da GENERE TARSUS*
Le azioni umanitarie per salvare bambini e popolazioni civili sono diventate “attacchi all’esistenza di Israele”
La tradizione degli oppressi ci insegna, dice Giorgio Agamben, che lo “stato di eccezione in cui viviamo” (sulla scena mondiale) “è la regola”. E prosegue, seguendo Walter Benjamin: «bisogna arrivare ad una concezione della storia che corrisponda a questo fatto […] perché il potere oggi non ha altra forma di legittimazione che la situazione di grave pericolo a cui fa permanentemente appello ovunque e che , allo stesso tempo, la ricerca e la produce segretamente”.,
La guerra è la tempesta più grande che rende il mondo così com’è. La guerra spazza via ogni altra tempesta, sopprime le morali, opprime le coscienze e i corpi; cambia classi, costumi, svela passati morti e riapre al mondo nuove e peggiori possibilità; Proprio come gli uomini fanno le guerre o permettono che vengano fatte, anche loro – le guerre – modellano il futuro. Gli eroi delle guerre non plasmano il futuro perché sono stati costretti a saper uccidere e chi uccide sopprime sempre qualcosa di sé, per quanto generosa sia la ricompensa della vittoria. Le guerre lasciano pochi veri eroi sulla superficie della storia.
I bombardamenti vennero chiamati “esplosioni”, l’azione militare di ritorsione contro un attacco terroristico venne chiamata “guerra contro Hamas”; le azioni umanitarie per salvare bambini e popolazioni civili divennero “attacchi all’esistenza di Israele” e le bombe incendiarie contro gli ospedali iniziarono ad essere – prima – “leggermente” giustificate come errori tecnici, poi – pesantemente – come effetti collaterali di una guerra contro l’orrore. L’unica via d’uscita dalla guerra, come rivela oggi, è tornare ai negoziati sul rispetto degli accordi di Oslo che, se ciò non sarà possibile, faranno implodere il resto del XNUMX° secolo.
L'11 settembre 2001, l'attacco terroristico al World Trade Center causò la morte di 2.996 persone, scosse il mondo e rafforzò la volontà dell'Impero di entrare in guerra con la produzione di armi e la ricostruzione dei paesi che sarebbero stati distrutti. Il secolo si è aperto promettendo barbarie, ma gli oltre 10 morti per le bombe al fosforo lanciate contro ospedali, scuole e popolazione civile nella Striscia di Gaza sono ancora troppo pochi per dare senso alla coscienza dell'Occidente democratico e cristiano.
Stiamo entrando in un periodo in cui il neolinguaggio coloniale-imperiale, che copre tutto, scivola via senza intoppi per ufficializzare l'inevitabilità del genocidio che il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu pensa di avere il diritto divino di compiere. Dice che Israele è il “bene” assoluto, che adempie una missione divina protetta in uno Stato teologico e che il popolo palestinese è il male diabolico, che può e deve essere spazzato via dalla terra, il che rende giustificabile la trasformazione di un intero popolo in un popolo maledetto, che non rispetta la vita delle madri, dei bambini, dei giovani, dei civili di ogni tipo e specie.
È verso la giustificazione di questa volontà divina – o la sua accettazione “naturalizzante” – che la maggior parte dei media si è mossa, dopo che una copertura equilibrata ha mostrato una certa pluralità di fronte agli orrori di una nuova carneficina in Medio Oriente.
Benjamin Netanyahu afferma di compiere una missione civilizzatrice e sostiene che lì sono in gioco tutti i valori dell’“Occidente”, come è successo con l’Impero in Vietnam, come è successo con la ricerca di armi chimiche in Iraq, come era assolutamente vero – per tre decenni in America Latina – quella missione civilizzatrice degli Stati Uniti, con i suoi istruttori di tortura che insegnano interrogatori per le dittature dell’America Latina.
Il discorso di Benjamin Netanyahu al popolo ebraico – contrapporre il “bene” al “male” – basato su valori religiosi letti in chiave medievale settaria e contraddittoria, non è solo un errore, ma è una strategia di potere e di alleanze fondate nella paura di tutti i fondamentalismi del mondo, compresi quei governi e quei paesi che potrebbero ancora sostenere uno Stato palestinese.
Ciò che appare solo come un errore religiosamente corretto, in realtà sopprime le categorie politiche della modernità e apre così lo Stato sacro a qualsiasi alleanza pragmatica, a favore delle sue verità religiose che non possono essere lucidate dalla storia.
Il resto del XXI secolo si muove verso una situazione di pericolo indeterminato, in cui il governo di Israele, delegittimando tutti gli sforzi compiuti dall’ONU, sostenuto dai paesi vincitori del 2°a. La guerra mondiale – compresa quella condotta dalla Russia sovietica – può essere gettata nella spazzatura. Il complesso industriale militare statunitense, le banche centrali di tutto il mondo, gli speculatori di guerra, gli strozzini legali e illegali del sistema finanziario globale, possono essere presi da una parte o dall’altra, secondo i loro interessi immediati di dominio e sopravvivenza. L’unica parte dell’umanità – la maggioranza degli esseri umani – che non ha contribuito allo scoppio della guerra non ha la capacità di intervenire in modo decisivo per porre fine alla guerra.
I costi umani della guerra, finora accettati dai media mainstream, che mostrano la trasformazione della battaglia di Israele contro Hamas in una guerra contro l’intero popolo palestinese, indicano che a loro non importa e non perdoneranno chiunque osi opporsi alla loro sistema di dominio: i trattori micidiali di questo secolo abitueranno l’umanità sopravvissuta ad accettare che quegli aratri che raccolgono bambini sono necessari anche per alimentare il mercato della morte: la fabbricazione di bombe, armi, carri armati, munizioni, razzi, missili e gas che essi asfissiati, costituiscono l’essenza del keinesianesimo coloniale-imperiale, che genera molti nuovi ricchi, posti di lavoro selettivi e morti collettive all’orizzonte del secolo.
* Tarso in legge è stato governatore dello stato del Rio Grande do Sul, sindaco di Porto Alegre, Ministro della Giustizia, Ministro dell'Istruzione e Ministro delle Relazioni Istituzionali in Brasile. Autore, tra gli altri libri, di possibile utopia (arti e mestieri). https://amzn.to/3ReRb6I
Nota
[1] Giorgio Agamben. Mezzi senza fine: appunti sulla politica. Valencia, Pre-Textos, 2010, p. 13 e 14.
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