da JORGE GRESPAN
Estratto iniziale dalla presentazione della nuova traduzione recentemente pubblicata del libro di Karl Marx
A metà del 1858 Marx aveva finalmente tra le mani il lungo manoscritto che stava preparando da diversi mesi e che riassumeva i suoi molti anni di studio sull'economia politica. Aveva iniziato a scrivere sotto il forte stimolo della crisi economica del 1857, da lui considerata la prima di portata e carattere veramente globale. La speranza che il suo scoppio incoraggiasse la classe operaia a lanciare un movimento rivoluzionario fece sì che Marx operasse “in modo colossale”[I] e si affrettò a scrivere la prima versione della sua “critica dell’economia politica” spiegando le inevitabili contraddizioni del capitalismo e deducendo da esse le crisi e la possibilità della transizione al socialismo. Come è noto, questo manoscritto fu pubblicato nello stato originale decenni dopo la morte dell'autore con questo titolo Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie.[Ii]
Per Marx, però, il manoscritto non era altro che una bozza iniziale che avrebbe dovuto essere ben rivista, corretta e integrata prima di andare in stampa. Tutto il materiale costituirà il primo di una serie di sei libri in cui intendeva sviluppare la sua critica alla società borghese.[Iii] A sua volta il manoscritto stesso verrebbe suddiviso in sette quaderni,[Iv] di cui il primo corrisponderebbe al “capitolo denaro” e gli altri quaderni al contenuto del ben più lungo “capitolo capitale”. Fu questo il primo quaderno che Marx vide pubblicato nel giugno 1859, dopo un intenso lavoro di revisione, con il titolo Per la critica dell'economia politica.
In effetti, la trasposizione del manoscritto in forma di libro fu segnata da difficoltà.[V] I due più importanti sono sicuramente quelli che si riferiscono al problema fondamentale di come presentare il materiale nel primo quaderno, di cui uno compariva all'inizio e l'altro alla fine della presentazione.[Vi]
La prima difficoltà è stata, appunto, da quale categoria iniziare l’analisi. Emerse quando Marx sviluppò il punto di vista che lo aveva guidato planimetrie. Lì sapeva già che «per sviluppare il concetto di capitale è necessario partire non dal lavoro, ma dal valore, e, di fatto, dal valore di scambio già sviluppato nel movimento di circolazione. È altrettanto impossibile passare direttamente dal lavoro al capitale quanto lo è passare direttamente dalle diverse razze umane al banchiere, o dalla natura alla macchina a vapore”.6
Marx sapeva già che, pur essendo composto nella sua sostanza dal lavoro, il capitale è definito dalle forme sociali che assume nel processo di autocostituzione, cioè dalle forme del “valore di scambio già sviluppato nel movimento di circolazione”. soprattutto la forma del denaro. Il salto impossibile di cui si parla alla fine del brano sopra citato corrisponde al salto dalla sostanza – “razze umane” o “natura” – alla forma sociale – “banchiere” o “macchina a vapore”.
Sebbene il metabolismo di produzione dei valori d’uso sia alla base anche del capitalismo, ciò che differenzia questo sistema da quelli che lo hanno preceduto è la subordinazione del metabolismo alla metamorfosi, cioè dallo scambio di materia tra uomo e natura allo scambio dell’ambiente sociale in cui ciò avviene – merce e denaro, forme che il capitale assume e che successivamente abbandona nel processo di circolazione del valore.
Quindi, dal punto di vista di planimetrie, l'analisi del capitale come forma di relazione sociale dovrebbe iniziare con l'analisi del denaro, la forma generale adottata dal capitale, anche nel suo rapporto con il lavoro. È in qualità di acquirente di forza lavoro che entra in scena il capitalista, ponendosi su un piano di uguaglianza con l'operaio, che si presenta come venditore di forza lavoro. È in questa uguaglianza contrattuale che si presenta dapprima il rapporto costitutivo del capitale, e solo più tardi, nel passaggio alla sfera stessa della produzione, si rivela come opposto, come disuguaglianza sociale instaurata dal momento in cui il capitalista si spoglia della lavoratore dei mezzi di produzione. Prima di questo capovolgimento della disuguaglianza sociale, la forma distintiva del rapporto tra le due classi sociali è il salario, o meglio, la remunerazione monetaria del lavoratore da parte del capitalista.
Ciò che divenne chiaro a Marx durante il lavoro di redazione fu che lo stesso “capitolo sulla moneta” avrebbe dovuto iniziare con la deduzione della forma stessa della moneta.
