Dov'è la notizia della crisi in Ecuador?

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Di Francisco Hidalgo Flor*

La novità è il recupero di protagonismo sociale e politico da parte del movimento indigeno. Questo, dopo circa un decennio di regime modernizzante e statalista, e un paio di anni di regressione neoliberista, è risorto e ha messo con le spalle al muro un regime politico debole, mantenuto con l'appoggio delle grandi aziende e degli Stati Uniti.

La maggior parte del movimento indigeno si è confrontato con Correa [Presidente dell'Ecuador tra gennaio 2007 e maggio 2017], proprio riguardo ai suoi desideri modernizzatori ed estrattivi, arrivando persino a sostenere inizialmente il governo di Lenín Moreno. Questo, tuttavia, perse rapidamente questo sostegno, poiché aumentò il suo allineamento con il Fondo monetario internazionale [FMI] e con le élite economiche del paese, approfondendo il modello estrattivo.

È soprattutto reazione e rifiuto di un programma economico che intensifica il peso della crisi economica sui più poveri, e che ha abbandonato ogni politica agraria e si arrende invece al mercato. La più importante delle misure adottate, l'aumento del prezzo della benzina e del gasolio, colpisce fortemente le classi inferiori.

La logica di queste misure si inserisce nell'ambito dell'applicazione di un programma economico in accordo con il Fondo Monetario Internazionale, le cui principali punte sono: la riduzione dello Stato, la privatizzazione delle aziende pubbliche, la controriforma del lavoro e l'aumento del bilancio nazionale attraverso l'aumento dei prezzi del carburante. Il prezzo del gasolio, ad esempio, è stato aumentato da 1,35 dollari al gallone [circa 3,78 litri] a 2,40 dollari al gallone.

Il rifiuto di questo pacchetto di misure è stato avviato dalle associazioni di trasporto, ma si è diffuso rapidamente a vari settori popolari. Dopo 48 ore di mobilitazione, gli autisti hanno revocato il fermo. Poi, il movimento indigeno organizzò la rivolta nazionale, che si espanse con enorme velocità e profondità.

Questa capacità di dare una risposta tempestiva è dovuta al fatto di sentirsi colpiti dall'impatto inflazionistico del provvedimento, ma anche alla persistenza di un'organizzazione comunitaria molto ampia, che in pochi giorni ha saputo mobilitare migliaia di indigeni genti e contadini con la forza e la forza nelle regioni andine e amazzoniche e marciano verso la capitale, al punto da costringere il presidente Moreno a spostare provvisoriamente la sede del governo da Quito alla città di Guayaquil, in cerca di appoggio da parte degli importatori e oligarchie esportatrici.

L'evoluzione degli eventi nei prossimi giorni sarà decisiva, poiché le classi dirigenti sono determinate a far accettare (ora sì!) alla popolazione il programma neoliberista. Non avevano previsto, però, una capacità di risposta come quella presentata dal movimento indigeno e dai settori popolari. Questi ora cercano di presentare un programma alternativo al neoliberista estrattivo, soddisfacendo le richieste agrarie immediate, come la ridistribuzione della terra e dell'acqua.

*Francisco Hidalgo Flor è decano di Facoltà di Scienze Sociali e Umane da Università Centrale dell'Ecuador.

Traduzione: Fernando Lima das Neves

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