con teste umane degli Assiri. Tra le supreme divinità egizie, Iside è solitamente rappresentata con le sue due ali spiegate, che usa per scuotere Osiride e resuscitarlo. Dio del firmamento, Horus, figlio della coppia, ha ali e testa di falco. Presso i Greci, Hermes (Mercurio per i Romani), il messaggero degli dei, sfoggiava un paio di ali su ogni calcagno, assicurando la mobilità nell'aria.

Ma gli dei avevano anche un messaggero, Iris-dalle-ali-d'oro, che, quando si spostava tra la Terra e l'Olimpo, sfrecciava nel cielo, creando arcobaleni sulla sua scia. Famoso e frequente nelle arti plastiche è Pegaso, il cavallo alato, così come il grifone e la sirena simile a un uccello. Leonardo Da Vinci ha creato diverse macchine volanti, che non ha potuto testare, ma sono esposte nei musei e sono arrivate persino in Brasile, in una mostra a Oca do Ibirapuera. E Gaston Bachelard registra da casi documentati di persone che hanno cercato di volare con gadget o false ali e si sono schiantate, a qualcosa che risale alla mitologia come la leggenda di Icaro.

Come è noto, questo greco si è alzato in cielo con ali di piume, ma si è distratto tracciando arabeschi nell'etere e si è avvicinato troppo al Sole, in un'allegoria dell'eccesso. La cera che teneva le ali si sciolse, Icaro cadde e morì.

che ha apprezzato Le mille e una notte era Jorge Luis Borges. Oltre a citarla spesso, ha anche scritto un saggio accademico sui suoi traduttori. A loro si aggiunge Mamede Jarouche, professore alla USP, che ne ha prodotto una versione brasiliana. Nel saggio, Borges dispiega le sue conoscenze.

Seguace del ragionamento controcorrente, Borges, nel suo modo contorto ed eterodosso, mette inizialmente a confronto le due traduzioni più famose: la prima, quella di Galland in francese, epurata dagli episodi erotici, e quella di Burton in inglese, che tenta di ripristinare ciò che la censura aveva mutilato. Il bellissimo (e libertino) film di Pasolini si basa su quest'ultimo. Borges esalta la qualità estetica della prima, che mantiene l'atmosfera meravigliosa e magica dell'opera, a discapito della sua reticenza. Esamina anche altre traduzioni e controversie, lodando, ad esempio, le infedeltà di Mardrus in estrapolazioni più rococò dell'originale, scusandolo per la sua collaborazione creativa.

Il tappeto, di cui in volo è diventato attore Le mille e una notte, è una delle grandi invenzioni e patrimonio dell'umanità: come vedete, merita rispetto.

*Walnice Nogueira Galvao è professore emerito presso FFLCH presso USP. Autore, tra gli altri libri, di Leggere e rileggere (Sesc\Ouro su Blu).


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