Senza dubbio, noi planimetrie Diverse sono le considerazioni sul valore di scambio e sul suo rapporto con il valore d'uso e anche sulle diverse forme di circolazione dei beni, con l'introduzione delle note espressioni MDM e DMD. Tali considerazioni però vengono sempre fatte nell’ambito del discorso monetario, e il tema iniziale “genesi ed essenza della moneta”, oltre a prevedere veloci divagazioni su argomenti affini, porta presto allo studio dei metalli preziosi e, infine, al tema della “corso del denaro”, che riporta la prima versione di Marx alla sequenza delle funzioni del denaro.
In questo tema del manoscritto si accenna brevemente ad un “capitolo che dovrebbe trattare del valore di scambio in quanto tale”, che forse corrisponde alle due brevi pagine la cui scrittura Marx avrebbe apparentemente sospeso alla fine del manoscritto. planimetrie. Con il numero “(1)” e il titolo “Valore”,[Vii] Questo testo rivisita il rapporto tra valore d'uso e valore di scambio, costitutivo della forma merce. Soprattutto, formula la frase che poi aprirà, con le dovute modifiche, il libro Per la critica dell'economia politica e infine, La capitale: “La prima categoria in cui compare la ricchezza borghese è quella delle merci”.[Viii]
Nonostante queste indicazioni da planimetrie, il nuovo inizio della presentazione categorica fu elaborato solo nella pubblicazione del 1859, quando il “capitolo denaro” compare dopo il capitolo sulle merci. L'importante evoluzione avvenuta tra i due testi è evidente nel tema e nel titolo di ciascuno: in Per la critica dell'economia politica, si tratta della merce, e non del valore, come nel tema appena esposto che chiude il Grundrisse. [Ix]
La merce è una forma di valore, ma presenta anche la dimensione del valore d'uso in un prodotto tangibile capace di soddisfare bisogni; ha un carattere palpabile, quindi, ed è presente nella vita quotidiana della socialità capitalistica, e non può essere considerata, in alcun modo, una mera astrazione. La merce, infatti, è costituita dall'unità di valore e dal valore d'uso; è la forma più semplice dell'opposizione tra queste due dimensioni, sviluppata nelle forme più complesse che definiscono le funzioni della moneta.
Con questo in mente, Marx ha diviso il materiale in Per la critica dell'economia politica in due capitoli fondamentali, “la merce” e “il denaro, o circolazione semplice”, che dovrebbe inaugurare il “primo libro: sul capitale” e il suo svolgersi nella “sezione I: il capitale in generale”, secondo il piano editoriale della sei libri sopra menzionati.
L'alternativa offerta nel titolo del secondo capitolo del libro attira subito l'attenzione: “denaro, o semplice circolazione”. Lei chiarisce che qui il denaro non è ancora analizzato come una forma specifica di capitale, ma piuttosto nella sfera che Marx chiamava “circolazione semplice” dei beni e rappresentata da MDM. Il rapporto tra la forma “semplice” e la forma più complessa, quella della circolazione stessa del capitale, affrontato nella seconda sezione del “capitolo capitale” di planimetrie, sembra essere un problema.
Sebbene la circolazione “semplice” non sia ancora la circolazione delle forme di capitale, essa descrive la situazione dello scambio mercantile assorbito e ridefinito dalla circolazione capitalistica. Remunerata dallo stipendio, la forza lavoro acquista i mezzi di sussistenza di cui ha bisogno per tornare sempre al lavoro, in un movimento che MDM rappresenta adeguatamente.
Questi sono i termini della seconda difficoltà che Marx affrontò nella redazione del manoscritto del 1857-1858: come inscrivere la circolazione semplice nella produzione capitalistica; o, addirittura, come concludere il “capitolo denaro” e, con ciò, finalizzare Per la critica dell'economia politica, per poi passare al “capitolo capitale”, che sarà il tema delle sezioni successive della pubblicazione. Nel manoscritto questo passaggio avviene quando, al termine della sequenza delle sue funzioni, la moneta smette di essere un semplice mezzo di circolazione delle merci e diventa fine a se stessa.
Marx pensò allora di poter dedurre senza inconvenienti il concetto di capitale dalla formula DMD, la quale inverte il significato di MDM da circolazione semplice, poiché l'identità qualitativa tra il polo iniziale e il polo finale della DMD impone la conclusione che la differenza soltanto essa può essere quantitativo: tra la prima e l'ultima D deve esserci un valore maggiore, un plusvalore espresso da Marx nella riga che si somma all'ultima D, formando D'.
