da LEONARDO BOFF*
Non abbiamo più bisogno che Dio intervenga per porre fine alla sua creazione; spettava alla nostra generazione testimoniare la possibilità della propria distruzione
C’è una convergenza di innumerevoli crisi che affliggono l’intera umanità. Senza bisogno di menzionarli, mi limito a due, estremamente pericolosi e perfino letali: una guerra nucleare tra potenze militariste, in lizza per l’egemonia nel governo del mondo. Dato che la sicurezza non è mai totale, la formula 1+1=0 funzionerebbe. Cioè, uno distruggerebbe l'altro e porterebbe con sé l'intero sistema di vita umana. La Terra continuerebbe ad essere impoverita, piena di ferite, ma girerebbe ancora attorno al sole per non sappiamo quanti milioni di anni, ma sarebbe questo Satana della vita che è l'essere umano demente che ha perso la sua dimensione sapiente.
L’altro è il crescente cambiamento climatico che non sappiamo a quale grado Celsius si stabilizzerà. Un fatto è innegabile, affermato dagli stessi scienziati scettici: la scienza e la tecnologia sono arrivate tardi. Abbiamo superato il punto critico in cui potevano ancora aiutarci. Ora possono solo avvisarci degli eventi estremi che arriveranno e mitigarne gli effetti dannosi. I climatologi suggeriscono che, nei prossimi anni, il clima potrebbe stabilizzarsi, a livello globale, intorno ai 38-40 gradi Celsius. In altre regioni può arrivare a circa 50oC. Ci saranno milioni di vittime, soprattutto tra i bambini e gli anziani che non riusciranno ad adattarsi alla mutata situazione della Terra.
Questi stessi scienziati hanno messo in guardia gli Stati dal fatto che milioni di migranti lasceranno le loro amate terre a causa del caldo eccessivo e della frustrazione dei raccolti alimentari. Possibilmente, ed è auspicabile, ci deve essere una governance planetaria globale e plurale, fatta di rappresentanti di popoli e classi sociali per pensare alla mutata situazione della Terra, non rispettando gli obsoleti limiti tra le nazioni. Si tratta di salvare non questo o quel paese, ma tutta l'umanità. Papa Francesco lo ha detto più volte realisticamente: questa volta non c'è l'arca di Noè che salva alcuni e lascia perire gli altri: “o siamo tutti salvati o non si salva nessuno”.
Come si vede siamo di fronte ad una situazione limite. La consapevolezza di questa urgenza è molto debole nella maggioranza della popolazione, intorpidita dalla propaganda capitalista del consumo sfrenato e dagli stessi Stati, in gran parte controllati dalle classi dominanti. Questi guardano solo all’orizzonte davanti a sé, creduloni di un progresso illimitato verso il futuro, senza prendere sul serio che il pianeta è limitato e non può farcela e che abbiamo bisogno di 1,7 pianeti Terra per soddisfare i loro sontuosi consumi.
Esiste una via d'uscita da questo accumulo di crisi, di cui ci limitiamo a due? Credo che né il Papa né il Dalai Lama, né alcun saggio privilegiato possano prevedere quale sarà il nostro futuro. Se guardiamo ai mali del mondo, dobbiamo essere d'accordo con José Saramago che disse: “Non sono un pessimista; la situazione è terribile”. Ricordo l'affascinante San Francesco d'Assisi che, incantato, vide il lato luminoso della creazione. Chiedeva però ai confratelli: di non considerare troppo i mali del mondo per non avere motivi per lamentarsi di Dio.
In un certo senso siamo tutti un po’ come Giobbe, che si lamentava pazientemente di tutti i mali che lo affliggevano. Ci lamentiamo anche perché non capiamo perché c’è tanto male e soprattutto perché Dio resta in silenzio e spesso lascia che il male trionfi, come avviene adesso di fronte al genocidio dei bambini innocenti nella Striscia di Gaza. Perché non intervieni per salvare i tuoi figli e le tue figlie? Non è Lui “l’appassionato amante della vita” (Saggezza 11,26)? A Freud, che non si considerava un uomo di fede, viene attribuito il merito di aver detto quanto segue: se mi presento davanti a Dio, ho più domande da fargli di quante ne abbia lui con me, perché ci sono tante cose che non ho mai capito quando ero su Terra.
Né la filosofia né la teologia sono riuscite finora a offrire una risposta convincente al problema del male. Si tratta tutt’al più di affermare che Dio, avvicinandosi a noi attraverso l’incarnazione – non per divinizzare l’essere umano – ma per umanizzare Dio – ha voluto dire che questo Dio va con noi in esilio, si fa carico del nostro dolore e anche della nostra disperazione attraverso. Questo è grandioso, ma non spiega la ragione del male. Perché anche il Dio umanizzato ha dovuto soffrire? «Pur essendo Figlio di Dio, imparò l'obbedienza attraverso le sofferenze» (ebrei,5,8). Questa proposta non fa scomparire il male. Rimane come una spina nella carne.
Forse dobbiamo accontentarci dell’affermazione di San Tommaso d’Aquino che scrisse, bisogna ammetterlo, uno dei trattati più brillanti “Sul male” (di Malò).Alla fine si arrende all'impossibilità della ragione di rendere conto del male e conclude: “Dio è così potente che può trarre il bene dal male”. Questa è fede fiduciosa, non ragione ragionante.
Ciò che possiamo dire con una certa certezza: se l’umanità, soprattutto il sistema del capitale con le sue grandi multinazionali globalizzate, continua con la sua logica di sfruttamento fino all’esaurimento dei beni e dei servizi naturali a causa della loro illimitata accumulazione, allora possiamo dire, secondo l’espressione di Zigmunt Bauman : “uniamoci al corteo di coloro che si dirigono verso la propria tomba”.
Dopo aver commesso il peggior crimine mai perpetrato nella storia: l'omicidio giudiziario del Figlio di Dio, inchiodandolo alla croce, nulla è più impossibile. Come disse Jean-Paul Sartre dopo le bombe su Hiroshima e Nagasaki: gli esseri umani si sono appropriati della propria morte. E Arnold Toynbee, il grande storico, commentava: non abbiamo più bisogno che Dio intervenga per porre fine alla sua creazione; Spettava alla nostra generazione testimoniare la possibilità della propria distruzione.
Pessimismo? No. Realismo. Ma appartiene anche alla nostra possibilità di compiere quell'atto di fede che si inscrive come possibile emergenza del processo cosmogenico: crediamo che il vero padrone della storia e del suo destino non è l'essere umano, ma il Creatore che dalle rovine e le ceneri possono creare un uomo nuovo e una donna nuova, un nuovo cielo e una nuova terra. Là la vita è eterna e regnerà l'amore, la festa, la gioia e la comunione di tutti con tutti e con la Realtà Suprema. Et tunc erit finis.
*Leonardo Boff è un ecologista, filosofo e scrittore. Autore, tra gli altri libri, di Abitare la Terra: qual è la via verso la fraternità universale (Voci). [https://amzn.to/3RNzNpQ]
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