da LAURA CARVALHO*
Le disuguaglianze globali e le sfide del 2021 nella ripresa dell'economia
Le aspettative di mercato raccolte nell'ultimo Focus Bulletin della banca centrale ruotano intorno a un calo del 4,4% del PIL (prodotto interno lordo) nel 2020, un calo elevato, ma molto inferiore al 6,5% previsto a metà anno. Se confrontato con le proiezioni del FMI (Fondo Monetario Internazionale) nel World Economic Outlook pubblicato a ottobre, un calo del 4,4% metterebbe 105 Paesi (su un totale di 176) in una posizione peggiore rispetto al Brasile. Cosa spiega questo risultato sopra la media nonostante la nostra totale incapacità di controllare la crisi sanitaria causata dalla pandemia? Possiamo quindi avere aspettative migliori per il ritmo della ripresa dell'economia brasiliana nel 2021?
In parole povere, tre serie di fattori spiegano le diverse entità del calo del PIL osservato in tutto il mondo nel 2020: caratteristiche strutturali; la profondità della crisi sanitaria e, infine, l'entità dei pacchetti fiscali volti a contrastare la crisi. I tre elementi lavorano per esacerbare le disuguaglianze globali.
Partendo dai fattori più strutturali, le economie latinoamericane sono tra le più vulnerabili al tipo di shock causato dalla pandemia. Oltre alle forti disuguaglianze, questa è una regione con un alto grado di informalità nel mercato del lavoro (che concentra tra il 30% e l'80% dei lavoratori) e con un'alta quota relativa di servizi sul PIL, con particolare attenzione al turismo e alle Servizi. Poiché questi settori concentrano una forza lavoro meno istruita, l'impatto della pandemia in America Latina tendeva a danneggiare la base della piramide distributiva in modo più profondo e ancora più sproporzionato. Questi fattori aiutano a spiegare, quindi, perché il calo previsto dal FMI per il PIL in Sud America sia dell'8,1%, rispetto al 4,9% del Nord America.
In secondo luogo, la capacità di controllare la velocità con cui il virus si diffonde è importante. Un'analisi che ha messo in relazione il calo del PIL nel secondo trimestre del 2020 con il numero di morti per milione di abitanti in 38 Paesi non ha trovato alcun trade-off (situazione conflittuale) tra tutela della salute ed economia: al contrario, i Paesi con la i più alti tassi di mortalità hanno subito anche i cali più profondi del PIL (come Perù, Spagna e Regno Unito). Al contrario, i paesi che hanno controllato meglio la crisi sanitaria appaiono con minori cali del PIL (come Taiwan, Corea del Sud, Lituania). In altre parole, nemmeno il disinteresse del governo brasiliano per il contenimento della pandemia sembra dare un contributo positivo al PIL di quest'anno.
Resta solo il terzo fattore come possibile spiegazione dell'attenuazione della caduta del Pil brasiliano: l'approvazione di misure di carattere fiscale per contrastare la crisi. Infatti, quando classifichiamo gli stessi 176 paesi analizzati dal Fiscal Monitor del FMI per ammontare di spese aggiuntive e mancate entrate, il Brasile appare al 16° posto nella allocazione delle risorse per la risposta alla pandemia (fino ad allora con l'8,4% del PIL a fronte ad una media del 3,9%). In particolare, gli aiuti di emergenza stanziati nel 2020 hanno oltre sei volte il valore annuale del programma Bolsa Família, riducendo i livelli di povertà e disuguaglianza a livelli storicamente bassi e iniettando coraggio nel consumo familiare.
La combinazione dei tre fattori ci aiuta a capire, ad esempio, le differenze tra l'entità del calo del PIL in Brasile e nei paesi vicini. Anche Perù e Cile hanno avuto risposte fiscali sostanziali (rispettivamente 6,6% e 8,4% del PIL), ma anche così, il Perù, a causa della sua elevata dipendenza dal settore del turismo e di altre debolezze strutturali della sua economia, oltre alla sua performance disastrosa nel contenere il virus, ha previsto un calo del PIL del 14%. L'Argentina, che è stata limitata dalla sua minore capacità di finanziamento a causa dell'elevato debito estero, ha speso solo il 3,9% del PIL per la risposta alla crisi e prevede una contrazione della sua economia del 12%.
Ma cosa determinerà i diversi tassi di ripresa delle economie nel 2021? Così come il controllo dei ritmi di contagio da parte del virus ha influito sul calo del Pil nel 2020, tale controllo e, in particolare, la velocità nell'applicazione dei vaccini saranno fondamentali per dettare la ripresa. Inoltre, gli stimoli fiscali attuati faranno ancora una volta la loro parte.
In questo contesto, anche se presenta ancora una volta tassi di crescita economica positivi come attesi, il Brasile potrebbe ritrovarsi in una posizione relativa peggiore nel 2021 rispetto al 2020, se confrontata con il resto del mondo. Questo perché, se nel 2020 siamo riusciti a neutralizzare parzialmente il costo delle nostre debolezze strutturali e delle nostre performance disastrose in ambito sanitario con uno stimolo fiscale di elevata entità, nel 2021, a quanto pare, il governo contribuirà negativamente su tutti i fronti: non tuttavia ha garantito l'acquisto dei vaccini necessari per immunizzare la popolazione e ha anche stanziato spazi in bilancio per far fronte alle richieste di spesa aggiuntiva per la sanità e l'assistenza sociale.
Intanto i Paesi ricchi hanno chiuso l'anno inoltrando l'approvazione di nuovi pacchetti di stimolo fiscale e l'acquisto delle dosi necessarie per vaccinare la maggior parte della loro popolazione entro la fine del primo semestre. Nel 2020 la pandemia ha già esacerbato le disuguaglianze globali, in quanto i Paesi che avrebbero dovuto spendere di più per contrastarne gli effetti erano i meno dotati di risorse. Nel 2021, l'aumento delle disparità tra il Nord e il Sud del mondo potrebbe essere ancora maggiore: l'acquisto di vaccini in quantità sufficiente e l'opzione o la capacità di espandere la spesa pubblica sembra finora concentrata nei paesi ricchi.
Come se non bastassero le difficoltà insite in un sistema economico e politico che non ha dato tregua ai più vulnerabili di tutto il mondo, dovremo comunque affrontare in Brasile le conseguenze delle azioni di un governo che rimane avverso all'evidenza e imposizioni della realtà. Se le speranze di un mondo post-pandemia più giusto e sostenibile sembrano essersi fatte più remote tra la geopolitica dei vaccini, rimane il desiderio che ci liberiamo almeno della parte che ci preoccupa: il fardello di un governo inetto da affrontare le sfide del 2021.
*Laura Carvalho è professore presso la Facoltà di Economia e Amministrazione dell'Università di San Paolo (FEA-USP). Autore, tra gli altri libri, di Valzer brasiliano: dal boom al caos economico (Ancora).
Originariamente pubblicato sul giornale Nexo.