Sebbene Per la critica dell'economia politica non va oltre il concetto di “moneta mondiale”, senza passare alla moneta come forma di capitale, Marx ha percepito in questo passaggio un problema serio. Formulata semplicemente come DM-D', la circolazione del capitale potrebbe benissimo rappresentare la mera accumulazione di capitale commerciale, anche nella sua forma precapitalista, cioè il processo di acquisto per vendere a un prezzo più alto, che non implica il cambiamento delle condizioni della produzione.
In altre parole, la formula DM-D' non coglie la specificità della produzione capitalistica; non ne coglie la distinzione rispetto alle forme storicamente precedenti che si combinavano con il capitale commerciale. Non bastava, quindi, invertire le espressioni e dedurre il capitale industriale dalla mera autonomia formale della moneta.
Forse fu questo il motivo per cui Marx interruppe la redazione del planimetrie e decise di riprendere gli studi con il chiaro intento di rielaborare il “capitolo maiuscolo”. Si dedicò intensamente a questo compito tra il 1861 e il 1863, e finì per scrivere un secondo manoscritto, che comprende, ad esempio, i quaderni pubblicati dopo la sua morte con il titolo Teorie del plusvalore.
Insomma, Marx si sarebbe reso conto che il passaggio dalla circolazione semplice al capitale non poteva essere solo formale; piuttosto, doveva mettere in luce l’opposizione tra l’uguaglianza giuridica costitutiva della circolazione della forza lavoro e la disuguaglianza sociale sottostante alla sussunzione del lavoro al capitale nella sfera della produzione immediata di merci. Sarebbe necessario spiegare, già in questo momento, la condizione sociale della forza lavoro privata dei mezzi di produzione dai capitalisti.
In altre parole, il passaggio dalla sfera della circolazione semplice a quella della produzione di merci dovrebbe andare oltre l’aspetto formale della presentazione e incorporare la circostanza storica che sta alla base del concetto stesso di plusvalore. Altrimenti Marx cadrebbe nell’errore da lui predetto nel suo famoso avvertimento al planimetrie: “Bisognerà, più tardi […] correggere il modo di presentazione idealistico che fa apparire che si tratti semplicemente di determinazioni concettuali e della dialettica di questi concetti”.[X]
Con “stile idealista”, Marx designa qui un modo di presentare concetti che riduce la presentazione a una catena deduttiva in cui un concetto è definito sulla base di un altro. Congiungere questa catena con la storia sarebbe possibile solo nella filosofia hegeliana perché in essa, secondo Marx, si riproduce nel flusso degli eventi lo svolgersi logico-speculativo del concetto, proposizione inaccettabile per la concezione materialistica alla base della critica di economia politica.
Tuttavia, durante la stesura del planimetrie, Marx ha avanzato questa critica fino a concepire il capitalismo come un sistema economico in cui, come visto sopra, il metabolismo tra l'uomo e la natura è inscritto in metamorfosi puramente sociali, cioè nei passaggi da una forma sociale all'altra. Pensare quindi ad una precedenza della forma sulla sostanza o, in termini più o meno hegeliani, del logico sul reale, non sarebbe una totale follia idealista, ma corrisponderebbe ad una follia di sistema.
Così, se il passaggio dalla circolazione semplice alla produzione capitalistica deve rendere esplicita la condizione storica dell'espropriazione della forza lavoro, deve anche riprendere e continuare il filo conduttore della presentazione delle forme della circolazione semplice e delle funzioni del denaro. Solo nella scrittura di La capitale Marx è riuscito a risolvere il problema posto da questa duplice esigenza. Lo fa nel capitolo 4 del libro, così importante da occupare da solo l'intera seconda sezione, strategicamente collocata tra i tre capitoli della prima sezione, dedicati alla diffusione semplice, e i sette capitoli della terza, dedicati alla produzione di plusvalore assoluto.
Questa importanza è evidente anche nella forma di presentazione, diversa da quella osservata nel resto del libro: in gran parte del capitolo 4 del La capitale, Marx si scontra intenzionalmente e ripetutamente con un'aporia, cioè con l'impossibilità di creare nuovo valore se si mantiene il principio dello scambio di equivalenti, superata solo alla fine del capitolo, quando spiega la condizione storica attraverso la quale la forza lavoro diventa merce e, inoltre, la merce il cui utilizzo consente la creazione di plusvalore.
