Carte Pandora

Albany Wiseman, Soho Square, 1974
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da TOMMASO PIKETTY*

Rinunciando a qualsiasi ambizione in termini di sovranità fiscale e giustizia sociale, incoraggiamo solo il separatismo dei più ricchi

Dopo i “LuxLeaks” del 2014, i “Panama Papers” del 2016, i “Paradise Papers” del 2017, le rivelazioni dei “Pandora Papers”, frutto di una nuova fuga di 12 milioni di documenti finanziari offshore, mostrano quanto le persone più ricche continuare ad evadere le tasse. Contrariamente a quanto a volte si sostiene, non esiste un indicatore affidabile che permetta di affermare che la situazione sia migliorata negli ultimi dieci anni. Prima dell'estate, aveva rivelato il sito ProPublica[I] che i miliardari americani non pagassero quasi tasse rispetto al loro arricchimento e a quanto paga il resto della popolazione. Secondo Le sfide, le prime 500 fortune francesi sono passate da 210 miliardi di euro a più di 730 miliardi di euro tra il 2010 e il 2020, e tutto indica che le tasse pagate da queste grandi fortune (informazione abbastanza semplice, ma che le autorità pubbliche si rifiutano ancora di pubblicare) sono state estremamente basso. Dobbiamo semplicemente aspettare le prossime fughe di notizie, o non è tempo che i media ei cittadini formino una piattaforma d'azione e facciano pressione sui governi affinché affrontino sistematicamente il problema?

Il problema di fondo è che si continua, all'inizio del XNUMX° secolo, a registrare e tassare i beni solo sulla base dei beni immobili, utilizzando i metodi ei registri stabiliti all'inizio del XNUMX° secolo. Se non creiamo i mezzi per cambiare questo stato di cose, gli scandali continueranno, con il rischio di una lenta disgregazione del nostro patto sociale e fiscale e l'inesorabile ascesa di ognuno per sé.

capacità contributiva

Ciò che è importante è che la registrazione e la tassazione dei beni sono sempre state strettamente collegate. In primo luogo, perché l'iscrizione dei beni comporta un vantaggio per il proprietario (quello di beneficiare della tutela dell'ordinamento giuridico) e, in secondo luogo, perché solo un'imposta minima può rendere l'iscrizione veramente obbligatoria e sistematica. Aggiungiamo che la proprietà dei beni è anche un indicatore della capacità contributiva delle persone, il che spiega perché la tassazione dei beni abbia sempre avuto un ruolo centrale nei moderni sistemi tributari, oltre alla tassazione che grava sui flussi reddituali (flusso che a volte i tempi possono essere manipolati al ribasso, in particolare per asset molto alti, come dimostrato da ProPublica).

Istituendo un registro centralizzato per tutti i beni immobili, sia per le abitazioni che per i beni professionali (terreni agricoli, negozi, fabbriche, ecc.), la Rivoluzione francese istituì nello stesso gesto un sistema fiscale sulle transazioni (diritti di trasmissione ancora oggi in vigore) e, soprattutto, sugli immobili (con tassa di proprietà). In Francia, come negli Stati Uniti e in quasi tutti i paesi ricchi, la tassa sulla proprietà, o il suo equivalente anglosassone, la imposta patrimoniale, continua a rappresentare la principale imposta sulla ricchezza (circa il 2% del PIL, circa 40 miliardi di euro di reddito annuo in Francia). D'altra parte, l'assenza di un tale sistema di registrazione e tassazione degli immobili e degli immobili professionali spiega, in molti paesi del Sud, l'ipertrofia del settore informale e le conseguenti difficoltà nell'attuazione della tassazione dei redditi.

Il separatismo dei ricchi

Il problema è che questo sistema di registrazione e tassazione dei beni non è quasi cambiato in due secoli, mentre i beni finanziari hanno assunto un'importanza schiacciante. Il risultato è un sistema estremamente ingiusto e diseguale. Se possiedi una casa o un immobile professionale del valore di 300.000€, e sei indebitato per 290.000€, allora pagherai la stessa tassa di proprietà di una persona che ha ereditato un bene equivalente e ha, inoltre, un portafoglio finanziario di 3€. milioni di euro. Nessun principio, nessuna ragione economica può giustificare un sistema fiscale così violentemente regressivo (i piccoli patrimoni infatti pagano un'aliquota effettiva strutturalmente superiore a quella dei più alti), oltre al fatto che si presume che sarebbe impossibile iscrivere attività finanziarie. Ebbene, non si tratta di un'impossibilità tecnica, ma di una scelta politica: abbiamo scelto di privatizzare la registrazione dei titoli finanziari (con depositari centrali di diritto privato, come Clearstream o Eurostream) e poi stabilire la libera circolazione dei capitali garantita dagli Stati , senza alcun coordinamento fiscale preliminare.

I “Pandora Papers” sottolineano inoltre che i più ricchi riescono a evadere le tasse sui propri immobili, trasformandoli in titoli finanziari domiciliati offshore, come dimostra il caso dei coniugi Blair e della loro casa da 7 milioni di euro a Londra (400.000 euro di diritti mutati evitato) o villaggi della Costa Azzurra controllati tramite società di comodo dal primo ministro ceco Andrej Babis.

Cosa fare? La priorità dovrebbe essere l'istituzione di un registro finanziario pubblico e la tassazione minima di tutti i beni, se non altro per produrre informazioni obiettive su di essi. Ogni Paese può muoversi da subito in questa direzione, chiedendo a tutte le società che detengono o gestiscono asset nel proprio territorio di rendere nota l'identità dei propri titolari e di tassarli in modo trasparente e con le stesse modalità dei normali contribuenti. Né più né meno. Rinunciando a qualsiasi ambizione in termini di sovranità fiscale e giustizia sociale, incoraggiamo solo il separatismo dei più ricchi. È giunto il momento di agire.

*Thomas Piketty è direttore della ricerca presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales e professore presso la Paris School of Economics. Autore, tra gli altri libri, di Capitale nel XNUMX° secolo (Intrinseco).

Traduzione: Aluisio Schumacher al portale Carta Maggiore.

Originariamente pubblicato sul giornale Le Monde.

 

Nota


[I] https://www.propublica.org/article/the-secret-irs-files-trove-of-never-before-seen-records-reveal-how-the-wealthiest-avoid-income-tax

 

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