Di Andrè Singer*
Ci stiamo avvicinando alla fine del primo anno in carica del presidente Jair Bolsonaro. Durante questo periodo ci furono molti conflitti tra lui e il suo partito, il PSL. A inizio anno è stato licenziato l'allora ministro della Segreteria generale della presidenza, Gustavo Bebiano. Bebiano ha guidato il PSL nel 2018 durante la campagna elettorale ed è stato una figura chiave nel governo.
In questo momento, abbiamo di nuovo attriti tra il presidente e il suo partito. Ora Bolsonaro sembra voler prendere le distanze dalle accuse relative a un piano di candidature PSL “arancioni” nel Minas Gerais, che sarebbero servite per dirottare denaro, attraverso fondi neri, alla campagna del Presidente della Repubblica.
Il suo tentativo di prendere le distanze dal PSL, di prendere le distanze dal coinvolgimento in queste accuse, nasce in gran parte dal modo in cui si è posto in campagna elettorale, adottando come vessillo la lotta alla corruzione, diffondendo l'idea che i partiti di sinistra, da il campo di centrosinistra, erano corrotti e promettevano di ripulire la politica brasiliana. Per questo motivo diventa molto difficile per lui continuare in un acronimo coinvolto anche in accuse di corruzione.
Queste accuse non sono nuove, sono notizie che si sono riflesse sulla stampa dall'inizio dell'anno. Il suo seguito, però, sta configurando una situazione scomoda per chi ha bisogno di una base parlamentare, sociale e politica per continuare a governare.
Ciascuno di questi episodi, di per sé, non è sufficiente a produrre una situazione di rottura. Tuttavia, quando si somma tutto, l'isolamento sociale misurato nei sondaggi di valutazione del governo; isolamento nel Congresso nazionale, dove la base di governo non è sufficiente per dare spazio all'esecutivo, dove l'iniziativa parlamentare è concentrata nelle mani della presidenza della Camera e della presidenza del Senato – appare chiaro che c'è un accumulo di usura.
L'economia, inoltre, non è riuscita a decollare, anche se negli ultimi giorni i dati positivi hanno portato molti economisti a parlare di piccoli segnali di ripresa economica, previsione che deve ancora essere confermata.
Sono emerse anche frizioni tra la cerchia presidenziale e i militari, importante sostenitore di Bolsonaro. Il presidente è anche in conflitto permanente con settori della stampa e con movimenti sociali di vario tipo: movimenti ambientalisti, movimenti in difesa dei diritti indigeni, diritti umani in generale, ecc.
Insomma, si è generato un ampio insieme di conflitti, logoramenti e, diciamo, problemi che, a conti fatti, finiscono per produrre, alla somma, una situazione di indebolimento del governo, che non è esattamente una novità. Se ne è parlato molto durante tutto l'anno. Ma mentre tutto questo si accumula, a un certo punto può verificarsi una situazione che rende oggettivamente più difficile per il governo continuare.
*Andrè Cantante È professore presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'USP