Anche se esposto solo in La capitale, questa soluzione cominciò ad essere delineata in Per la critica dell'economia politica. Essa infatti compare già nel testo dell'edizione del libro, scritta tra l'agosto e l'ottobre del 1858 e pubblicata dopo la morte di Marx con il titolo “Testo originale”.[Xi] Questo interessante manoscritto, ora pubblicato da Boitempo insieme a Per la critica dell'economia politica, permette al lettore di seguire il momento esatto in cui Marx cambia idea riguardo alla funzione della moneta come mezzo di pagamento, ridefinendo il rapporto tra circolazione semplice e le forme specifiche e più complesse del capitale.
Il cambiamento è avvenuto poco dopo la stesura dell'art planimetrie, in cui la modalità di pagamento è vista come una forma rudimentale del sistema creditizio, e viene pertanto presentata nel “capitolo capitale”. Marx si è poi accorto però che questa funzione della moneta è la combinazione dialettica delle funzioni di misura del valore e di mezzo di circolazione. Pertanto, nel “Testo Originale”, il mezzo di pagamento comincia ad apparire nella semplice circolazione dei beni, passando alla determinazione del capitale, ma sempre all’interno delle forme di appropriazione tipiche della logica MDM, in cui lavoro e proprietà del bene la produzione dei mezzi di pagamento non è ancora esplicitamente divisa.
Marx smette così di considerare la funzione dei mezzi di circolazione del denaro come la forma tipica della circolazione semplice, come in planimetrie, e caratterizza in modo più complesso la socialità presidiata dal MDM, che coinvolge relazioni mediate dal denaro solo rappresentato, promesso, ma non ancora effettivamente pagato.
Marx sviluppa questa caratterizzazione nel tema 5 del secondo capitolo del “Testo originale”, intitolato “La comparsa della legge di appropriazione nella circolazione semplice”. La discussione che vi fa sulle illusioni create dalla riduzione delle forme sociali capitaliste a mere forme mercantili conferisce alla lettura del “Testo Originale” un’importanza speciale, tanto più che Marx finì per non utilizzare tutta la parte finale del questa edizione manoscritta nella versione definitiva di Per la critica dell'economia politica.[Xii] Certe formulazioni lapidarie sulla socievolezza borghese possono essere lette e analizzate solo in esso.
In ogni caso, ciò che Marx ha incorporato nel libro rappresenta già una concezione della circolazione semplice e del suo rapporto con la produzione capitalistica notevolmente più ricca di quella esposta nel libro. planimetrie. Il cambiamento nella concezione dei mezzi di pagamento, ad esempio, sarà di grande importanza per capire poi come la forza lavoro viene remunerata attraverso il salario. Includendo questa funzione della moneta nella logica del MDM, Marx spiega come il rapporto tra il capitalista e il lavoratore mantenga l'apparenza dello scambio di equivalenti, ora tra una tipologia di debitore, che pagherà lo stipendio solo alla fine del periodo mese, dopo aver ricevuto il servizio acquistato, e una specie di creditore, che vive della promessa di ricevere il denaro dovuto per l'opera venduta.
La disuguaglianza sociale sottesa alla situazione più complessa caratterizzata dai mezzi di pagamento è ancora nascosta, ma non sarà necessario introdurre la condizione storica di espropriazione da cui nasce la merce forza lavoro come fattore totalmente esterno alla circolazione semplice. Al contrario, la sua introduzione permette di mantenere l'ordine della presentazione categoriale e rende addirittura essenziale sottolineare l'opposizione tra un livello di analisi e l'altro, cioè rivelare la realtà ineguale sotto l'apparenza giuridica egualitaria.
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*Jorge Grespan È professore presso il Dipartimento di Storia dell'USP. Autore, tra gli altri libri, di Marx, un'introduzione (boitempo). [https://amzn.to/3V9V9PB]
Riferimento
Carlo Marx. Per la critica dell'economia politica. Traduzione: Nelio Schneider. San Paolo, Boitempo, 2024, 268 pagine. [https://amzn.to/4ayEsSv]

note:
[I] Lettera di Marx a Engels, 18 dicembre 1857, in MEW, v. 29, pag. 232.
[Ii] Contemporaneamente alla stesura della sua critica all'economia politica, Marx raccoglieva materiale da riviste e giornali dell'epoca con l'intento di pubblicare, oltre al testo teorico critico, anche un testo di analisi della crisi in atto. La rapida fine della crisi, tuttavia, fece sì che Marx li mettesse da parte Krisenhefte. La miscellanea di ritagli di questi giornali e riviste intervallati da brevi analisi dello stesso Marx è stata pubblicata solo nel 2017, nel volume 14 della Sezione IV di Marx-Engels Gesamtausgabe (MEGA), dal titolo “Exzerpte, Zeitungsausschnitte um Notizen zur Weltwirtschaftskrise. Novembre 1857-febbraio 1858”. Per l'edizione brasiliana di planimetrie, vedi Karl Marx, Grundrisse: manoscritti economici del 1857-1858: schizzi di critica dell'economia politica (trad. Mario Duayer e Nélio Schneider, São Paulo/Rio de Janeiro, Boitempo/UFRJ, 2011).
[Iii] Lo schema di questi sei libri è citato in molti scritti di Marx dell'epoca ed è presentato all'inizio della prefazione a Per la critica dell'economia politica. I libri sarebbero “il capitale, la proprietà fondiaria, il lavoro salariato, lo Stato, il commercio estero e il mercato mondiale”.
[Iv] La suddivisione in sette quaderni appare in un indice provvisorio redatto da Marx nel giugno 1858. In una lettera a Engels del 22 febbraio 1858, Marx spiega che intende pubblicare il suo testo in quaderni perché non ha «né il tempo né i mezzi». elaborarlo con tutta tranquillità” (MEW, v. 29, p. 284).
[V] Inizialmente Marx credeva di poter rivedere e pubblicare i Grundrisse senza difficoltà, come afferma in una lettera a Engels del 21 settembre 1858: “Non ho altro da fare che stilizzare [stilizzare] ciò che è già stato scritto» (MEW, v. 29, p. 355).
[Vi] Karl Marx, planimetrie, cit., pag. 200; MEGA II/1.1, pag. 183.
[Vii] La menzione del “capitolo” che dovrebbe occuparsi del valore di scambio indipendentemente dall’analisi della moneta appare all’inizio dell’argomento che tratta dell’ultima funzione della moneta nella versione di planimetrie, intitolato “La moneta come rappresentante materiale della ricchezza” (Karl Marx, planimetrie, cit., pag. 149; MEGA II/1.1, pag. 132). A quanto pare, il testo che appare alla fine dell’intero manoscritto, “Valor”, costituisce la stesura di questo capitolo promesso, con cui inizierà il libro stesso (Karl Marx, planimetrie, cit., pag. 757; MEGA II/1.2, pag. 740).
[Viii] Karl Marx, planimetrie, cit., pag. 756; MEGA II/1.1, pag. 740. Per fare un paragone, in Per la critica dell'economia politica, del 1859, la frase d'apertura è: «A prima vista, la ricchezza borghese appare come un enorme insieme di merci, e la merce individuale come la sua esistenza elementare» (in questo volume , pag.31; In La capitale, in questo caso, è: “La ricchezza delle società in cui regna il modo di produzione capitalistico appare come un 'enorme insieme di merci', e la merce individuale, a sua volta, appare come la sua forma elementare” (Karl Marx, Capitale: critica dell'economia politica, Libro I: Il processo di produzione del capitale, trad. Rubens Enderle, San Paolo, Boitempo, 2013, p. 113; MEGAII/10, pag. 37).
[Ix] Come spiegherà più tardi Marx Glosse marginali al Trattato di economia politica di Adolph Wagner, “[…] né il “valore” né il “valore di scambio” sono per me soggetti [Subjekt], ma piuttosto la merce”, in Karl Marx, Ultimi scritti economici (trad. Hyury Pinheiro, São Paulo, Boitempo, 2020 , p. 43;
[X] Carlo Marx, planimetrie, cit., pag. 100; MEGA II/1.1, pag. 85.
[Xi] In tedesco, "testo”. È stato pubblicato da MEGA nel 1980, come parte del volume 2 della sua seconda sezione. In questo “Testo originale”, quella che ho chiamato la seconda difficoltà della presentazione categorica affrontata da Marx, cioè il passaggio dalla circolazione semplice al capitale, appare nel tema 6 del secondo capitolo, “Transizione al capitale”, e nel terzo capitolo, incompleto, “Trasformazione del denaro in capitale”, entrambi non utilizzati da Marx nella stesura finale di Per la critica dell’economia politica.
[Xii] Come notato nella nota precedente, oltre al tema 5, nella versione finale di Per la critica dell’economia politica Marx ha rinunciato anche al tema 6 e al terzo capitolo del “Testo originale”. Nel caso di questi ultimi, Marx probabilmente ha rinunciato definitivamente a includerli perché ha lasciato la discussione sul capitale per quaderni successivi. Nel caso dell'argomento 5, in un certo senso, finì per approfittare del materiale quando tornò sul tema nel secondo capitolo del libro I di La capitale, intitolato “Il processo di scambio”.
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